Cesena
Come affrontare il cambiamento climatico
Ieri al palazzo del Ridotto il primo di una serie di appuntamenti. La parola agli esperti: "Il problema più grande non sono le alluvioni, ma la siccità"

Conoscere un fenomeno è il primo passo per affrontarlo
Il primo incontro sul cambiamento climatico promosso dal Comune ha riscosso successo. L’appuntamento, dal titolo “‘Ha sempre piovuto’ – Leggere il cambiamento climatico, il meteo e le allerte” svoltosi ieri nell’aula Sozzi del Palazzo del Ridotto, fa parte del progetto europeo Times, che esplora il ruolo del volontariato spontaneo nelle emergenze. “Il progetto Times aiuta a capire come le risposte del volontariato possano essere più efficaci, partendo dalla comprensione dei fenomeni climatici e delle emergenze che li accompagnano”, ha spiegato Andrea Bertani, assessore con delega alla sostenibilità ambientale.
Clima e tempo: differenze e realtà
“Clima e tempo sono due cose diverse”, ha spiegato Carlo Cacciamani, direttore dell’agenzia ItaliaMeteo. Il tempo meteorologico rappresenta ciò che succede in un determinato momento in un determinato luogo, mentre il clima è una media statistica del meteo per almeno 30 anni, utile per pensare a scenari futuri. Cacciamani ha commentato chi minimizza il cambiamento climatico: “Sì, il clima è sempre cambiato, ogni cinquantamila anni la temperatura cambiava, quello che succede oggi è molto più veloce”.
Il direttore dell’Agenzia ha sottolineato la crescente difficoltà di far accettare la scienza. “Dobbiamo stare attenti a raccontare queste cose. Negli Stati Uniti sono stati chiusi siti web dove si parla di cambiamento climatico. Non si crede alla scienza, i cittadini fanno fatica a credere alla comunità scientifica che su questo argomento è coesa”.
Gli effetti del cambiamento climatico in Emilia-Romagna
Nel suo intervento, Gabriele Antolini, esperto dell’Osservatorio clima di Arpae (Agenzia prevenzione ambiente energia Emilia Romagna), ha illustrato gli effetti del cambiamento climatico sulla Regione. “Usiamo strumenti che permettono di vedere quali sono gli effetti del cambiamento climatico nei diversi settori, dalle industrie all’agricoltura”, ha spiegato Antolini. Presentando dati allarmanti, ha detto: “Negli ultimi sessant’anni il clima della nostra Regione si è alzato di 1,15°C. Sono diventati più probabili gli estremi, sia caldi che freddi. A livello stagionale, in Emilia Romagna le precipitazioni estive sono in diminuzione, mentre in autunno stanno aumentando.”
Antolini ha anche citato il 2023 come esempio emblematico di eventi climatici opposti che si verificano con maggiore frequenza: “Nel 2023 fino ad aprile ci sono stati gravi problemi di siccità, poi a maggio c’è stata l’alluvione”. Un aspetto sottolineato più volte è che “il più grande problema non sono le alluvioni, ma la siccità”. Analizzando i bilanci idroclimatici, ha mostrato un dato significativo: “Nel trentennio dagli anni ’60 agli anni ’90 i bilanci positivi e negativi si alternavano, mentre nell’ultimo trentennio sono quasi tutti negativi.” Questo quadro evidenzia l’urgenza di strategie efficaci per la gestione delle risorse idriche e l’adattamento ai cambiamenti climatici.
L’importanza della Protezione Civile e del sistema di allerta
Claudia Casadei, responsabile della Protezione Civile di Forlì-Cesena, ha sottolineato l’importanza della percezione del rischio dopo l’alluvione in Romagna. “Molte volte il cambiamento climatico non viene percepito. In Romagna dopo l’alluvione ora c’è una percezione diversa sulla pericolosità”, ha precisato. Casadei ha spiegato che la Protezione Civile si occupa non solo della gestione dell’emergenza, ma anche della prevenzione attraverso il sistema Allerta Meteo Emilia Romagna, attivo dal 2017, che monitora diversi fenomeni estremi come criticità idrauliche, temporali, vento e neve.
“Le allerte non servono solo per dirci ‘attenzione, c’è una situazione di pericolo’, ma per attivare le istituzioni, le associazioni e la cittadinanza attiva”, ha aggiunto la Casadei. L’alluvione del 2023 è stata un evento eccezionale: “Non avevo mai visto un’allerta come quella. I danni erano più di quelli soliti di un’allerta rossa”, ha raccontato. In alcune zone, gli idrometri si sono rotti per l’intensità della piena, rendendo difficile il monitoraggio.
Un aspetto fondamentale è la diffusione capillare dell’allerta, comunicata anche tramite canali come Twitter e Telegram. “Conoscere un fenomeno è il primo passo per affrontarlo”, ha concluso la Casadei, sottolineando l’importanza della consapevolezza per la sicurezza della popolazione.