Caso marò. Monsignor Marcianò (Omi): “Grande soddisfazione. Processo porti alla luce verità e restituisca serenità alle loro vite”

Il Tribunale arbitrale internazionale ha riconosciuto l’immunità funzionale e la giurisdizione italiana sul caso dei fucilieri di Marina, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso due pescatori indiani scambiandoli per pirati, il 15 febbraio 2012, nel corso di una missione antipirateria al largo della coste del Kerala, in India.

Il Tribunale, secondo quanto reso noto dalla Farnesina, ha riconosciuto che i militari erano funzionari dello Stato italiano, impegnati nell’esercizio delle loro funzioni. Il Tribunale ha, inoltre, riconosciuto che “l’Italia ha violato la libertà di navigazione e dovrà pertanto compensare l’India per la perdita di vite umane, i danni fisici, il danno materiale all’imbarcazione e il danno morale sofferto dal comandante e altri membri dell’equipaggio del peschereccio indiano Saint Anthony”, a bordo del quale morirono i due pescatori del Kerala. A tale scopo “il Tribunale ha invitato le due parti a raggiungere un accordo attraverso contatti diretti”. 

“La vicenda umana e giuridica di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone – ha dichiarato monsignor Santo Marcianò, ordinario militare per l’Italia (Omi) – ha coinvolto profondamente la nostra Chiesa e ha toccato in particolare il mio ministero di pastore. Già poco tempo dopo la mia nomina a ordinario militare, avevo sentito il bisogno di andare a trovarli in India, per conoscerli personalmente e per accompagnare quel cammino di fede che li ha sostenuti in questi anni difficili. Si è stabilito un profondo legame, maturato grazie a tanti altri incontri e alla condivisione di tappe significative della loro vita personale”. Un legame che, ha aggiunto l’arcivescovo castrense, “mi fa gioire con loro per la notizia della decisione del Tribunale dell’Aja, condividendo peraltro la soddisfazione di alte autorità dello Stato – primo fra tutti il presidente Mattarella – e di tanti cittadini italiani”.

“Poter accompagnare spiritualmente i militari che operano per il nostro Paese e a nome del nostro Paese, in Italia e nelle missioni internazionali – ha sottolineato monsignor Marcianò – è, per la Chiesa dell’Ordinariato militare, un dovere evangelico e un compito delicatissimo, che apre prospettive pastorali sempre nuove, capaci di raggiungere ‘periferie geografiche ed esistenziali’ concrete e complesse, come quelle sperimentate da Massimiliano e Salvatore. A loro va il pensiero più affettuoso e la fiduciosa preghiera, affinché il processo, affidato alla giustizia italiana, porti alla luce la verità e restituisca serenità alla loro vita”.