Assemblea Cei: cardinale Bassetti, “la Chiesa italiana non è mai stata e mai sarà in contrapposizione a Pietro”

“Siamo grati al vescovo di Roma e nostro Papa per quanto c’incoraggia a fare costantemente”. È l’omaggio del cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Cei, al Santo Padre, che ha aperto ieri la 74ª Assemblea dei vescovi italiani, in corso all’Hotel Ergife di Roma fino al 27 maggio. “La Chiesa che è in Italia – la nostra Chiesa, le nostre Chiese – non è mai stata e mai sarà in contrapposizione a Pietro, al Suo Magistero, alla Sua Parola”, ha precisato il cardinale nella sua introduzione: “Per questo, oggi, come è sempre avvenuto nella nostra storia, ci sentiamo chiamati a vivere la sinodalità, a disegnare un cammino sinodale. Sì, si tratta proprio di un cammino, non semplicemente di un evento, perché in gioco è la forma di Chiesa a cui lo Spirito ci chiama in particolare per questo tempo”. “Il cammino sinodale rappresenta così quel processo necessario che permetterà alle nostre Chiese che sono in Italia di fare proprio, sempre meglio, uno stile di presenza nella storia che sia credibile e affidabile, perché attento ai complessi cambiamenti in atto e desideroso di dire la verità del Vangelo nelle mutate condizioni di vita degli uomini e delle donne del nostro tempo”, ha garantito il presidente della Cei: “Poiché siamo tutti chiamati ad acquisire questo stile, occorre che assumiamo con responsabilità la decisione di coinvolgerci in questo cammino che, come comprendiamo bene, non può risolversi in adempimenti formali, né soltanto nell’organizzazione di eventi che, a lungo andare, rischiano di diventare, come ebbe a dire San Giovanni Paolo II, ‘apparati senz’anima, maschere di comunione’”. Al contrario, “la sfida che attende anzitutto noi Vescovi è quella di mettere in campo percorsi sinodali capaci di dare voce ai vissuti e alle peculiarità delle nostre comunità ecclesiali, contribuendo a far maturare, pur nella multiformità degli scenari, volti di Chiesa nei quali sono rintracciabili i tratti di un Noi ricco di storia e di storie, di esperienze e di competenze, di vissuti plurali dei credenti, di carismi e ministeri, di ricchezze e di povertà”.

“È uno stile che domanda una serie di scelte che possono concorrere a rappresentare la forma concreta in cui si realizza la conversione pastorale alla quale papa Francesco insistentemente ci richiama”, ha spiegato Bassetti: “È uno stile che vuole riconoscere il primato della persona sulle strutture, come pure che intende mettere in dialogo le generazioni, che scommette sulla corresponsabilità di tutti i soggetti ecclesiali, che è capace di valorizzare e armonizzare le risorse delle comunità, che ha il coraggio di non farsi ancora condizionare dal ‘si è sempre fatto così’, che assume come orizzonte il servizio all’umanità nella sua integralità. È un cambio di rotta quello che ci viene chiesto: le possibili tappe del ‘cammino’ ci permetteranno di familiarizzare con questo stile, perché esso possa arrivare a permeare il quotidiano dei nostri vissuti ecclesiali”. La prima strada da intraprendere, per il presidente della Cei, è quella del “noi ecclesiale”: “un Noi ecclesiale allargato, inclusivo, capace di favorire un reciproco riconoscimento tra i credenti, all’altezza di dare forma storica alla figura conciliare di una Chiesa popolo di Dio”: senza “processi di arroccamento ecclesiale e clericale”, ma “in una direzione di estroversione verso quelle periferie che, in prima battuta, non sono poi così lontane ed estranee ai nostri vissuti ecclesiali, ma che anzi vi appartengono in qualche modo”. “Questo cammino di popolo deve conoscere il passo comune e la responsabilità condivisa da parte di tutti”, la raccomandazione di Bassetti: “Penso alla grande ricchezza di tanti laici e laiche che esprimono, in una vita credente affidabile, un senso forte di Chiesa e un servizio competente all’annuncio del Vangelo. Penso anche a tanti altri che, con la loro testimonianza, sono presenti nei mondi della cultura, della politica, dell’economia”.