Benigno Zaccagnini e Graziano Delrio: la politica come servizio da svolgere con silenzio e umiltà

Ieri sera a Palazzo del Ridotto si è svolto l’incontro, organizzato dall’Associazione culturale “Zaccagnini”, con l’onorevole Graziano Delrio in ricordo dei 30 anni dalla morte di Benigno Zaccagnini. Il parlamentare, capogruppo del Partito democratico alla Camera dei Deputati, si è ritrovato a parlare amichevolmente di tematiche di stretta attualità con Damiano Zoffoli, già europarlamentare e moderatore della serata.

(Foto Sandra e Urbano – Cesena)

Dopo la proiezione del breve filmato, che ha riassunto la personalità e la vita politica di Zac, si è entrati nel vivo del dibattito tra Zoffoli e Delrio – accomunati all’ex Dc dal fatto di essere medici – con il primo che, partendo da alcune riflessioni del politico democristiano su argomenti differenti, ha posto numerose domande al parlamentare della Repubblica, entrando nel cuore delle questioni odierne: Europa, natalità, famiglia, politica.

Iniziando dall’Europa, è stata proiettata una slide con un discorso lungimirante di Zaccagnini, pronunciato al Consiglio nazionale della Dc del 1976, dove affermava che l’Ue, per arrivare ad essere la casa comune dei paesi del continente, “deve superare i suoi squilibri economici, sociali, geografici, interni, dissolvere gli egoismi nazionali in una effettiva cooperazione… ma deve soprattutto gettare un ponte verso i Paesi emergenti del ‘terzo’ e ‘quarto’ mondo”. Delrio ha dichiarato che il punto debole dell’Europa è senz’altro quello di aver focalizzato troppo la concentrazione sull’aspetto economico, rimandando quello dell’unione politica. Abbiamo bisogno dell’Unione europea e, in modo particolare, di un’Ue che sia madre ergendosi sui valori di cooperazione e solidarietà. Rinchiudersi a guscio dietro ai muri dei nazionalismi è pericoloso anche se aderire ad una realtà come quella europea non significa perdere l’orgoglio di appartenere al proprio paese.

Riguardo ai temi della natalità e della famiglia, l’onorevole ha evidenziato come il grosso problema che abbiamo noi italiani, oggi, non sia quello dell’immigrazione, bensì il pesante calo delle nascite. Riassumendolo con una battuta, ha affermato: “Venendo qua stasera, ho sentito che anche da voi è arrivato il freddo, ma in Italia è già da un po’ che è sopraggiunto l’inverno”. Per risollevarci, serve che gli italiani ritornino a fare figli e in questo versante la politica deve fare la sua parte, mettendo a segno misure che sostengano l’incremento di nuove nascite oltre alla famiglia.

Esistono già detrazioni per circa 15 miliardi di euro, ma nessuno se ne accorge perché sono male organizzate. È fondamentale rimettere mano a quelle esistenti, magari anche incentivandole ulteriormente, ristrutturandole di modo che la platea dei beneficiari sia maggiore (non solo lavoratori dipendenti, ma anche autonomi).

Infine la politica: all’invito rivoltogli da Zoffoli se desiderava dare qualche consiglio ai giovani presenti in sala, Delrio ha risposto sostenendo che per fare politica non bisogna assolutamente calcare la via del successo, del potere e della ricchezza. Al contrario ci si deve mettere in un atteggiamento di servizio per la propria comunità e per il proprio paese, recandosi nelle case delle persone per parlare con loro e ascoltarle. Bisogna smettere di pensare continuamente al denaro, è una fissazione diffusa, ecco perché – ha svelato ai presenti – la domenica è proibito parlarne in casa sua. In quel giorno i suoi figli possono discutere di tutto tranne che di denaro.

La serata è terminata con il manifesto per la vita di Zac, che così riporta: “Il dono della vita è veramente un dono meraviglioso, prezioso, grande. E io devo dire che, a conclusione, questo dono l’ho ricevuto con grande piacere e nonostante le sofferenze, che non ci sono mancate, passate e, prevedo anche le future, mi sono divertito a vivere, ne ho provato il gusto qualche volta veramente pieno e profondo, con gioia, serenità e pace. Però ho sempre detto, e ora lo confermo, ‘per fortuna si muore’. Questa vita acquista sapore e senso anche per sorella nostra morte corporale che non è della vita l’ultima tenebra, ma l’ultima luce”.