Cardinale Bassetti: “L’Italia ha bisogno di una Chiesa in dialogo”

“L’ecumenismo e il dialogo interreligioso sono dimensioni imprescindibili per il vissuto ecclesiale. La mancata consapevolezza di questo può causare quei ritardi che incidono negativamente sulla stessa missione della Chiesa e, prima ancora, sulla sua stessa identità”. Sono parole di augurio e incoraggiamento quelle che il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale italiana, pronuncia in apertura della tre giorni di lavoro e programmazione promossi dall’Ufficio ecumenismo e dialogo della Cei. Un incontro che si svolgerà fino a domenica 19 settembre, tra Roma e Assisi. Si inserisce nell’ambito del processo sinodale della Chiesa italiana e si prefigge come scopo quello di “tendere sempre più ad essere Chiesa dialogica”, avviando processi nuovi e strumenti innovativi.

All’apertura della sessione romana dei lavori, oggi sono intervenuti con un video messaggio anche il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, e il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, mentre monsignor Brian Farrell e monsignor Indunil Janakaratne Kodithuwakku Kankanamalage, segretari dei due dicasteri, hanno presentato ai partecipanti i testi recentemente pubblicati, “Il vescovo e l’unità dei cristiani: Vademecum ecumenico” e “La solidarietà interreligiosa al servizio di un mondo sofferente”.

L’invito ad essere “Chiesa in dialogo” è rivolto a tutti. “Siamo tutti invitati – ha detto il cardinale Bassetti – a compiere un passo in avanti perché l’ecumenismo e il dialogo entrino a pieno titolo nell’azione pastorale senza essere più solo appannaggio degli addetti ai lavori”. Si tratta quindi di un modo di essere Chiesa che chiama parrocchie, gruppi, associazioni, movimenti, circoli culturali, istituti religiosi. Intreccia tutta l’azione pastorale, dalla catechesi alla famiglia, dalla scuola alla comunicazione fino a entrare nelle carceri e negli ospedali. Insomma, la cultura del dialogo e dell’incontro fraterno, soprattutto con chi è diverso per fede e confessione, non può più essere un “tema di nicchia”. “La nostra Italia, segnata dal pluralismo religioso”, argomenta Bassetti, “ha bisogno di una Chiesa attenta e capace di accompagnare il popolo”. “È tempo di promuovere il dialogo, l’incontro e la collaborazione fattiva, senza separarli dalla preoccupazione per una società giusta, capace di memoria senza esclusioni”.

Non si parte da zero ma si deve andare avanti. Nel prendere la parola, monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, ha espresso “gratitudine” a tutti “coloro che fino ad oggi si sono impegnati – e continuano a farlo – nel tener vivo questo dialogo: donne e uomini, laici e consacrati, presbiteri e vescovi, gruppi, comunità, movimenti, associazioni”. Li chiama “pionieri e profeti della storia ecumenica e interreligiosa della Chiesa che è in Italia”: “hanno avviato e attivato – dice mons. Russo – con tenacia, coraggio e lungimiranza, processi importanti e fondativi, che oggi ci permettono di fare ulteriori passi significativi”. Si tratta ora di andare avanti e il futuro chiede un ulteriore passo in avanti affinché “l’ecumenismo e il dialogo non siano più questioni riservate agli addetti ai lavori, ma entrino nel vissuto quotidiano dell’azione pastorale delle nostre diocesi”. “Papa Francesco ci sprona a passare dall’io al noi: questo invito riguarda lo stile pastorale, del nostro essere Chiesa, e costituisce un’indicazione precisa anche per i delegati diocesani a lavorare insieme, a creare sinergie. Da soli non si va da nessuna parte”.

Verso un “Osservatorio permanente”. È con questo spirito che esperti ed animatori dell’ecumenismo e dialogo delle diocesi italiani si sono riuniti in questi giorni “non per un convegno – sottolinea il segretario generale -, ma per mettere a punto una programmazione condivisa e per camminare insieme, nell’orizzonte di un’azione permanente”. Ad Assisi, verrà presentata l’idea di realizzare un Osservatorio permanente che possa aiutare a conoscere meglio la situazione attuale, a valorizzare la dimensione locale (regionale e diocesana), individuare competenze e strategie adottabili e replicabili nei diversi contesti, avviare confronti a più livelli. Uno strumento, insomma, utile non solo a fotografare lo status quo, ma anche ad immaginare piste di riflessione e azione future.