Dall'Italia
Antonio Patuelli (Abi) a Fattore R: “Vedo germogli di ripresa” che porteranno a maggiori entrate per lo Stato
“Mi meraviglio che ci sia una meraviglia”. L’ha detto questa mattina Antonio Patuelli, dal 2013 presidente dell’Abi (Associazione bancaria italiana), ravennate ed ex esponente del Partito liberale italiano (Pli) durante l’intervista che ha chiuso l’edizione 2024 di Fattore R, il forum dedicato all’economia della Romagna svoltosi al teatro “Alighieri” di Ravenna.
Patuelli risponde alle sollecitazioni del giornalista del Corriere della sera, Andrea Ducci. “Siamo i Paesi bassi d’Italia. Qui siamo in una laguna interrata – prosegue -. Dobbiamo sapere da dove veniamo. Ravenna è una vera e propria palude, una città con territorio, ma senza terra”.
Poi la memoria di quando era bambino: “Mi ricordo di quando nel 1958 il mio nonno mi portò sul Lamone. Non aveva foce né a delta né a estuario”. E l’indicazione su quello che ci sarebbe da fare oggi. “Tenere a galla questi terreni, che sono a un metro e mezzo sul livello del mare, e siamo in subsidenza, è un’attività straordinaria. Non si tratta di un’attività di ordinaria manutenzione. Dobbiamo avere una legge speciale con un magistrato delle acque per iniziative straordinarie. Altrimenti non ce la caviamo”.
Sui temi più economici, Patuelli dice che “le imprese hanno un’accresciuta cultura, grazie anche al lavoro messo in campo dalle associazioni di categoria”. Sui provvedimenti 5.0 che qualcuno considera macchinosi, Patuelli puntualizza che “è meglio averli (i provvedimenti, ndr) che non averli”. Quindi pone l’accento su un tema a lui molto caro, la riduzione dei tassi di interesse. “Ci siamo dimenticati di quelli che avevamo ai tempi della lira – ricorda alla platea che ascolta con grande attenzione -. Oggi i tassi diminuiscono molto di più rispetto alle diminuzioni praticate dalla Bce. L’Euribor è al 3,25 e l’Irs a dieci anni al 2,34 per cento, rispetto al 3,5 della Bce e al 5 per cento della Fed e della Banca centrale d’Inghilterra (cioè del Regno unito). Abbiamo tassi più bassi rispetto ai nostri competitor, per non parlare degli altri Paesi europei extra Euro che li hanno a due cifre” (oltre il 10, ndr).
Patuelli vede buone prospettive per il prossimo futuro. “Ci sono le condizioni per la ripresa, sia per le famiglie, sia per le imprese”, assicura. E sull’intervento del ministro Giorgetti che ha prospettato una manovra di sacrifici e paventato nuove tasse, Patuelli puntualizza che “siamo in un mercato unico europeo. Non più solo degli Stati nazionali. I singoli Paesi con l’imposizione fiscale attirano o respingono capitali”. Come dire: attenzione alle norme che si mettono in pratica. Quindi la stoccata per il governo: “Il marketing politico è da decifrare. Quello che rimane importante sono le carte inviate a Bruxelles. Da ora al 2027 le entrate per lo Stato aumenteranno dai 992 miliardi di euro di oggi ai 1127 del 2027. Un aumento a legislazione invariata. Germogli di ripresa e di legalità che portano a maggiori entrate tributarie”, un toccasana per i conti dello Stato, secondo il presidente Abi.
Sollecitato da Ducci sul linguaggio adottato dalla politica, Patuelli risponde che “bisogna abituarsi ai linguaggi” e a decifrarli, fa intendere. “Chi ha l’animo tranquillo e i conti trasparenti – aggiunge – ed è il primo a sospendere le rate del mutuo quando accadono certi eventi…” cosa può fare di più? “Tutti daranno una mano ai conti dello Stato, come recita l’articolo 53 della Costituzione”, in base alla loro capacità contributiva, come dice la norma.
In Europa, ha aggiunto Patuelli, si deve arrivare a “una omogeneizzazione delle regole fiscali. Quando si lavora occorre avere certezza delle leggi. Non bisognerebbe più avere Paesi come Irlanda e Lussemburgo (quasi paradisi fiscali, ndr). Bisogna guardare avanti e pensare che l’Europa potrebbe essere una realtà più vasta”.
Sulla salute delle banche italiane, Patuelli ricorda i nove anni e mezzo di tassi a zero, fino al giugno 2022. “Hanno tirato la cinghia – nota -. In Italia la crisi bancaria è arrivata più tardi e non abbiamo avuto gli aiuti che hanno ricevuto altri. Dobbiamo avere solidità patrimoniale, come diciamo da lungo tempo”. Anzi, aggiunge: “le banche, per competere, devono avere solidità patrimoniale prospettica. Oggi c’è più offerta che domanda di credito. E ciò è indice di una maggiore salute finanziaria”.
La battuta finale viene riservata al rapporto tra banche e imprese, matrimonio ritenuto quasi impossibile. Infatti, risponde Patuelli, “non può essere un matrimonio. Si tratta di un rapporto dialettico costruttivo”. Ancora meglio: “una dialettica costruttiva trasparente. Un rapporto complesso, quello tra imprese e banche. Le imprese, comunque, possono decidere tutti i giorni con quale banca lavorare”.