Cesena indebolita dalla crisi: il 38 per cento dei cesenati dichiara meno di 15 mila euro

Anche se arrivata più tardi rispetto a tutte le altre regioni e città d’Italia, la crisi in Romagna ha prodotto danni significativi che hanno fatto traballare il comparto industriale, con la perdita di molte imprese, le più a conduzione familiare, e danneggiando la crescita demografica. Si sa, quando si riscontrano difficoltà finanziarie il primo ad essere indebolito è il nucleo familiare. Non è un caso, infatti, che negli ultimi 50 anni la popolazione di Cesena è cresciuta di circa il 12 per cento, un trend positivo che ha subito una forte perdita nel corso degli anni fino a diventare di segno negativo nel 2017. Si tratta dei dati della ricerca Aaster presentati questo pomeriggio al teatro Verdi nel corso dell’evento “Persone, Comunità e Valori”.

Alla presenza del sindaco di Cesena Paolo Lucchi e di alcuni studenti del Liceo Classico “Vincenzo Monti” e dell’Istituto Scolastico “Pascal-Comandini”, si è riflettuto sui cambiamenti socio-culturali che hanno interessato la città malatestiana negli ultimi anni e che ancora oggi determinano particolari caratteristiche. Oltre ai numeri relativi il fronte demografico, la ricerca commissionata da Conad in occasione della tappa romagnola de “Il Grande Viaggio Insieme” espone un quadro completo della salute del territorio.

Nella graduatoria delle 13 città romagnole considerate vi è una netta divisione tra Emilia e Romagna, con tutti i comuni più ricchi ubicati in Emilia e quelli con reddito inferiore in Romagna; Rimini chiude la classifica, Cesena si posiziona al terz’ultimo posto. Il 38 per cento dei cesenati dichiara meno di 15 mila euro, meno del 5 per cento dichiara oltre 75mila euro, vale a dire che ogni 100 “poveri” vi sono 12 “ricchi”, una delle percentuali più basse tra le grandi città della regione. Dunque, se si dà credito alle dichiarazioni sul reddito rese ai fini fiscali, i romagnoli sono più poveri degli emiliani e, all’interno della Romagna, i cesenati sono tra coloro che guadagnano meno. Se si guarda alla ricchezza dal punto di vista dei depositi bancari, Cesena risulta essere la sesta grande città della regione, prima della Romagna e davanti ad altre città emiliane.

Inoltre, molto dinamica è la realtà industriale del Cesenate. Infatti, se da una parte particolarmente determinante è il settore dell’agroalimentare, dall’altra due sono le eccellenze del territorio che fanno sventolare la bandiera cesenate in tutto il mondo: il gruppo Trevi e Technogym. Quando si affronta il tema delle imprese non si può non parlare dell’occupazione, dato questo non felice per il territorio. L’11 per cento delle imprese cesenati presenta dati economici e finanziari classificati come a rischio, vale a dire che se non dovessero migliorare nel breve periodo le società sarebbero a rischio fallimento. È una percentuale alta, la seconda in regione preceduta solamente da Faenza. Allo stesso tempo Cesena è la città che presenta il maggior numero di imprese resilienti, società capaci di recuperare e superare i livelli pre-crisi sia in termini di fatturato che di occupazione. Da un lato un elevato numero di imprese in difficoltà, dall’altro un numero altrettanto elevato di società che hanno saputo reagire proattivamente alla crisi. Una polarizzazione tra chi va bene e chi va male che a Cesena è più evidente che da altre parti.