Dall'Italia
Assegno unico. De Palo: “Sarebbe stato meglio il quoziente alla francese, ma migliorerà la vita delle famiglie”
Il 2022 sarà un anno a misura di famiglia? Dal primo giorno dell’anno si può fare richiesta dell’assegno unico, che andrà a sostituire il premio alla nascita (bonus mamma domani), l’assegno di natalità (bonus bebè), gli assegni per nucleo familiare e le detrazioni per i figli a carico al di sotto dei 21 anni. Chi maturerà il diritto all’assegno di natalità entro il 31 gennaio 2022 continuerà a percepirlo fino alla data di scadenza della prestazione nel 2022. Rimarrà invece vigente il bonus nido. Detrazioni e assegni familiari non saranno più presenti sui cedolini di stipendio dei lavoratori dipendenti e di pensione dal mese di marzo. Non c’è bisogno di presentare subito la domanda. È possibile farlo entro il 30 giugno 2022 senza perdere nessuna delle mensilità spettanti con decorrenza marzo. La domanda deve essere ripresentata anche da chi percepiva l’assegno temporaneo ad eccezione di coloro che hanno diritto al Reddito di cittadinanza che riceveranno l’assegno unico in automatico. Deve presentare la domanda uno dei due genitori esercenti la responsabilità genitoriale. La domanda si presenta online con procedura semplificata accedendo al sito Inps con Spid, Cie o Cns o tramite patronato. Dell’assegno unico, ma anche di manovra e nuova Irpef parliamo con Gigi De Palo, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari.
Con il primo gennaio è iniziata l’era dell’assegno unico. È un risultato importante?
Parto da una premessa. Se potessero decidere le politiche familiari nel nostro Paese, tutte le associazioni familiari sceglierebbero il quoziente familiare alla francese. L’Italia, però, è un Paese molto ideologico, dove il quoziente familiare viene visto come una misura che, in un certo modo, disincentiva il lavoro femminile. I sindacati, a loro volta, lo percepiscono come una misura che premia i redditi del ceto medio. Dunque,
l’assegno è la soluzione percorribile in questa fase storica del nostro Paese,
anche alla luce della situazione ideologica in cui viviamo. Quindi, non è che noi abbiamo proposto l’assegno unico, ma era importante iniziare con qualcosa: l’assegno unico è finalmente il primo passo per dotare l’Italia di politiche familiari. Era necessario partire, l’assegno è una novità assoluta, porterà con sé grandi cambiamenti. Il primo anno non sarà facilissimo per tutti, sarà necessario un rodaggio. Quindi, nel primo anno ci saranno da calibrare alcuni aspetti. Ci saranno magari famiglie che perderanno qualcosina, ma nel lungo periodo nessuno ci andrà a perdere. Soprattutto, finalmente abbiamo le fondamenta su cui costruire la casa, prima non c’erano e per le politiche familiari si andava avanti a colpi di bonus, così quando cambiavano i governi cambiava tutto. Invece, ora l’assegno dà una struttura alle politiche familiari del nostro Paese. La cosa positivissima dell’assegno unico è che andrà a dare una risposta alle famiglie soprattutto giovani, più di due milioni di famiglie che finalmente avranno un assegno dedicato a loro per ogni figlio che avranno. Insomma, l’assegno unico andrà a migliorare la vita delle famiglie.
L’assegno unico servirà anche per rilanciare la natalità?
No. Per rilanciare la natalità servirà l’assegno unico, più una riforma fiscale che tenga conto della composizione familiare, più un piano shock per la ripartenza della natalità all’interno del Pnrr. Tutto questo insieme può far ripartire la natalità, facendola arrivare comunque a numeri inferiori rispetto al passato. Purtroppo, non si potrà mai recuperare perché quelli della natalità sono tempi lunghi, ma si potrà evitare il default del sistema pensionistico e del sistema sanitario.
Come si ottiene l’assegno unico?
Occorre fare richiesta. Già dal primo gennaio l’Inps nel suo portale ha un link al quale accedere per fare la richiesta dell’assegno. In quarantotto ore, nonostante fossero sabato e domenica, già centodiecimila persone hanno fatto richiesta. Ciò fa capire l’attenzione e l’interesse che ci sono riguardo all’assegno unico. Successivamente ci sarà da presentare l’Isee.Proprio noi avevamo chiesto al governo di mantenere dal primo gennaio fino a marzo l’assegno temporaneo per non mettere in difficoltà le famiglie, che spesso hanno bisogno degli assegni familiari per pagare, magari, l’affitto. L’idea è stata quella di partire in maniera soft. Quindi, prima la richiesta, in modo che la pratica venga gestita, e poi la presentazione dell’Isee per definire l’importo a cui si ha diritto. Infatti, l’Isee non è obbligatorio ma non presentandolo si ha diritto solo all’importo minimo previsto per l’assegno unico. Il tutto si può fare non solo sul portale dell’Inps ma anche presso i patronati. Per le domande presentate a gennaio e febbraio i pagamenti cominceranno ad essere erogati dal 15 al 21 marzo. Per le domande presentate successivamente il pagamento verrà effettuato alla fine del mese successivo a quello di presentazione della domanda. Per chi presenta la domanda entro giugno 2022 i pagamenti avranno sempre decorrenza per le mensilità arretrate dal mese di marzo.
Qual è il giudizio sulla manovra e la nuova Irpef: che impatto avranno sulle famiglie?
Arrivano i soldi dell’assegno unico, ma il timore è che se ne andranno via a causa del rincaro delle bollette, quindi c’è il rischio che le famiglie come sempre pareggeranno tra quanto riceveranno e quanto dovranno pagare. Questo è un problema, perché la sostenibilità è la parola d’ordine, ma deve essere inserita in un contesto familiare.
In Italia, invece, più che considerare la famiglia, si pensa ai singoli.
Nella tassazione, anche per quanto riguarda la nuova Irpef, non si tiene conto dei carichi familiari: se in una casa vivi da solo, in due, in tre, in sette è la stessa cosa, perché noi tassiamo i redditi senza tener conto della composizione delle famiglie. Nello specifico, la nuova Irpef porterà vantaggi nella misura in cui nelle famiglie ci sono dei lavoratori, ma non in quanto famiglie. Considerare il Paese una somma di individui, senza considerare le famiglie, in realtà non aiuta l’Italia. Dunque, non è una manovra che fa ripartire le nascite o che risolve i problemi delle famiglie italiane. Si poteva osare maggiormente: fermo restando l’apprezzamento per la serietà e il fatto che ci sia un’idea all’orizzonte, è una manovra che mostra come la somma degli interessi particolari non fa il bene comune, che invece è un’idea di Paese. Il rischio è che a forza di dare un pezzetto a tutti senza risolvere i problemi definitivamente si possono scontentare tutti e ritrovarsi in futuro altri problemi.