Alexei Navalny, morto in carcere l’oppositore di Putin

“Il mondo ha perso un combattente il cui coraggio attraverserà le generazioni”. Sono parole di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, appena saputo della morte di Alexei Navalny, avvenuta oggi, a 47 anni, nella colonia penale numero 3 dell’Okrug autonomo di Yamalo-Nenets. La notizia sta facendo il giro del mondo. Il principale oppositore di Vladimir Putin sarebbe deceduto, secondo la tv di Stato, per una embolia. Era detenuto da lungo tempo, senza un equo processo, nelle carceri del regime russo. “Sono inorridita – afferma Metsola – dalla morte del vincitore del Premio Sakharov. La Russia gli ha tolto la libertà e la vita, ma non la sua dignità. La sua lotta per la democrazia continua a vivere”. La presidente conclude: “I nostri pensieri sono con sua moglie e i suoi figli”.

“Sono sconvolto dalle notizie dei media sulla morte di Alexei Navalny, un uomo molto coraggioso che ha dedicato la sua vita per salvare l’onore della Russia, dando speranza ai democratici e alla società civile”. Così l’Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, che subito intesta, tramite i social, la “responsabilità esclusiva” al presidente russo Putin.

“Profondamente turbata e rattristata dalla notizia della morte di Alexei Navalny” anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. “Putin non teme altro che il dissenso del suo stesso popolo”. È “un triste promemoria di ciò che rappresentano Putin e il suo regime”. Quindi, aggiunge Ursula von der Leyen, “uniamoci nella nostra lotta per salvaguardare la libertà e la sicurezza di coloro che osano opporsi all’autocrazia”.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si trova a Berlino, durante una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz commenta così la morte del dissidente russo: “Putin uccide sempre. Egli è la personificazione di questa guerra e non si fermerà. Possiamo solo fermarlo insieme”. Poi aggiunge che Navalny “è stato ovviamente assassinato nella prigione russa dove si trovava, come molti altri che vengono torturati, perché al presidente della Russia non importa chi muore a patto che lui resti al potere”.

Di ben altro tenore, ovviamente, le voci che arrivano dal Cremlino. Putin avrebbe chiesto che si faccia piena luce sul decesso. Dal ministero degli esteri russo si definiscono infondate le “condanne istantanee” da parte dei leader dei Paesi Nato. “Non abbiamo ancora i risultati dell’esame medico legale, ma le conclusioni dell’Occidente sono già pronte”.

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