Dall'Italia
Continuità assistenziale, Ausl Romagna respinge le critiche
I quotidiani locali di oggi hanno raccolto il grido d’allarme di un centinaio (su circa 160) di operatori delle ex Guardie mediche romagnole che chiedono di rivedere la riforma dell’Ausl sulla continuità assistenziale. Nella lettera aperta si parla di “tagli mascherati” e si minacciano le dimissioni.
In una nota appena inviata alla stampa, l’Ausl Romagna risponde alle critiche parlando di affermazioni “pretestuose e sorprendenti”.
“La Centrale unica di continuità assistenziale – scrive l’azienda sanitaria – prevede una risposta di un operatore tecnico che ha il compito unicamente di comprendere la natura della richiesta del cittadino e di indirizzarlo al servizio idoneo. L’operatore tecnico non effettua nessuna intervista di natura sanitaria, la quale è chiaramente demandata ai professionisti: infermieri della centrale operativa 118, medici in servizio nelle sedi territoriali della Continuità assistenziale e medici presenti in Centrale. Va ricordato che da oltre 30 anni la prima risposta della centrale operativa 118, la cui qualità in termini di efficacia ed efficienza è indiscutibile, è affidata a operatori tecnici che hanno il compito di comprendere l’esigenza del chiamante e trasferire il bisogno all’infermiere che effettua l’intervista per valutare la necessità dell’invio del mezzo di soccorso e con quale priorità di intervento. La previsione di impiegare all’interno della centrale operativa 118 Romagna operatori tecnici per la prima risposta alla richiesta di contatto con un medico di continuità assistenziale va nella direzione di consentire un più rapido inoltro al medico, che risponderà al cittadino, così come di intercettare chiamate che invece richiedono un approfondimento da parte degli infermieri 118″.
L’Ausl Romagna sottolinea inoltre che non intende “ridurre il numero di medici schierati in servizio, ma solo prevederne una differente distribuzione nelle sedi territoriali che consentirà di aumentare il numero di medici in grado di farsi carico della risposta telefonica ai bisogni dei cittadini. Un unico numero di riferimento centralizzato (e l’esperienza 118 lo dimostra) consente ai cittadini di avere tempi di risposta molto più rapidi di quanto fino ad oggi avvenuto”.
Quanto al presunto mancato coinvolgimento dei medici sulla riorganizzazione “è evidente che l’Ausl agisce nei luoghi e tramite gli organismi preposti, applicando prassi e procedure condivise, non prevedendo altre modalità comunicative con i professionisti”.
Per quanto riguarda le perplessità espresse nell’attivazione e sviluppo dei Cau – Centri di assistenza urgenza, l’Ausl Romagna riferisce di “due sperimentazione organizzative” condotte a Cervia e Cattolica che avrebbero “evidenziato, attraverso il monitoraggio dei dati di attività e degli esiti, l’efficacia del modello organizzativo e, in particolare, la possibilità per i cittadini di accedere a strutture territoriali per la risposta a bisogni urgenti di natura episodica, mantenendo una stretta connessione con il medico di medicina generale per il proseguimento delle cure”.
La nota dell’Azienda sanitaria si chiude sottolineando che “ogni elemento riorganizzativo sarà oggetto di attenta valutazione e monitoraggio e ogni eventuale azione correttiva che dovrebbe rivelarsi necessaria sarà prontamente adottata”.