Caritas e nuovi poveri da pandemia, segnali di speranza

Dei nuovi poveri seguiti nel 2020 il 70,3 per cento non ha fatto più ricorso ai servizi Caritas, un dato che è segnale di speranza e di ripartenza ma dice anche che il 29,7 per cento ancora oggi continua a “non farcela”.

Nei primi otto mesi del 2021 sono aumentati del 7,6 per cento il numero di persone assistite dalla rete Caritas in Italia rispetto al 2020, anche se nel post pandemia cala l’incidenza dei nuovi poveri (il 37 per cento del totale). Le persone incontrate per la prima volta nel 2020 ancora in uno stato di bisogno costituiscono il 16,1 per cento degli assistiti.  Nel 2021 sale la quota di chi vive forme di povertà croniche (27,7 per cento): più di una persona su quattro è accompagnata da lungo tempo e con regolarità dal circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali. E preoccupa la situazione dei poveri “intermittenti” (19,2 per cento), che oscillano tra il “dentro- fuori”. 

E’ quanto emerge dal XX Rapporto di Caritas italiana su povertà ed esclusione sociale intitolato “Oltre l’ostacolo”, pubblicato oggi sul sito www.caritas.it.

Nel 2020 la rete Caritas ha supportato 1,9 milioni di persone, una media di 286 individui per ciascuno dei 6.780 servizi promossi o gestiti dallo stesso circuito delle Caritas diocesane e parrocchiali (al cui interno operano oltre 93mila volontari laici e oltre 800 ragazzi in servizio civile). Nei centri di ascolto e servizi in rete le persone incontrate sono state complessivamente 211.233. Delle persone sostenute nell’anno di diffusione del Covid19, quasi la metà, il 44% ha fatto riferimento alla rete Caritas per la prima volta.

Le povertà “inedite” e quelle “croniche”. Nel volume si scoprono anche povertà “inedite”: tra le regioni con più alta incidenza di “nuovi poveri” si distingue la Valle d’Aosta (61,1 per cento,) la Campania (57,0), il Lazio (52,9), la Sardegna (51,5%) e il Trentino Alto Adige (50,8%).

Con importanti differenze legate all’età: per i giovani adulti di età compresa tra i 18 e i 34 anni le nuove povertà pesano per il 57,7 per cento. La crisi socio-sanitaria ha inoltre acuito le povertà già esistenti: la quota di “poveri cronici” (che frequentano cioè i circuiti Caritas da circa 5 anni) è salita dal 25,6 per cento nel 2019 al 27,5 per cento nel 2020, una persona su 4. L’età media delle persone incontrate è 46 anni. Oltre la metà delle persone che hanno chiesto aiuto  (il 57,1 per cento) ha la licenza di scuola media inferiore, percentuale che nel Mezzogiorno arriva al 77,6 per cento. Il 64,9 per cento degli assistiti dichiara di avere figli (oltre 91 mila persone); tra loro quasi un terzo vive con figli minori (pari a 29.903 persone), a significare un livello elevato di povertà minorile.

La casa. Rispetto alle condizioni abitative, oltre il 60 per cento per cento delle persone incontrate (63 per cento) vive in abitazioni in affitto, ma c’è anche chi è ospitato temporaneamente o stabilmente da amici (7,4 per cento), chi dichiara di essere privo di un’abitazione (5,8 per cento) o ospitato in centri di accoglienza (2,7 per cento). Le persone senza dimora incontrate dalle Caritas nel 2020 sono state 22.527 (pari al 16,3 per cento del totale), per lo più di genere maschile (69,4 per cento), stranieri (64,3 per cento), celibi (42,4 per cento), con un’età media di 44 anni e incontrati soprattutto nelle strutture del Nord.

Sovraindebitamento e usura. Già prima della pandemia l’area del sovraindebitamento era aumentata del 53,6 per cento in dieci anni (1 milione e 960 mila famiglie al 31 dicembre 2016). La Consulta nazionale antiusura “Giovanni Paolo II” aveva stimato già prima della pandemia almeno 2 milioni di famiglie con debiti non rifondibili a condizioni ordinarie. Nel 2020 le 32 Fondazioni Antiusura aderenti alla Consulta hanno incontrato 5.065 persone famiglie. In 663 casi, sono state erogate garanzie con i soli fondi messi a disposizione dallo Stato, per un importo pari a 17 milioni 261.362 euro.

Il Reddito di cittadinanza (RdC). Ha supportato 3,7 milioni di persone nel corso del 2020 a livello nazionale, uno su cinque (19,9 per cento)  fra coloro che si sono rivolti ai centri e servizi Caritas nel 2020 e più della metà (55 per cento) dei beneficiari di una indagine sui beneficiari Caritas monitorati dal 2019 (pre-pandemia)al 2021. Tra gli italiani utenti dei centri Caritas l’incidenza dei percettori sale al 30,1 per cento, scende invece al 9,1 per cento tra gli assistiti stranieri. Nelle regioni del Mezzogiorno l’incidenza di chi percepisce la misura è molto più elevata (pari al 48,3 per cento), rispetto alle regioni del Nord (23,4 per cento) e del Centro (8,5 per cento).

Una Agenda Caritas per il riordino del RdC. A due anni dall’introduzione la Caritas avanza una serie di proposte per il riordino del RdC, tra le quali: migliorare la capacità di intercettare la povertà assoluta; prevedere un pacchetto complessivo di interventi per ampliare o restringere alcuni criteri di accesso; migliorare e rafforzare i servizi e le azioni per l’inserimento lavorativo e per l’inclusione sociale.

Gli effetti della pandemia sul turismo. Il Rapporto contiene anche uno studio sugli effetti della pandemia nel settore turistico, con focus su 4 aree di interesse turistico: Assisi, Ischia, Riva del Garda e Venezia.  L’Organizzazione mondiale del turismo ha stimato per il 2020 perdite economiche nel comparto che toccano i 1.100 miliardi di euro. In Italia, Assoturismo ha stimato una perdita di quasi 84 milioni di pernottamenti di turisti italiani e 157,1 milioni di turisti stranieri, con un calo degli arrivi di quasi il 62%.

Le statistiche ufficiali sulla povertà dimostrano come con la pandemia ci sia allontanati rispetto a molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite nell’ambito del contrasto alla povertà: solo in Italia si contano oltre 1 milione di poveri assoluti in più rispetto al pre-pandemia, arrivando al valore record di persone in stato di povertà assoluta, 5,6 milioni (pari a 2milioni di nuclei familiari). L’incidenza delle famiglie in povertà assoluta si conferma più alta nel Mezzogiorno (9,4 per cento), anche se la crescita più ampia, registrata da un anno all’altro, si colloca nelle regioni del Nord (dal 5,8 per cento al 7,6per cento).

Negli ultimi dodici mesi si rafforza lo svantaggio di minori e giovani under 34. Oggi si contano 1 milione 337mila minori che non hanno l’indispensabile per condurre una vita quotidiana dignitosa. Complessivamente gli studenti che non hanno partecipato alle video-lezioni risultano quasi 600 mila, pari all’8 per cento degli iscritti, con un minimo di esclusi nelle regioni del Centro (5 per cento) e valori più elevati (9 per cento) nel Mezzogiorno.

Luci e ombre che ci attendono. Secondo il rapporto in questa fase di scenario economico-finanziario emergono luci e ombre. In Italia la ripresa del mercato del lavoro è soprattutto nei settore dei servizi. Aumentano sia gli occupati (+ 2,3 per cento sul secondo trimestre 2020), sia i disoccupati (+27 per cento). Aumentano le ore lavorate e diminuisce l’incidenza della Cassa integrazione. Il tasso dei posti vacanti nelle imprese è pari all’1,8 per cento degli occupati, il livello più alto dal 2016. Dopo cinque trimestri consecutivi di crescita il numero degli inattivi si riduce, scendendo a 13.494 mila nella fascia dai 15 ai 64 anni. Purtroppo il tasso di inattività continua a rimanere tra i più alti nell’Ue. Nel primo trimestre 2021 l’indebitamento delle famiglie per spese ipotecarie è aumentato, raggiungendo il 65,1 per cento del reddito disponibile.