Valle Savio
Chiesa custode dell’arte: a Sarsina l’inaugurazione dell’ampliamento del museo diocesano di Arte sacra
Una fede che diventa cultura. Una chiesa depositaria e custode di un patrimonio artistico e culturale senza precedenti. Anche in una realtà piccola come quella sarsinate. Si è tenuta questa mattina, sul sagrato della Concattedrale, la cerimonia a ricordo dei restauri alla facciata finanziati dalla Fondazione Fruttadoro Orogel realizzati nel 2020, alla presenza, tra gli altri, del parroco don Rudy Tonelli e del sindaco Enrico Cangini. Un gesto per ringraziare ed essere riconoscenti ai benefattori di allora, e che nel territorio sarsinate, lo sono anche in altre forme.
In cosa sono consistiti i lavori lo ha spiegato Marino Mengozzi, direttore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi di Cesena-Sarsina: “Pulitura e stuccatura della facciata della Cattedrale, nonché della sua fiancata sinistra”. “Mi unisco al coro di ringraziamenti per questo prezioso lavoro – ha continuato il vescovo della diocesi Cesena-Sarsina Douglas Regattieri – un’opera che favorisce la lode a Dio. Se la preghiera è sostenuta dalla cura e dal decoro ha una ricaduta sulla vita sociale dei cittadini, dei fratelli. Culto e carità vanno di pari passo”.
Bruno Piraccini, presidente del Gruppo Orogel, accompagnato da Mauro Righi, presidente della Fondazione Fruttadoro Orogel, ha sottolineato l’amicizia che lega Orogel al paese plautino: “Dedichiamo sempre attenzione a questi interventi. A Sarsina abbiamo un motivo in più per il legame che danni ci lega e che si concretizza nel sostegno al Plautus Festival”. Poi una promessa per il futuro: “Avendo contribuito alla messa in opera della prima pietra del restauro, la prossima che cadrà sappiamo toccherà a noi”.
Dopo la targa, l’inaugurazione dell’allargamento del Museo diocesano di Arte sacra negli spazi già dell’episcopio e della curia sarsinati, proprio lì, a due passi. In particolare sono stati resi fruibili e visitabili i locali dell’antico seminario del 1600, che danno accesso alla “cupola rossa”, elemento che ha sempre destato grande curiosità. Il suo interno non era mai stato completamente valorizzato o comunque reso visitabile. Il momento è stato un vero e proprio excursus nella storia del Museo e di Sarsina che venne inaugurato nel 1987, quasi 40 anni fa, grazie a una feconda collaborazione fra diocesi di Cesena-Sarsina, Comune, Sovrintendenza nella persona di Franco Faranda, e Cassa Rurale ed Artigiana di Sarsina. “Nel museo – ha spiegato il professor Mengozzi – confluiva il lavoro lungimirante del vescovo Bandini che aveva come braccio destro un medico di Faenza, Antonio Corbara. Per passione faceva anche l’ispettore per conto della Sovrintendenza. Bandini gli aveva chiesto una mano e Corbara, suo concittadino (entrambi originari di Faenza, ndr) e amico, perlustrò tutto il territorio della diocesi segnalando al vescovo quali fossero gli oggetti che a suo giudizio meritavano e potevano essere a rischio di dispersione o furto”.
Il nucleo fondativo del museo è dunque composto nella prima sezione da oggetti frutto del lavoro Bandini – Corbara. “Nel corso degli anni le vetrine sono state modificate, allora Faranda aveva portato da Cesena oggetti di oreficeria sacra, vasi liturgici. Il deposito si è arricchito anche per dono dei vari vescovi e sacerdoti che si sono succeduti: Bandini, Amaducci, Lanfranchi, Garavaglia, don Pierluigi Tonelli”. Bisogna dar atto anche a don Ezio Ostolani che “nel corso dei grandi lavori da lui curati per il recupero di questi ambienti ha destinato quella che era la cappella del seminario vecchio a seconda parte del museo”.
Nel tempo sono arrivati altri oggetti, quadri pale d’altare bisognose di restauro che sono state fatte da don Vittorio Quercioli in collaborazione al capitolo della Concattedrale e poi ultimamente grazie a Roberto Ranieri e al geometra Franco Beltrammi. Oggi questa nuova parte del museo accoglie tra le altre cose, un quadro raffigurante san Lorenzo martire: “Era nella chiesa parrocchiale di Ciola. San Lorenzo martire era il titolare della chiesa sono state le parole di Mengozzi -. È stato restaurato e musealizzato”. Inoltre “un reperto interessante e poco conosciuto: una capsella plumbea che incrocia la storia della città della cattedrale del culto a san Vicinio. Ospitava forse già dal 3/400 le reliquie di san Vicinio. Abbiamo recuperato e restaurato questa urna che con le sue iscrizioni documenta quei riti che compivano periodicamente i vescovi per la ricognizione delle reliquie, era anche un modo per mantenere vivo il culto del santo”. E poi qualche curiosità, come le maestranze che a inizio XX secolo hanno lavorato alla costruzione della cupola: “Nel 1911 Pio XI nominò vescovo di Sarsina il siciliano monsignor Eugenio Giambro, appassionato di architettura e arte. Lui volle questa cappella e volle questa cupola tanto che fece venire dalle sue terre delle maestranze specifiche. Abbiamo foto che documentano le impalcature, le travi in legno e gli operai che per aria salutano il fotografo”.
La gratitudine del sindaco Cangini è per Orogel e chi si è impegnato nella realizzazione di queste opere: “Si tratta di interventi a beneficio della comunità di Sarsina. La cattedrale è un punto di riferimento per i fedeli, ma anche per studiosi e i turisti. Un grazie va anche ai volontari che aprono il museo diocesano. Oggi arricchiamo la nostra offerta culturale e turistica di un nuovo tassello, rendiamo più preziosa la nostra città che affonda le radici in un passato glorioso”. E poi un impegno: “Prima della fine del mio mandato lavorerò affinché il terzo volume sulla storia di Sarsina venga realizzato per evitare che la nostra storia venga persa”.