Cesena
Bonaccini in città: “Non vi lasceremo soli”. Le storie raccolte in strada: “Vi possiamo offrire solo un sorriso”
Oggi a Cesena splende il sole. Ed è già una buona notizia. Anche se, occorre aggiungere, con l’aumento delle temperature si rischia di rendere il fango una crosta difficile da smaltire.
Dal primo mattino, in città, sono all’opera migliaia di volontari. Un esercito, bisogna ammetterlo. Sono tantissimi, arrivano da tutte le città. Sono tanti quelli di qui, ma sono anche numerosi coloro venuti da lontano proprio oggi che è domenica. Sciamano da ogni parte, armati di badili, guanti e stivali. Vedi quelli che sono al lavoro da ore perché sono sporchi fino all’inverosimile. Gli altri, puliti, si aggirano in cerca di una casa in cui andare raschiare la melma che ha coperto e distrutto tutto.
A Cesena è atteso il presidente della regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini. Arriva in zona ippodromo poco dopo le 9. Lo accompagna il sindaco Enzo Lattuca. Con loro ci sono molti assessori comunali e la consigliera regionale Lia Montalti. Il presidente stringe mani, abbraccia i giovani impegnati nel deposito alla “Don Milani”, alcuni li bacia. Posa per qualche scatto, ma soprattutto ringrazia per l’enorme lavoro messo in pista.
Se c’è una necessità, lì nel centro deposito del Comune, di certo uno trova la risposta al suo bisogno. È arrivato di tutto. Dai prodotti per l’igiene personale ai calzini per i bambini piccoli. Dagli stivali di gomma per spalare al panino con il prosciutto, dalla bibita gassata ai biscotti per la colazione. La gente ha donato con generosità e la catena di solidarietà non si è per nulla fermata.
Tra chi si aggira tra i banchi e le richieste di ogni genere c’è anche l’operatore della Caritas diocesana Andrea Casadei. Poco più in là sono impegnate due scout di Gualdo (Roncofreddo). Il mondo cattolico è in primissima linea, come da tradizione. Qualcuno indossa la divisa, qualche altro è in incognito.
“Tra terremoto (quello del 2012 in Emilia, ndr) pandemia e alluvione qui, ci mancano solo i marziani”, dice Bonaccini scherzando di sdrammatizzare una situazione ancora nel pieno del dramma. “Vi ringrazio per la tenacia. State sicuri, che come è successo per il terremoto, ricostruiremo anche qui. Vi staremo a fianco”.
Già in via Gramsci, quella che conduce all’ippodromo, il quadro è serio. La via è piena di materiale da rimuovere. Tantissimi sono impegnati nel rimuovere mobili da buttare. Sindaco e presidente salutano, incrociano gli sguardi, si fermano ad ascoltare storie. Una signora, è una maestra in pensione, il marito un prof di diritto, pure lui in pensione, si avvicina e chiede: “Sarebbe importante avere un posto dove appoggiarsi, almeno quello. Avete previsto aiuti per chi ha subito danni di questo tipo?”. Poi implora a mani giunti, quasi piange: “Non abbiamo neanche i vestiti. Fate presto”. Lattuca prova una risposta: “Se non vi rimborseremo al 100 per cento, almeno sarà all’80. Oggi viene in Romagna la presidente del Consiglio. Glielo chiederemo”.
Con le tante persone incontrate il ritornello rimane quello: non vi lasceremo soli. La gente a tratti sembra sconsolata. Molti hanno lo sguardo basso, ma tutti lavorano. Non c’è uno che stia fermo. Qualcuno tenta l’insulto a politici e giornalisti: “Andate a lavorare”, ma rimane una voce isolata. Una catena umana che viene usata per passarsi secchi pieni di fango fa fermare fotografi e giornalisti. Bisogna immortalare questo momento.
In via Ex tiro a segno, il cratere del disastro, si avvicina un uomo sui 50 anni: “la Pro loco di Montiano ha preparato i pasti, dalle 12. Se volete venire… “. È incredibile quello che l’alluvione ha messo in movimento. Arianna e Marcello Mazzotti raccontano della figlia Giorgia che si sarebbe dovuta sposare ieri. Il matrimonio con Luca Bellucci è stato rinviato al 4 giugno. Il loro loft, ristrutturato da poco, è allagato. “Sembravamo in guerra – dicono i genitori di Giorgia -. Lei, in via Malta, è sfollata. Ma siamo vivi e questi giovani qui sono meravigliosi. Se non c’erano loro… sono sempre contenti. Da tanto sono sporchi di fango, non vedi neanche i loro visi. In queste condizioni vi possiamo offrire solo un sorriso”.
Le vie a sinistra del Savio sono state le più inondate dalla piena del Savio di martedì scorso. Ieri sera le strade erano stracolme di mobili, letti, armadi da buttare. Nella notte 30 mezzi messi a disposizione dal Comune hanno ripulito un bel po’ le strade. Ma c’è ancora tanto da fare.
“Rido perché ho già pianto abbastanza – dice Francesca Sirri, la titolare della palestra Champions totalmente distrutta dall’alluvione -. Eravamo appena usciti dalla pandemia che già ci aveva messo in difficoltà. Adesso come faremo? Noi non abbiamo più il lavoro e con me c’erano 15 persone”.
Di là dal ponte vecchio, in via Roversano c’è Tania Mariani (nella foto sotto, con la figlia) dell’associazione papa Giovanni XXIII. Lei è abituata al riuso. In questo è maestra. Ha il pulmino stracolmo di merce in ottimo stato. Ha ripulito dal fango i prodotti del vicino supermercato In’s e adesso porta da bere e da mangiare a chi non ha più nulla e ai volontari.
Bonaccini e Lattuca risalgono in auto. In giornata li attende l’incontro con Giorgia Meloni, immaginiamo a Forlì. Si torna verso le auto lasciate al Carisport. Lungo il tragitto si vedono alcuni giovani che non sanno dove andare, vengono da Rimini. Altri da città diverse. Chiedono informazioni, si fermano per uno scatto, sorridono.
È un mondo bello e variegato quello visto lungo le strade diventati fiumi cinque giorni fa. Un’ondata che ha travolto e stravolto una parte della città di Cesena e anche della campagna. Qua ora, con l’acqua tornata nel suo alveo e quella rimasta buttata nei tombini e poi defliuta verso il mare, non manca il coraggio per ricominciare. Sono in auto per rincasare quando sono costretto a fermarmi perché vedo un’enorme catasta di arredi da gettare.
Poco oltre gente sporca intenta in una lunghissima catena umana. Si passano secchi di fango nel tentativo di svuotare i 25 garage sotto il residence del “Don Baronio”. Il lavoro è quasi frenetico. Col passaparola qui sono accorsi in tanti.
Domenico Tallarico tenta di coordinare i lavori e prepara le tavole per il pranzo con Giovanni Taioli e alcune donne. Con lui ci sono tanti del movimento di Comunione e liberazione. Noto diversi volti nomi, cittadini comuni. Poi vedo il direttore, Luca Brasini. Gli chiedo: “da dove vengono tutti questi volontari? Come hai fatto a mettere insieme tanta gente”. La sua risposta è lapidaria: “È stata la Provvidenza”, quella che si fa presente con volti e braccia ben precisi. Come quelli di chi qui stamattina ha svuotato melma, si è fermato a mangiare un panino e poi a cantare insieme.