Coronavirus Covid-19: Gerusalemme, monsignor Pizzaballa e il custode Patton in quarantena domestica

Sabato 29 febbraio si sono svolte la processione e il “solenne ingresso” al Santo Sepolcro di Gerusalemme per il primo sabato di Quaresima. A guidare la processione monsignor Leopoldo Girelli, nunzio apostolico in Israele e a Cipro e delegato apostolico in Gerusalemme e Palestina. Il nunzio ha presieduto la processione al posto dell’amministratore apostolico, monsignor Pierbattista Pizzaballa, e del vicario generale, monsignor Giaconto Boulos Marcuzzo, entrambi precauzionalmente in “quarantena domestica” come imposto dalle autorità israeliane a tutti coloro venuti dall’Italia nelle ultime due settimane.

Monsignor Pizzaballa è reduce dall’incontro dei vescovi del Mediterraneo tenutosi a Bari dal 19 al 23 febbraio scorso, mentre monsignor Marcuzzo ha partecipato all’incontro della Celra (Conferenze episcopali latine delle regioni arabe) svoltosi a Roma dal 17 al 20 febbraio. Con loro, secondo quanto appreso dal Sir, in quarantena anche il custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, e monsignor Moussa El-Hage, arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti, tutti partecipanti all’incontro di Bari. Si stima che in Israele ci siano attualmente circa 5mila persone in quarantena.

Nei giorni scorsi, allo scopo di fronteggiare la diffusione del coronavirus Covid-19, il Patriarcato latino di Gerusalemme ha emanato una serie di raccomandazioni da applicarsi durante la celebrazione delle messe nelle chiese locali. Le direttive, indicate dall’amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, mons. Pierbattista Pizzaballa, e tutt’ora in vigore, prevedono che “la Comunione sia ricevuta soltanto in mano. Evitare, inoltre, che i fedeli bevano dal calice (ad eccezione dei celiaci)”. Altra indicazione suggerita è quella “di svuotare le pile di acqua santa specialmente nei santuari e nei Luoghi santi”. Dal Patriarcato giunge anche l’esortazione al clero e ai fedeli di pregare per tutti coloro che sono ammalati e per coloro che sono morti.