Andrea Alberti su don Ago: “Mi sono sempre sentito accolto”

L'eredità lasciata dal sacerdote in chi lo ha incontrato fin dalle scuole medie. "Tutto è grazia"

Cattedrale di Cesena, 31 dicembre 2024, il funerale di don Agostino Tisselli. Andrea Alberti è il primo a sinistra. Dietro di lui, il fratello Marco. Davanti a destra, Enrico Benagli. Foto Pier Giorgio Marini.
Cattedrale di Cesena, 31 dicembre 2024, il funerale di don Agostino Tisselli. Andrea Alberti è il primo a sinistra. Dietro di lui, il fratello Marco. Davanti a destra, Enrico Benagli. Foto Pier Giorgio Marini.

La paternità del sacerdote ricordata da uno dei suoi ex ragazzi delle medie. Uno che è sempre stato seguito, più di quanto si aspettasse

Pubblichiamo di seguito il ricordo di don Agostino Tisselli che ci ha fatto pervenire ieri Andrea Alberti, dopo la celebrazione del funerale presieduto in Cattedrale a Cesena da vescovo Douglas Regattieri (cfr pezzi in questa sezione “Diocesi”).

Ecco il suo testo, rivolto in maniera diretta al sacerdote.

Paternità miracolosa e simpatia riflessa

Sarebbe lunghissimo mettere in fila gli episodi della mia vita con te. Dalle medie in poi sei sempre stato presente, una paternità miracolosa che nasceva da una simpatia riflessa, quella che tu vedevi chiaramente in Gesù e io in te. Mi sono sempre sentito accolto. Alle medie, quando scuola di cristianesimo irruppe nella mia vita di bambino; alle superiori, quando i dubbi su Dio e la fede mi assalivano senza lasciarmi tranquillo; all’università, quando ricercavo il tuo giudizio per mettere ordine in una modalità di vivere la fede che spesso non mi corrispondeva. Ci sei stato proprio sempre, anche quando da fidanzato prima e da marito dopo, la vita iniziava a stringere e occorreva fare scelte grandi, con il vertiginoso orizzonte del “per sempre”.

L’eredità più bella? Non mi sento solo

Hai seguito me e Chiara come un padre, hai battezzato tutti i nostri figli e ci hai voluto un bene profondissimo e disarmante; un bene infinitamente più grande di quello che noi ti abbiamo dimostrato. Anche questo fa effetto. Ci hai sempre voluto bene gratuitamente, senza nulla in cambio. Senza nemmeno pretendere la fedeltà nella nostra amicizia. Che preferenza che ho sentito su di me… E sai, caro Ago, qual è la cosa più bella che mi hai lasciato? Che non mi sento solo. Il tuo ritorno al cielo non corrisponde a un abbandono, ad un “addio amici miei” ma risuona distintamente come un “vado prima io ma ricordatevi sempre che questa è la strada, continuate a percorrerla, ci vedremo in paradiso”.

Tutto è grazia

Voglio concludere con l’ultima frase che è uscita dalla tua bocca un paio di giorni prima che te ne andassi. In realtà nemmeno è uscita dalla bocca. Non avevi più voce, ma la ripetevi incessantemente accennandola con le labbra. Eri già molto affaticato. Guardando me e mia moglie con i tuoi occhioni chiari e letteralmente spalancati al mistero che da lì a poco avresti fissato dritto in faccia, con gran parte del viso costretto dentro la mascherina dell’ossigeno, ripetevi incessantemente e in modo assolutamente distinguibile: tutto è grazia. È così, tutto è grazia, e la tua presenza per noi ne è stata una conferma costante e indelebile. Grazie di tutto, caro Ago, e mi raccomando, dal paradiso continua ad accompagnarci come hai sempre fatto. Ne abbiamo bisogno. Io ne ho bisogno.