“Comunità accogliente”, un progetto per una struttura notturna in favore dei senza fissa dimora

La cultura dell’accoglienza contro la cultura del rifiuto. È questo il messaggio che intendono fare passare i protagonisti delle diverse sigle che hanno dato vita all’accordo per una “Comunità accogliente”. È grazie a questo lavoro portato avanti assieme negli ultimi mesi che dal primo dicembre è stata aperta una casa in città, in via Costa 108, con 12 posti letto per i senza fissa dimora, come da noi anticipato sull’edizione cartacea del n. 43 del 30 novembre.

Il progetto, portato avanti da Arci solidarietà, associazione papa Giovanni XXIII, Auser Cesena, Caritas diocesana, Cgil Cesena, Cisl Romagna, Istituto Lugaresi, Misericordia Valle Savio e Spi-Cgil Cesena, è rivolto in particolare (ma non solo) ai rifugiati e ai richiedenti asilo che spesso si trovano senza un alloggio e rischiano di rimanere per strada.

Un bel gioco di squadra, è stato sottolineato in tutti gli interventi di questa mattina, nel corso dell’incontro di presentazione alla stampa, al quale sono intervenuti, tra gli altri, il vescovo monsignor Douglas Regattieri e il sindaco Paolo Lucchi. “La storia si ripete – ha detto il presule – ricordando che anche per la famiglia di Gesù, a Betlemme nei giorni della sua nascita, non c’era posto per loro. Ma la storia ci deve anche insegnare. Siamo chiamati all’accoglienza, all’apertura e a una maggiore attenzione verso l’altro. Ringrazio pubblicamente questo gruppo di lavoro e don Marco che ha messo a disposizione la sua casa”.

Il sindaco ha messo in evidenza come Cesena sia una “città solidale, grazie anche a una fitta rete di volontariato. Non vogliamo farci vincere dalla paura, ma vogliamo essere professionisti della solidarietà. Vogliamo mettere insieme prima i valori e poi le persone che li incarnano”.

Nella struttura di via Costa, messa gratuitamente a disposizione della Caritas da don Marco Muratori (le utenze sono in gran parte coperte dal Comune di Cesena grazie a una convenzione con la Caritas) ci sono 12 posti letto. La residenza rimane aperta dalle 20 alle 8 della mattina seguente e sarà così fino al 30 aprile prossimo. Con queste persone i volontari cercano di attivare percorsi che possano aiutarle nella ricerca di un lavoro, nell’offrire un luogo accogliente per la notte e nel favorire una crescita culturale, in particolare insegnando la lingua italiana.

“Queste case non dovrebbero esistere – ha aggiunto in maniera provocatoria Giorgio Pollastri della Comunità papa Giovanni XXIII -. Ogni famiglia è chiamata a ospitare qualcuno di questi uomini che rimangono in strada. Queste persone hanno bisogno di avere fiducia in noi. Alla sera, da casa nostra, portiamo un pasto preparato per loro, in modo da accoglierli anche con un po’ di calore umano”.