Coronavirus. L’ad di Orogel Piraccini: “Sarei felice se a fine anno avessimo lo stesso fatturato del 2019. Abbiamo anticipato il contagio”

“Abbiamo lavorato a pieno regime in questo periodo”. Lo dice l’amministratore delegato di Orogel, Bruno Piraccini, raggiunto al telefono. “A casa o in ufficio, per chi ci vuole andare, per noi è la stessa cosa, in questo momento – aggiunge -. Il 70 per cento di noi è in smart working, ma anche chi va in azienda trova condizioni di lavoro che tengono conto della pandemia. Finora non abbiamo avuto alcun caso di contagio, forse anche perché fin da subito, tra fine febbraio e inizio marzo, abbiamo adottato tutte le precauzioni possibili e abbiamo contribuito a diffondere una certa cultura nel personale che poi è stata trasmessa anche ai familiari”.

“Ne parlavo anche ieri sera in un meeting su una piattaforma online – aggiunge Piraccini -. Più confort per il personale, e magari anche una dose di fortuna, fatto sta che finora il virus da noi non è arrivato. Prevenzione, pur nella necessità di dover far fronte a richieste ben superiori al normale”.

“Nel nostro territorio, finora abbastanza risparmiato dal Covid-19, molti hanno la possibilità di lavorare grazie a numerose aziende legate al settore alimentare – dice Piraccini -. So di numerose situazioni di difficoltà, penso ad esempio al comparto dello spettacolo e degli artisti più in generale. C’è tanta gente che non lavora. Sono numerose le segnalazioni e le chiamate che mi arrivano per famiglie in situazioni drammatiche”.

Se le vendite al dettaglio hanno avuto un’impennata, le mense invece sono chiuse. Come incidono questi fattori sul bilancio di Orogel? “Gli incrementi importanti nel settore retail,  +70 per cento in marzo, hanno finora compensato le diminuzioni del cosiddetto food service (ristoranti e mense) che hanno fatto registrare pesanti diminuzioni per un settore che pesa per il 30 per cento sul fatturato. Sarei felice se a fine anno riuscissimo a chiudere in pareggio, in termini di risultati sul 2019, visti questi scenari e tenendo conto che la crescita delle vendite al dettaglio si assesteranno e che il comprato food service riprenderà poco alla volta”.

(Nella foto qui sopra l’ad di Orogel Bruno Piraccini)

“Anche in aprile la tendenza delle vendite retail è buona – dice il direttore commerciale di Orogel, Maurizio Zappatore (foto in basso) – con un +25 per cento, mentre il food service è passato da un -40 per cento di marzo al -70 per cento di aprile poichè tutta la ristorazione è rimasta del tutto serrata. 

Come è potuto succedere in un periodo così complicato e di crisi, con difficoltà nell’andare al lavoro? “Dalla fine di febbraio – risponde il manager – abbiamo intuito che i nostri prodotti sarebbero stati molto richiesti. E lo sarebbero stati tanto più se di qualità. Questo è stato il motivo del successo. È così che abbiamo deciso di intensificare la produzione, proprio nel momento in cui abbiamo adottato il distanziamento sociale, le precauzioni e tutto ciò che era necessario per contrastare il virus”.

“Abbiamo evaso ordini per 800-900 tonnellate di merce al giorno – prosegue Zappatore -. Tradotti in camion, si tratta di 50 bilici al giorno. Uno sforza notevole che, sotto la regia dell’area commerciale, ha impegnato tantissimo la produzione e la logistica. Basta pensare al lavoro dei camionisti che viaggiavano con le aree di servizio chiuse. A volte per loro era complicato anche trovare una toilette”.

Quali i prodotti più apprezzati dal mercato in frangenti come questi? “Oltre i soliti spinaci, minestroni e piselli – dice Zappatore – in queste settimane sono stati molto gettonati prodotti vegetali con poche calorie e molte vitamine come i contorni benessere, ma anche i passati di verdura e le zuppe”.

Quali le strategie per il prossimo futuro così incerto? “Lavoreremo per colmare il calo del settore food service. Avremo davanti a noi dei mesi in cui il comparto al dettaglio si assesterà, mentre la ristorazione collettiva segnerà ancora il passo. Dovremo trovare mercati alternativi, con risultati abbondanti per colmare il probabile gap. Uno potrebbe essere costituito dall’export che per noi ancora pesa poco, il 4 per cento. Abbiamo costituito una società a New York per aprire quel mercato. In un prossimo futuro ci potrebbe essere interessanti prospettive per i nostri prodotti”.

E il rapporto con i clienti? “È la prima volta che ci capita da lavorare da casa con tutta la struttura commerciale. Un fatto inedito per noi che siamo abituati a frequentare i nostri clienti. Ma anche i clienti sono in smart working. Questo evento ha favorito i legami. E ha migliorato l’efficienza del nostro lavoro. Più tempo a disposizione, meno dispersione in viaggi ed energie. Un modello che si potrebbe riproporre nel prossimo futuro perché la formula si sta rivelando vincente. Certo, lo abbiamo compreso molto bene in questo frangente non semplice da gestire, ci vogliono professionisti preparati dal punto di vista commerciale, in grado di fornire soluzioni alle necessità dei consumatori”.

Nella foto, il direttore commerciale di Orogel, Maurizio Zappatore