Alberto Amadori: un uomo, un pittore ai primordi del tempo

È stata inaugurata ieri, domenica 12 giugno, nella sala mostre dell’Ufficio turistico di Sarsina, l’esposizione dell’artista Alberto Amadori. La mostra, intitolata “Un uomo, un pittore, ai primordi del tempo”, resterà aperta fino al 3 luglio.

Particolarità della mostra è che non si tratta dell’esordio di un giovane artista alle prime armi; è un esordio, senza dubbio, perché Alberto Amadori non aveva esposto prima, ma l’età lo colloca in tutt’altro tempo della vita, avendo superato le ottanta primavere.  Si può dire che questa storia sia all’insegna del fato: tutto ha inizio nel 2012, ai primi di marzo: l’appuntato scelto Ferdinando Inglisi, del Corpo forestale, sta controllando il territorio di Ranchio, a seguito della tremenda nevicata che tutta la Romagna ricorda col nome di “nevone”. Vede una casa isolata, e all’inizio pensa che sia disabitata: bussa, gli apre un uomo magro e agile, che gli chiede se ha bisogno di qualcosa. Lo stupore del forestale è notevole, ed è una scena che potrebbe sembrare inventata. In realtà Alberto Amadori, alla fine di gennaio, avendo capito che si stava preparando una tempesta di neve di portata assai grave, aveva riempito la casa di scorte alimentari e lui e la moglie Rita avevano passato un mese, isolati sì, ma in totale tranquillità.

Da quel primo contatto è nata un’amicizia, un affetto, che ha fatto sì che Ferdinando Inglisi, in un certo senso, sia stato “adottato” dalla coppia, e non passa giorno senza che lui li vada a trovare, nella loro casa di Campomaggio (frazione di Ranchio).

Un paio di anni fa, avendo sentito parlare dei quadri che Alberto Amadori aveva realizzato tanti anni prima, Inglisi sente la necessità di vederli; sale fino alla soffitta, estrae le valigie in cui erano stati riposti molti anni prima, e rimane sbalordito. I quadri gli erano sembrati belli in fotografia, ma dal vivo gli appaiono stupendi: ritiene che queste decine e decine di opere non debbano restare chiuse, ma appese alle pareti di casa. Detto, fatto. Ma gli sembra ancora poco: per queste opere è necessaria una pubblica esposizione, perché la gente si renda conto della qualità del lavoro di Amadori. Porta gente, a casa di Alberto e Rita: il sindaco di Sarsina, Enrico Cangini (che ha identificato nell’arte di Amadori un prisma i cui colori tendono all’eternità, dove bene e male si fondono nel sublime), l’artista e critico d’arte Lucio Cangini (che ha indicato come nei quadri di Amadori sia rintracciabile la nobiltà della vita), il direttore del locale istituto di credito Bcc, Mauro Fabbretti (che ha ricordato come questi quadri suscitino intense sensazioni in chi le osserva), e si decide di organizzare la mostra nel centro del paese plautino.

Viene infine il gran giorno, e i visitatori ricevono anche un pieghevole, reso possibile dal contributo della banca e dal lavoro della giovane Nina Bellini, ma soprattutto, nell’ampia e suggestiva sala dell’Ufficio turistico, possono ammirare le decine di opere di Alberto Amadori, esposte in un percorso tematico: “Alba” – “Tramonto” – “Notte” – “Morte”. Sono le stagioni della vita, chiamate in modo originale non seguendo le stagioni climatiche, ma si tratta dell’esistenza umana. Come scrisse Davide Argnani, «nei suoi dipinti si avverte una visionarietà che rivela forze ignote collegate alla natura e agli stati mentali dell’uomo».

I quadri sono di piccole dimensioni, ma sembrano espandersi, esposti fitti fitti uno accanto all’altro, diventando tessere di un gigantesco mosaico, e i colori luminosi e lieti delle prime stagioni si stemperano nei colori più cupi, ma non disperati, delle ultime stagioni. Volti e paesaggi, realismo e surrealismo si fondono, per una ricerca pittorica senza dubbio originale, che provoca nello spettatore un’emozione profonda. A suggello di una vita insieme, alla presentazione della mostra Rita ha fatto leggere all’amico di una vita, Giancarlo Turroni, una lettera d’amore per suo marito, rivendicando i sessanta anni passati insieme, e lo stesso Alberto sostiene che i quadri, in realtà, nascono da tutti e due, e non solo da lui.

Speriamo che la mostra possa spingere questo interessante artista a riprendere in mano i colori e i pennelli, dato che i quadri risalgono a un periodo di trent’anni fa, perché in Amadori c’era e c’è un animo artistico che sicuramente ha ancora tanto da dire.