Coronavirus. Il presidente del Campus universitario: “Il semestre finirà online, esami compresi”

Un programma che doveva realizzarsi in due anni è stato messo in campo in soli quattro giorni. “Ovviamente non in toto – precisa il professor Massimo Cicognani, presidente del Campus universitario di Cesena dell’Alma Mater Studiorum di Bologna -. C’erano fondi destinati alla didattica innovativa che riguardavano didattica in presenza e nuove tecnologie. Abbiamo dato avvio a quel progetto anche se, è bene ribadire, la scuola e l’università non possono prescindere dalla presenza. Non siamo e non saremo mai l’università che distribuisce videocassette, per capirci”.

Tutto compresso in pochi giorni, vista l’emergenza sanitaria e la necessità del distanziamento sociale. “Il secondo semestre non è mai iniziato in aula – precisa il docente -. Subito ci siamo detti che non saremmo potuti andare oltre le due settimane di sospensione. Ne eravamo ben consapevoli. Sarebbe saltato tutto. Il rettore ci aveva chiesto, di martedì, l’avvio per una prima metà dei corsi dal lunedì seguente e l’altra metà per quello successivo. Siamo riusciti ad andare subito con tutte le lezioni online, anche con i laboratori. Certo, per questi ultimi si tratta di simulazioni, ma i prof si sono muniti di telecamere e di simulatori che hanno reso molto fruibili le sperimentazioni”.

“I corsi vengono resi secondo l’orario ufficiale delle lezioni – aggiunge il prof -. Quindi, nessuna registrazione, ma partecipazione in presenza, anche se online. Gli studenti non possono registrare. Caso mai è lo stesso docente che può rilasciare la registrazione una volta che l’ha rivista. Grazie a una chat gli studenti possono porre domande e quelle audio invece vengono gestite dal docente”.

Ma la partecipazione come è stata? “Molto buona da parte degli studenti – dice Cicognani -. Ci hanno ringraziato perché non ci siamo fermati. La loro risposta ci ha molto colpito. Abbiamo avuto le stesse presenze che avevamo in aula. Un segnale molto incoraggiante e di assunzione di responsabilità da parte degli studenti”.

E le tesi di laurea? “Non si sono fermate neppure quelle – ci tiene a precisare il presidente di Campus. Era per noi un atto fondamentale, anche perché, soprattutto in questa fase si avverte il bisogno di gente preparata. Abbiamo svolto le lauree con le stesse modalità, anche se gli studenti erano collegati da casa loro e molti professori anche. Io ero in aula e mi sono messo anche la toga per dare solennità al momento, giustamente. Anche i ragazzi si sono presentati sempre molto eleganti”.

“La sessione si è conclusa regolarmente, senza aver perso nessuno a causa del blocco dovuto al virus – prosegue Cicognani -. Tutti si sono laureati. Un segnale molto forte nelle settimane in cui vedere il nuovo campus vuoto risulta davvero straniante. In ogni caso siamo riusciti a tenere le fila di questa comunità, compatibilmente con le condizioni di questo particolare momento”.

E gli esami come si svolgeranno? “È già chiaro che il semestre finirà online, esami compresi – precisa il docente -. L’università non riaprirà prima dell’estate. Per gli esami useremo lo stesso strumento che utilizziamo per le lezioni con alcuni perfezionamenti”.

E per gli esami scritti? “È stata creata una piattaforma ad hoc. Si caricherà il test in pdf su cloud. Durante la prova ci sarà la webcam accesa sulla stanza, a 360 gradi. Il desktop sarà condiviso col docente che lo potrà controllare. Il file con i quesiti non si potrà acquisire da poter inviare ad altri e lo smartphone dovrà essere ben visibile e a faccia in giù. Abbiamo disponibile anche un secondo sistema più sofisticato, con una sorveglianza automatica gestita con l’intelligenza artificiale, con segnalazioni per movimenti sospetti. In quel caso partirebbero degli allert”.

Quale verrà scelto tra i due sistemi? “Dipende dal docente – risponde Cicognani – anche se credo che sarà preferito quello a sorveglianza diretta. Comunque mi sento di poter affermare che apriamo una linea di credito ai nostri studenti, in grandissima parte affidabili, come hanno dimostrato in queste settimane. Comunque le assicuro che la sorveglianza non sarà inferiore al solito, anzi. Completeremo l’anno, tesi comprese”.

E da settembre in poi? “Per il primo semestre del prossimo anno ci aspettiamo una didattica mista, viste le norme sul distanziamento sociale che probabilmente resteranno in vigore – prosegue -. Magari avremo metà classe per volte e il resto sarà collegato da remoto. Poi c’è anche il tema dei fuori sede, ora non più a Cesena. Avranno modo di organizzarsi di nuovo? Avranno i mezzi economici le famiglie per sostenerli? Torna d’attualità il diritto allo studio per tutti. Le anticipo che doteremo tutte le aule di microfoni d’ambiente e di telecamere. Tutti vedranno bene la lavagna”.

Professore, so che si interessa anche di modelli matematici da applicare al contagio in corso. Qualcosa non le torna? “I modelli matematici sono come le ricette: per essere efficaci ci vogliono gli ingredienti giusti che in questo caso sono i dati a nostra disposizione. Il numero totale dei contagiati non è un dato buono, è molto grezzo. Il loro numero reale è di certo da sei a dieci volte superiore. Anche il numero totale dei tamponi non è buono. Alla stessa persona ne possono essere fatti anche tre. Non abbiamo il numero delle persone. Anche il dato nazionale è molto sporco, così come il numero dei guariti. Per esempio, la Lombardia considera per guariti quelli dimessi dall’ospedale. Come può ben comprendere, i dati non sono buoni”.

Allora, che si fa? “Nonostante questo, il picco epidemico, cioè il numero massimo dei contagiati giornaliero, è alle nostre spalle – è la risposta rassicurante del prof -. Con il mio modello fai da te è stato raggiunto a fine marzo. Da quel momento la curva tende a decelerare. Nel mio modello più grezzo, con la popolazione divisa in due, tra ammalati e non ammalati, quando si arriva al picco si è circa alla metà dei contagiati, anche se il dato era distorto perché ora si fanno molti più tamponi (A margine le dico che ne avremmo dovute fare molti di più, fin dall’inizio, sull’esempio di ciò che è stato realizzato in Veneto). A fine marzo eravamo a 90 mila. Si arriverà a 180 mila: la curva è simmetrica, anche rispetto al tempo. Arriveremo a un aumento vicino allo zero nella prima o nella seconda settimana di maggio. Questo è un modello ideale”.

E un altro modello… “Se dividiamo la popolazione in tre, inserendo anche i suscettibili, tutto dipende dall’ormai famoso R0 – prosegue Cicognani nella sua descrizione –. Quando questo dato va sotto a 1, cioè quando un contagiato ne contagia meno di uno, arriva la discesa di tipo esponenziale. Appare evidente che se la gente non si incontra R0 tende a essere uguale a zero. Quando si riapriranno le attività, di sicuro ci sarà una seconda ondata di contagi, ma il nuovo picco sarà molto più basso del primo se R0 non sarà troppo alto e l’epidemia si arresterà più avanti”.

Infine, quindi, professore… “Non torneremo più alla vita di prima – dice con chiarezza il presidente del Campus cesenate -. Penso che torneremo ai contatti sociali solo quando si avrà un vaccino o in presenza di una terapia farmacologica efficace. A maggio assisteremo a una ripartenza dei contagi. Lo dobbiamo sapere perché non c’è stata una evoluzione naturale dell’epidemia. Ma il picco sarà basso se continueremo con il distanziamento sociale. Se avessimo lasciato andare l’epidemia con il suo decorso naturale ne saremmo usciti prima, ma con molti più morti e con il sistema sanitario al collasso. Ecco perché abbiamo dovuto allungare il decorso: si allunga la vita epidemica e si mitigano gli effetti. Il ciclo si completerà con la ripresa di maggio, ma sarà più sopportabile, anche in rapporto alle più alte e più efficaci misure che verranno adottate per la ripartenza”.