Valle Savio
Bagno di Romagna. Marino Biondi ha parlato dell’Italia di Alfredo Oriani
È stato motivo di orgoglio. E anche di piacere, da parte della “Fondazione Abbatia Nullius Balneensis” avere organizzato nel pomeriggio di venerdì 24 maggio, all’interno del Palazzo del Capitano, la Conferenza letteraria “L’Italia di Alfredo Oriani”, incentrata sulla figura di questo eminente figlio della Romagna, ancora non conosciuto appieno e valorizzato come merita.
La Conferenza è stata tenuta dal professor Marino Biondi, docente di Letteratura italiana per molti anni all’università di Firenze, nato a Cesena e profondo conoscitore del nostro territorio, oltre che protagonista, sin dalla prima edizione, dell’evento culturale “Fuori Contesto” organizzato dall’Amministrazione comunale.
Il professor Biondi ha passato in rassegna le varie fasi della poliedrica produzione letteraria e giornalistica di Oriani, mettendone in luce le sue doti di giornalista, di romanziere, di scrittore, di saggista, di storico e, più in generale, di intellettuale vissuto a cavallo di due secoli. Oriani seppe coltivare la passione per la vita di provincia, alle cui radici rimase sempre legato con orgoglio, in un rapporto simbiotico, anche se Gaetano Salvemini, illustre esponente del pensiero liberal-socialista, lo definì in maniera polemica, per questo, il “grande uomo del villaggio”. Passione che seppe altresì coniugare con il suo costante interesse per la vita politica e culturale della Nazione italiana. Nazione che sempre concepì come comunità valoriale unificante, promotrice del dialogo e dell’intesa con i cittadini. Occorre aggiungere che certe sue prese di posizione nette e polemiche finirono per scivolare in un patriottismo enfatico e un po’ retorico e in un acceso nazionalismo, che resero post mortem Oriani un intellettuale amato dal fascismo e, in primis, dallo stesso Mussolini e da Giovanni Gentile. Ed è uno dei motivi che lo spinse a sostenere – lui simpatizzante mazziniano e comunque esponente di quella corrente risorgimentale progressista e in fondo laica, comunque minoritaria – il dialogo fra il pensiero liberale e quello cattolico, in anni in cui i cattolici, per via del non expedit papale, restavano esclusi dall’agone politico.
Intellettuale polemista a tutto campo, caratterizzato dal tormento interiore di ricerca della fede, fu inoltre, a ulteriore testimonianza della sua multiforme passione culturale, apripista del filone del giornalismo sportivo: basti pensare a “La bicicletta”, pubblicato nel 1902, splendido e vivace resoconto del suo viaggio in bicicletta fra Romagna e Toscana, effettuato pervicacemente nell’estate del 1897.
Oriani degno figlio della Romagna e che contribuì, inoltre, a far meglio conoscere agli italiani, come riconobbe Benedetto Croce, la storia del Risorgimento italiano, tratteggiata nel suo “La lotta politica in Italia” del 1892, anche attraverso i ritratti dei suoi eroi, quali Mazzini, Garibaldi e Cavour, ma non Vittorio Emanuele II, da lui definito un “re borghese” e non all’altezza di quel ruolo.
La Conferenza, che si è posta l’obiettivo di gettare luce e di far meglio conoscere questa significativa figura di intellettuale, ha visto una buona presenza di pubblico, fra cui gli studenti del Liceo Scientifico “Righi” della sede di Bagno di Romagna, la dirigente scolastica Lorenza Prati e il professor Robert Lolli, docente di Lettere da oltre vent’anni presso la sede di Bagno di Romagna, il quale ha diretto l’incontro culturale, anche in qualità di segretario della Fondazione museale. L’intervento di Biondi è stato apprezzatissimo, essendo riuscito nel duplice intento di fare meglio conoscere la figura di Oriani e di renderne molto piacevole l’esposizione.
La Fondazione, grazie al prezioso aiuto di diversi volontari, si propone di essere un faro culturale e un punto di riferimento significativo all’interno del territorio locale appenninico. Un ente, su intuizione del parroco, monsignor Alfio Rossi, appositamente nato nel territorio, con il territorio e per il territorio. Tutto questo a simboleggiare lo stretto legame con la realtà locale, che per oltre cinque secoli ha visto la presenza dell’abbazia camaldolese di Santa Maria Assunta. Un legame che si è costituito e fortificato nel tempo sui due valori della fede religiosa, con le sue testimonianze di una spiritualità forte e vissuta, rappresentata dal miracolo eucaristico e dalla Madonna del Sangue, dalle reliquie, dalla beata Giovanna, monaca camaldolese e da Sant’Agnese, protettrice delle acque termali, segno di vitalità e benessere per l’intera comunità, e della cultura, rappresentata dalle numerosissime opere d’arte pittorica e scultorea, conservate ed esposte al pubblico.
La Fondazione promuove e valorizza la cultura in due piani e momenti distinti, ma sempre uniti fra loro: da una parte attraverso il Museo di arte sacra ospitato nella Canonica (principale pinacoteca della Romagna fiorentina), la Basilica e l’Oratorio del Carmine, aperti al pubblico in diversi momenti dell’anno – in primis la prossima stagione estiva, nella serata del martedì. Dall’altra attraverso l’organizzazione di sei conferenze di largo spessore. Quella di due giorni fa, la prima della serie, ne è la prova tangibile, tassello di un mosaico ben più vasto, promossa dalla Fondazione che è l’emblema di una cornice sia spirituale, sia artistica nelle sue tre dimensioni (architettonica, scultorea e pittorica). Ulteriore testimonianza della ricchezza culturale, storica e sociale di questo lembo di territorio appenninico, l’Alto Savio, che secoli di appartenenza alla bella “Romagna fiorentina” hanno segnato, scavato, determinato, lasciando nella natura, nei borghi, e negli abitanti quei segni distintivi e caratterizzanti che oggi pongono Bagno di Romagna al centro di un rinnovato interesse turistico, culturale, socio economico.
Nella foto, da sinistra: Robert Lolli e Marino Biondi.