Coronavirus. Falcinelli: “Senza una diagnosi per tutti, la ripartenza è un rischio”

Il tema è quello della diagnosi. Ed è un tema rilevante: sempre, ma soprattutto in vista della cosiddetta “fase 2” con la ripartenza delle attività economiche. Il dottor Stefano Falcinelli, presidente dell’Ordine dei Medici e Odontoiatri è chiaro, come suo solito: “Come tutti, ho notato che il numero dei contagi sul nostro territorio è tra i più bassi. Per quale ragione? Perché meno persone hanno contratto il virus o perché ne abbiamo trovati meno? Fino a quando non ci sarà chiarezza su questo, la ripartenza è un rischio”. 

Per ridurre questo rischio, continua il dottor Falcinelli, occorre accertare lo status immunologico della popolazione. E non è affatto semplice, spiega, perché secondo alcuni studi i cosiddetti “a-sintomatici”, portatori del virus, ma senza sintomi evidenti, potrebbero essere l’80 per cento del totale. Come individuarli? L’unica strada è quella dei test sierologico a tappeto. Ma non solo: “Il test devono anzitutto essere sicuri (e su questo la delibera regionale approvata giovedì scorso impone criteri e modalità ai laboratori privati a cui si potranno rivolgere i datori di lavoro per i loro dipendenti – ndr) e da soli non bastano: il test dà informazioni sul fatto che il soggetto si sia o meno immunizzato, ma non se abbia la malattia in corso. Serve anche il tampone”. E per questi ultimi i reagenti scarseggiano.

Ci saranno tempo e risorse per poter fare davvero uno screening di massa sulla popolazione, con questi due test, prima della ripartenza? Difficile crederlo. Con la delibera pubblicata giovedì la Regione apre ai test fatti da alcuni laboratori con criteri e modalità ben precise (per evitare il rischio far west e soprattutto di falsi negativi), ma quanti decideranno effettivamente di farlo? Ci saranno incentivi? Tutti temi da mettere sul tavolo della “ripartenza”, assieme ai famosi dispositivi di protezione individuale (non necessariamente solo guanti e mascherina) che devono essere “disponibili e fruibili” per tutti. A proposito, ai medici sono mai arrivati? Il dottor Falcinelli è stato tra i primi a denunciarne la mancanza, anche e soprattutto per i medici di base. “Una quindicina di mascherine per ogni medico sono arrivate dall’Ausl, ma ovviamente non sono bastate. Per fortuna, abbiamo avuto varie donazioni: come Ordine abbiamo distribuito agli iscritti due mascherine Kn95 inviate dal Ministero della Salute e poi Avis ci ha donato le visiere e Ravenna Holding delle Ffp2. Con le donazioni ci siamo un po’ salvati”. Nel senso che ci sono stati relativamente pochi contagi tra i medici di medicina generale e, per fortuna, nessun decesso.

Per leggere l’intera intervista cliccare al link qui sotto

httpss://risveglioduemila.it/2020/04/falcinelli-senza-una-diagnosi-per-tutti-la-ripartenza-e-un-rischio/