Dal Mondo
Coronavirus in Ciad (Africa). Le parole di Anna Rosa Casadei, suora e infermiera
La gambettolese Anna Rosa Casadei, suora della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret, è missionaria infermiera nel Ciad dal 1993. Lavora all’ospedale di Goundi, fondato e diretto dai Gesuiti e convenzionato con lo Stato. Il Paese centroafricano ha una superficie quattro volte quella dell’Italia e una popolazione di 16 milioni di abitanti.
Suor Anna Rosa ci ha scritto alla fine di maggio che “in rapporto alla pandemia di Covid19 qui è un po’ difficile avere notizie certe, perché non ci sono tutti i mezzi come da voi. Sembra che i contaminati siano 600-700 in maggioranza nella capitale N’Djamena, nelle altre parti 1-2 casi. Nella nostra regione per il momento non ci sono casi segnalati. Il Governo ha preso le misure di contenimento un po’ come da voi, ma è un po’ più difficile rispettarle per diversi motivi, perché molta gente vive col commercio giornaliero. Dal 20 marzo sono chiusi luoghi di culto e scuole. La capitale è chiusa, non si entra e non si esce, come in qualche altra parte del Paese. Per evitare che il Coronavirus si propaghi si sono adottate misure di barriera: lavaggio delle mani, portare la mascherina, la distanza di sicurezza per quanto possibile. Un caro saluto e ricordo nella preghiera”.
Suor Anna Rosa Casadei ha poi ha raccontato le tappe del suo impegno in Africa. Giunta all’ospedale “Il Buon Samaritano” di Goundi nel 1993, vi è rimasta fino al 2002, è passata a Bam e poi all’ospedale dei Gesuiti nella capitale fino al 2017. Da allora è tornata a Goundi dove con offerte, donazioni, prestazioni e il contributo cospicuo dello Stato si cura, anche attraverso 9 centri sanitari, la salute della popolazione della città e di quella molto più numerosa delle zone rurali. Si raggiungono i 210mila abitanti. L’ospedale conta 125 posti letto. Suor Anna Rosa prende servizio alle 6,30 nel reparto delle cure intensive per i casi gravi che interessano bambini e adulti, la chirurgia d’urgenza e la tubercolosi. I posti letto sono 50, un terzo di quelli di tutta la struttura. Quando sono tutti occupati, i malati si mettono nella veranda.