Banca della cute. Passi avanti nella bioingegneria industriale. Nuovo accordo pubblico/privato

“Pubblico e privato insieme”, come ha detto questa mattina il direttore sanitario dell’Ausl della Romagna, Mattia Altini, durante la conferenza stampa di presentazione di un nuovo accordo tra l’azienda e la Lipobank per attività di conservazione del tessuto adiposo.

“Il tessuto adiposo – ha ricordato il direttore del Centro grandi ustionati/Dermatologia di Cesena, il dottor Davide Melandri – si tratta dal 1980, anche per interventi di chirurgia plastica. Ora la novità è che questo materiale possiamo crioconservarlo, con una sopravvivenza delle cellule staminali all’80 per cento, come se fosse appena prelevato. Si può quindi lavorare questo grasso, a tempo debito, e riutilizzarlo per il paziente, anche nel caso di medicina rigenerativa”. 

“Il vantaggio dato da questa nuova possibilità – ha aggiunto il dottor Alessandro Nanni Costa, già direttore del centro nazionale trapianti – è che il tessuto, quando servirà sarà già conservato e sullo stesso paziente non servirà un intervento ad hoc per prelevarlo. Per ora il proprio paziente usa il proprio tessuto. La disponibilità c’è sempre, quindi non occorre quello di un eventuale donatore. Non è questo il caso”.

Sergio Di Fede, amministratore delegato di Lipobank, ha parlato di “progetto innovativo. Di crescita e sviluppo. Grazie alla Banca della cute siamo riusciti a validare questo sistema. Oggi è il giorno in cui annunciamo questa nuova partnership”.

Che può accadere nella realtà, con questo nuovo progetto che vede insieme pubblico e privato? Un paziente può rivolgersi alla Lipobank e chiedere che gli venga prelevato, alla prima occasione, del tessuto adiposo da crioconservare per eventuale successive terapie. La Lipobank si affida alla Banca della cute di Cesena per la corretta conservazione del tessuto adiposo, in apposite doppie sacche, secondo scrupolose procedure validate e sperimentate, che potrebbe essere utilizzato in successive terapie, senza così dover ricorrere a un nuovo prelievo. Per sei anni il tessuto mantiene la stesse caratteristiche, come se fosse appena prelevato.

Il costo di questa sorta di affitto, non coperto dal servizio sanitario nazionale, oscilla tra i 6.000 e i 6.500 euro per sei anni, per fini esclusivamente terapeutici. Il servizio sanitario sostiene i costi dell’intervento. 

I campi di applicazione del tessuto adiposo sono diversi. Tra i tanti in ortopedia per tendini, cartilagini, ginocchio, spalla, gomito, anca e nei pazienti affetti da artrosi. Poi anche in dermatologia e nella chirurgia ricostruttiva. 

Il direttore generale dell’Ausl Romagna, Tiziano Carradori, ha parlato di scenari affascinanti. “Questo luogo, qui a Pievesestina, è una scommessa vinta, anche grazie alla presenza della Banca della cute, una delle cinque in Italia, ma da Roma si rivolgono qui, come è accaduto questa notte per un’urgenza cui noi abbiamo risposto subito”. 

L’assessore regionale Raffaele Donini ha affermato che “facciamo molto bene, come Regione, a sostenere la Banca della cute (circa 200.000 euro l’anno). Questa collaborazione pubblico/privato è un passo importante e lo rende compatibile al sistema”.

La dottoressa Elena Bondioli, dirigente responsabile dell’attività di ingegneria tessutale e direttore tecnico Cell factory e sala criobiologica, ha mostrato i 17 contenitori in cui sono conservati e catalogati a una temperatura di -195 gradi tanti tessuti, a cominciare dalla pelle. Un luogo di alta efficienza tecnologica, dove i tessuti vengono lavorati in ambienti totalmente sterili. Un’eccellenza per Cesena e per l’intera Romagna.  

Da sinistra Nanni Costa, Melandri, Altini, Di Fede, Donini, Bondioli, Carradori.