Coronavirus Covid 19. Il consiglio de’ decurioni e il rischio della pubblica follia

Mi viene in mente il consiglio de’ decurioni. Qualcuno penserà che stia impazzendo. No, vi rassicuro: non è così. Mi son preso la briga, in questi giorni di panico diffuso, di rileggere i capitoli XXXI e XXXII di quello che io considero uno straordinario romanzo:  “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni. Sì, perché un conto è citarli. Un altro è rileggere proprio quei passaggi così attuali quasi fossero stati scritti oggi, per me, per noi, per tutti.

Sì, perché delle due, una: o eravamo esagerati solo pochi giorni fa o siamo faciloni oggi. O ci hanno raccontato fandonie sull’espandersi dell’epidemia tale da poter mettere in crisi la struttura sanitaria dell’intero Paese oppure resta vero quello che anche noi abbiamo scritto e riportato da luminari della scienza che mettevano in guardia, non secoli fa ma lunedì e martedì scorsi, sul possibile e probabile espandersi a macchia d’olio del Coronavirus.

O eravamo disfattisti all’inizio della settimana o siamo pressapochisti oggi. Non è possibile che nel breve volgere di soli quattro giorni il Coronavirus-Covid 19 non faccia più timore e tutto possa tornare alla normalità. Come se le draconiane misure adottate solo pochissime ore fa fossero state uno scherzo e magari si potevano anche evitare.

Siamo dinanzi al consiglio dei decurioni?, mi domando alquanto sbalordito. E’ evidente come il Manzoni abbia ricamato su questi soloni di allora che pensavano di saperne ben più di altri e sottovalutarono il contagio pensando solo di andare in cerca degli untori, invece di evitare la trasmissione da persona a persona.

“Da’ trovati del volgo, la gente istruita prendeva ciò che si poteva accomodare con le sue idee; da’ trovati della gente istruita, il volgo prendeva ciò che ne poteva intendere, e come lo poteva; e di tutto si formava una massa enorme e confusa di pubblica follia”. Queste righe tratte dal capitolo XXXII sono illuminanti, a parer mio. A volte ho l’impressione di essere travolto da questa pubblica follia da cui mette in guardia il Manzoni. Ciascuno dice la sua, in perfetta libertà. Oggi il pericolo contagio per tutti e l’isolamento come unica arma da mettere in campo in questa guerra senza quartiere. Domani l’esatto contrario, tanto abbiamo fatto troppi tamponi, i bambini non si ammalano, i più guariscono, i più sono contagiati senza sintomi.

Allora, suggerirei: diteci la verità. Abbiamo davvero il pericolo che il nostro sistema sanitario possa rischiare il collasso con un’espansione del virus (se i contagiati diventassero un milione sarebbero davvero necessari centomila posti, che non abbiamo, in terapia intensiva come è stato paventato?) oppure abbiamo tutti esagerato, scienziati in primis, e ora dobbiamo tornare a darci una calmata? Quali reali pericoli corriamo per la salute? E quali per l’economia? Quali sono più importanti? E perché ora gli altri Paesi rifiutano i nostri connazionali che lì vorrebbero recarsi? Perché il Giappone ha chiuso le scuole per due settimane e noi dopo una sola le vogliamo riaprire? Una sola settimana è stata sufficiente per realizzare cosa? Cosa è cambiato rispetto a lunedì scorso se i contagiati sono aumentati, i morti pure e stiamo portando il Coronavirus in tutto il mondo?

Questo ci deve spiegare chi ci governa. Sia a Roma, sia a Bologna sia nelle nostre città. Chi ha l’onore, e l’onere, di guidarci deve rispondere a queste domande. Semplici e banali. Ma a queste deve dare risposte per essere credibile. E chiedere scusa se nei giorni scorsi si sono presi abbagli, oppure confermare i provvedimenti se quanto detto corrisponde ancora al vero. In questo “celebre delirio” (capitolo XXXI) i nostri rappresentanti rischiano di passare alla storia peggio di quelli del consiglio de’ decurioni, “perché, negli errori e massime negli errori di molti, ciò che è più interessante e più utile a osservarsi, mi pare che sia appunto la strada che hanno fatto, l’apparenze, i modi con cui hanno potuto entrare nelle menti, e dominarle”.