Diocesi
“Cara suor Lina, ci hai testimoniato che la vita è un dono importante. È tempo di Dio”
“Alzati amica mia, mia bella, e vieni”. Con le parole del Cantico dei Cantici suor Daniela Scarpellini, madre generale delle suore francescane della Sacra Famiglia, ha iniziato il messaggio di saluto a suor Lina Orfei, in avvio della Messa funebre celebrata questa mattina dal vescovo Douglas nel cortile della casa generalizia in via Mami 411, nella zona Oltresavio, a Cesena.
Sono le parole con cui la comunità ha voluto annunciare la morte della consorella, avvenuta martedì 3 settembre nella casa di Brisighella dove suor Lina viveva dal 2016. “Sono le parole dell’amore di Dio per ogni suo figlio, quelle parole che suor Lina ha insegnato a tanti di noi ad ascoltare, riconoscere, far risuonare nel cuore e nella vita di ognuno – ha proseguito suor Daniela -. Alzati e vieni sono le parole che suor Lina ci ha rivolto quando ci è capitato di inciampare e faticare a riprendere il cammino della vita buona. Cerca il bene, cerca il buono: è quanto ci ha richiesto, a volte con i suoi modi un pochino bruschi e dal carattere deciso.
Suor Lina era nata a San Piero in Bagno il 15 giugno 1949. Nel settembre 1969 ha iniziato il cammino di formazione nella famiglia religiosa della Sacra Famiglia. È del 30 dicembre 1979 la professione perpetua. “Con la consorella suor Marta Ventrucci ha condiviso la prima professione e la professione perpetua. Così come il giorno della morte, il 3 settembre – ha proseguito la madre generale -. Esattamente quattro anni fa eravamo qui per l’ultimo saluto a suor Marta”.
A Bologna ha conseguito la laurea in Scienze naturali e Matematica. Nel 1978 a Roma ha completato gli studi in teologia. Dal 1978 al 1992 ha svolto il servizio di insegnante di materie scientifiche e matematica presso la scuola media “Sacra Famiglia” a Cesena. Ha accompagnato molti giovani: “I frutti li stiamo raccogliendo in questi giorni, attraverso tanti messaggi e visite di giovani di 30-40 anni fa”, ha sottolineato suor Daniela.
Dal 2006 fino al 2014 è stata madre generale della congregazione religiosa fondata da madre Teresa Lega: “È sempre stata attenta a leggere i segni dei tempi, e per questo spronava a vivere una vita religiosa al passo con la realtà e ancorata alla Parola di Dio, attiva e vivace nella Chiesa locale. Ha creduto molto nel nostro carisma, spendendosi nella nascita di gruppi di laici e promuovendo l’associazione ‘Il Pellicano’. Se siamo qui, in questa casa, parrocchia e quartiere, è per la sua visione dinamica di dono generoso della vita consacrata”.
Terminato il servizio di madre generale, si è inserita nella fraternità di Brisighella, dove si è coinvolta in diversi servizi pastorali della parrocchia, prediligendo le visite alle famiglie.
“Ha affrontato la malattia con coraggio e con la tenacia che l’hanno sempre contraddistinta, sempre manifestando gratitudine e una grande voglia di vivere, lasciandosi conformare all’amore redentivo del Signore. In questi mesi è emersa la sua dimensione di tenerezza”.
“Cara suor Lina – suor Daniela si è infine rivolta alla consorella che l’ha preceduta come madre generale – . Alzati amica mia e vieni, ti ha sussurrato martedì mattina il tuo Sposo. E tu come sempre l’hai ascoltato. Ci hai testimoniato che la vita è un dono importante, non si può perdere tempo perché è tempo di Dio, va conservato nel servizio e donazione gioiosa. Anche se stanche e ammalate, si può dare valore e senso in quello che si vive. In alcuni momenti, hai svelato quanto era importante per te il desiderio di immergerti nell’infinito amore di Gesù. Quando ne parlavi sembrava di poter scorgere la Trinità. Ora possiamo pensarti lì. E ne siamo felici. Ora possiamo solo gioire della tua protezione, della tua cura dal Regno dei cieli”.
La pagina di Vangelo proclamata è stata quella dell’evangelista Matteo, che riporta le parole di Gesù al Padre: “Ti rendo lode, perché hai nascosto queste cose ai dotti, e le hai donate ai piccoli. Così hai deciso nella tua benevolenza. Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e vi darò ristoro. Imparate da me che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro nella vostra vita. Il mio giogo è dolce…”.
“Il Vangelo descrive bene la vita umana che, soprattutto alla fine, spesso è dolore e fatica – le parole del vescovo Douglas -. È stato così anche per suor Lina: ha affrontato la sofferenza degli ultimi tempi con la tenacia che sempre l’ha contraddistinta. E ora è ristorata dal Padre, e il giogo della vita, che di solito si fa pesante nelle ultime battute, diventerà per lei dolce e leggero”.
“Lo scorso anno suor Lina ha celebrato i 50 anni di professione. Con gioia, per averla chiamata a seguire il carisma di madre Lega – ha proseguito il presule -. Ha speso i suoi talenti nel vasto e affascinante campo dell’insegnamento. La sua profonda spiritualità alla scuola di san Francesco e della venerabile madre Teresa Lega hanno portato ad affidarle compiti delicati di discernimento e di guida, come maestra delle novizie e madre generale. La sua umanità e i doni della sua personalità, l’avevano dotata di particolare capacità e sensibilità di accogliere la necessità di affrontare i tempi nuovi. E di adattare a essi l’eterna verità del Vangelo”.
Monsignor Regattieri ha riportato il ricordo personale dei dieci giorni trascorsi con suor Lina nella missione animata dalle suore a Charre, in Mozambico. “Ricordo quei giorni belli, anche per la sua discreta e fraterna compagnia. Sempre sorridente e positiva”.
Il presule ha proseguito ritornando alle parole del Vangelo: “Abbiamo ascoltato la preghiera di Gesù: ‘Ti rendo lode, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti, e le hai rilevate ai piccoli’. Non dobbiamo temere di sminuire la personalità umana e cristiana di suor Lina se le attribuiamo il titolo di ‘piccola del Vangelo’. Ricevere questo titolo dovrebbe essere un privilegio, una fortuna. I piccoli sono i privilegiati di Gesù, sono i suoi preferiti. E su di loro il Signore posa un particolare sguardo di amore e tenerezza. Ai piccoli il Padre svela i suoi misteri. Chi si consacra a Dio, come suor Lina e tutti i religiosi, sacerdoti, ministri di Dio, esprime questa piccolezza professando i tre voti. Solo se piccoli, si possono professare i voti in modo autentico e vero. La povertà può forse sgorgare dall’alterigia e dalla superbia? La povertà non fiorisce dalla superbia, ma dalla piccolezza. E così l’obbedienza: può essere esercitata da chi pensa di non aver bisogno di niente e di nessuno, e di bastare a se stesso? È il disobbediente che confida solo in se stesso e pensa di essere grande. E la castità, cosa è se non un amare senza possedere? E se non possiedi, necessariamente sei piccolo. Se possiedi, pensi di essere grande e ricco. Senza possedere si ama. Questa è la castità. E si ama in modo vero. Castità è amare senza possedere. La porta stretta si può attraversare solo se ci si fa piccoli: entrare per godere della sua amicizia e della sua beatitudine. Come per suor Lina, ora in Dio…”.
Con la bara a terra, profumata con l’olio aromatico di nardo, in tanti hanno espresso un gesto di tenerezza e di saluto a suor Lina sulle note del canto: “Eccomi Signore, vengo a te mio Re… e si compia in me la tua volontà. Plasma il cuore mio e in te vivrò. Fra le tue mani mai più vacillerò e strumento tuo sarò. Come tu mi vuoi, io sarò. Dove tu mi vuoi, io andrò. Questa vita io voglio donarla a te…”.