Diocesi e Comune di Longiano in tribunale. Il parroco: “Spazi per la comunità, non per fare cassa”

Scontro sugli oneri per costruire nuove opere parrocchiali a Budrio. Il Comune non rileva "il requisito dell’apertura alla collettività indifferenziata". Don Filippo: "Spazi attuali inadeguati, attività a rischio"

Don Filippo Cappelli a una motobenedizione

Si riattizza la querelle tra la parrocchia di Budrio e il Comune di Longiano. La vicenda, che va avanti da oltre un anno, riguarda gli oneri di costruzione per la realizzazione di un nuovo edifico di 650 metri quadrati, articolato su due piani comprendente un salone polivalente e aule per il catechismo.

Interrogazione della minoranza in Consiglio comunale

Del tema si è dibattuto nel corso del Consiglio comunale di fine ottobre, in cui il gruppo di minoranza “Siamo Longiano” – che in merito ha presentato un’interrogazione – ha accusato l’Amministrazione “di non riconoscere la funzione pubblica e sociale delle opere parrocchiali”. Il Comune ritiene infatti che non vi siano i presupposti per l’esenzione spettante dalla legge agli edifici di culto e alle loro pertinenze, in quanto, rispondendo in passato alla Diocesi, “non è riscontrabile il requisito dell’apertura alla collettività indifferenziata”. Posizione ribadita anche in Consiglio dal sindaco Mauro Graziano e dal responsabile dell’Ufficio tecnico Mirco Menghetti. Dopo vari tentativi di trovare una soluzione condivisa, la Diocesi di Cesena-Sarsina, nell’agosto 2023, si è rivolta al Tar, il Tribunale amministrativo regionale, presentando un ricorso. Non si tratta di spiccioli: in ballo c’è un importo di circa 100mila euro tra costo di costruzione, oneri urbanistici primari e secondari e dotazioni territoriali (parcheggi e aree verdi).

Don Filippo: “Spazi al servizio della comunità, non per fare cassa”

“Non entro nella questione giuridica vera e propria ma siamo sicuri di essere nel giusto – interviene il parroco di Budrio, don Filippo Cappelli – in quanto è solo il Comune di Longiano ad adottare questa modalità. La nostra situazione è diversa da quella, invocata a paragone dal Comune, della parrocchia di Gambettola che ha realizzato anche un cinema ed, essendo attività redditizia, ha dovuto corrispondere quanto dovuto. Non è questo il caso: i futuri nuovi spazi sono necessari per portare avanti le attività al servizio della comunità intera”.

Opere parrocchiali a Budrio

“Nessun interesse privato. Porte sempre aperte a tutti”

Don Filippo coglie l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. “Affermare che la parrocchia è differenziale rispetto alle possibilità di utilizzo pubblico è una sciocchezza – dice -. Da noi le porte sono sempre aperte a tutti, cristiani e non, e ognuno di loro ha trovato il suo posto. Frequentano il catechismo e gli scout anche ragazzi non battezzati che hanno deciso di intraprendere un percorso di fede. Il centro estivo conta circa 500 giovanissimi tra cui ci sono tanti musulmani. Inoltre, veniamo incontro alle famiglie che non hanno la possibilità di pagare la retta di frequenza, seppur minima. E ancora, tramite la Caritas seguiamo tante famiglie, tutte straniere e di religione diversa“. A questo si aggiunge la disponibilità data più volta dalla parrocchia a ospitare, “sempre gratuitamente”, anche tante iniziative comunali e la festa delle varie scuole del territorio. 

“Parrocchia a beneficio della città, il Comune non sembra capirlo”

L’attuale mancanza di spazi adeguati mette a forte rischio alcune attività garantite fino a oggi dalla parrocchia intitolata a Santa Maria di Cleofa. Con l’ampliamento del gruppo scout, la Caritas non ha più a disposizione un luogo dove distribuire il cibo alle persone bisognose (a cui per compensare sono stati forniti buoni d’acquisto). Disagi anche per il catechismo che conta classi fino a cinquanta bambini e bambine: una di queste è stata trasferita a Badia. “In questi anni – conclude amareggiato don Filippo – la parrocchia ha dimostrato sopra ogni altra cosa che è un beneficio per tutta la città in quanto offre servizi senza chiedere nulla in cambio ed esclusivamente per la sua vocazione di fare del bene per il territorio. Servizi con cui contribuiamo a formare cittadini attivi. Che il Comune non lo recepisca, e anzi lo utilizzi come arma contro la parrocchia, fa male”.