Valle Savio
Archiviato il Plautus Festival, resta la magia del teatro
Alcune considerazioni sugli spettacoli del Plautus Festival di Sarsina, da poco concluso, e limitatamente a quelli rappresentati nell’Arena Plautina, che costituiscono il nucleo più importante e rappresentativo della manafestazione.
Il primo in cartellone, “Le Supplici” di Euripide, per la regia di Serena Sinigaglia, è stato interessante e molto coinvolgente. L’allestimento scenico, piuttosto inusuale, ha visto la costante presenza sul palcoscenico di sette brave attrici interpreti non solo del coro ma anche di alcuni personaggi maschili. Talvolta è apparsa discutibile la rielaborazione del testo con alcune tirate retoriche e con espressioni verbali poco confacenti a una tragedia. Comunque un buon spettacolo davvero. Alla fine applausi calorosi (è il caso di dirlo, considerata la temperatura) del pubblico, purtroppo scarso.
Successo anche per “Epidicus”. Questa commedia di Plauto, rappresentata nella rassegna sarsinate solo un’altra volta, nel 1970, è stata presentata dai bravi partecipanti al Laboratorio teatrale del Plautus Festival. L’attore Marco Simeoli, con l’intelligente regia di Cinzia Maccagnano, ha sbrigliato la matassa del doppio imbroglio presente in questa commedia, la più amata da Plauto stesso.
Anche “Lisistrata” di Aristofane è stato uno spettacolo più che soddisfacente. I continui doppi sensi a sfondo sessuale (c’è comunque da sottolineare che si tratta della commedia più licenziosa dell’autore greco) hanno divertito il pubblico, questa volta numeroso. Il regista e sceneggiatore Ugo Chiti ha rivisitato il testo riadattandolo con occhio contemporaneo ma rispettando l’originale. Ha trasferito i cori in due coppie di una certa età, una più incattivita e una più morbida nella visione del loro rapporto. Bravi gli attori della compagnia Arca Azzurra con Amanda Sandrelli protagonista principale.
“Falstaff e le allegre comari di Windsor” ripresentata a distanza di diversi anni a Sarsina, sempre con la versione e adattamento di Roberto Lerici, ancora una volta ha fatto centro. La celebre commedia di William Shakespeare, che si è ampiamente rifatto alla “Casina” di Plauto, con la sua trama incentrata su una beffa al vecchio Falstaff ideata da due comari, è stata allestita con un maccanismo scenico molto efficiente, un continuo apri e chiudi di porte, e ha divertito il pubblico numeroso che non ha lesinato gli applausi anche a scena aperta. Bravi i numerosi attori del Teatro Belli con protagonista principale Edoardo Siravo, che è anche il direttore artistico del Festival.
La tragedia “Fedra” del drammaturgo francese del Seicento Jean Racine, rappresentata per la prima volta al festival sarsinate, è stato uno spettacolo piuttosto stimolante. Il testo riprende in parte ”Ippolito” di Euripide ma Racine ha aggiunto l’amore di Fedra per il figliastro Ippolito. Quindi vi si ritrovano amore, passione, rabbia, con un finale inevitabilmente tragico e la morte dei due protagonisti. Sulla scena un inginocchiatoio dove questa Fedra, un po’ cristiana, confessa le sue colpe. Bravi i protagonisti Marianella Bargilli e Fabio Sartor, e anche i co-protagonisti Silvia Siravo e Leonardo Sbragia, figli d’arte.
C’era attesa anche per la commedia “I Gemelli”, da Plauto a Goldoni, come indicato nel titolo. In pratica c’è stato solo Goldoni con “ I due gemelli veneziani” che comunque riprende l’inevitabile gioco degli equivoci dei “Menecmi” di Plauto. Il regista Carlo Boso ha dato vita a uno spettacolo di Commedia dell’arte con la trovata, intelligente, di coinvolgere continuamente gli spettatori, quindi senza divisione tra attori e pubblico. Grande divertimento e applausi convinti. Bravi gli attori della Compagnia Romantica di Parigi e del Centro teatrale universitario “Cesare Questa” di Urbino.
La seconda commedia di Plauto in cartellone “Rudens”, anche questa in genere assai poco rappresentata perché priva di effetti comici immediati. Il regista Giuseppe Argirò ha cercato di dare maggiore vivacità all’ambientazione con i vari personaggi che parlavano con toni dialettali (espediente già visto molte volte). Bravi gli attori e quindi molti applausi, anche a scena aperta, in particolare a Luigi Mezzanotte, originario di Sarsina.
L’ultimo spettacolo, la tragedia “Agamennone” dello scrittore greco Ghiannis Ritsos, che si è ampiamente rifatto ad Eschilo, è stato accompagnato da numerosi lampi e tuoni che hanno finito per adattarsi bene al tono della vicenda. Il personaggio mitologico è stato presentato come modello universale con le sue passioni e la sua solitudine. La rappresentazione si è in pratica risolta in tre lunghi monologhi ben interpretati dal protagonista Massimo Venturiello.
In definitiva, si può tranquillamente affermare che questa 62esima edizione della la rassegna teatrale sarsinate ha presentato spettacoli di livello più che soddisfacente, in grado di accontentare ogni genere di spettatori.
Proprio la diminuzione del numero di spettatori che il Plautus Festival aveva negli anni precedenti la pandemia può essere considerata come l’unico aspetto negativo. Le cause sono molteplici e quindi sarà necessaria un’attenta valutazione e, se possibile, provvedere. Resta comunque la magia del teatro: una serata a Sarsina con Plauto o altri grandi autori costituisce sempre una occasione di cultura e di svago intelligente.