Dall'Italia
Coronavirus: Pastorale giovanile, “la Chiesa non chiude”. Un progetto estivo per i ragazzi in tempo di pandemia
“Aperto per ferie. Progetto per l’estate ragazzi in tempo di pandemia”: è l’iniziativa messa in campo dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile (Snpg) condiviso con le associazioni e le realtà della vita consacrata che siedono al tavolo del Forum oratori italiani (Foi) per rispondere a una delle questioni che emergeranno la prossima estate: “la gestione di bambini e ragazzi”.
In questa situazione, del tutto nuova della pandemia, tre i bisogni più urgenti: “affidare i propri figli a qualcuno; avere un occhio di riguardo per gli adolescenti; non rinunciare alle attività educative dell’oratorio a oltranza”. Bambini e ragazzi sono rimasti in casa per molte settimane, “ma un conto è tenerli in casa nel mese di marzo, un conto è farlo nel mese di luglio” con tutto quel che ne deriva in tema di gestione familiare, per esempio lavoro e nonni da tutelare perché categoria a più alto rischio di contagio.
Per non lasciare i figli “nell’inedia”, viene spiegato nel progetto, “c’è bisogno di far riprendere la circolazione delle relazioni che aiuti la comunità a ritrovarsi, pur sapendo che non sarà più la stessa e che non sarà possibile (almeno nell’immediato) fare le cose di sempre. La pandemia chiederà modalità nuove che dipenderanno molto dagli spazi che il mondo della sanità e le decisioni politico/amministrative decideranno di concedere oppure no”. Da questi bisogni possono scaturire delle opportunità che il progetto identifica “nella figura degli adolescenti animatori, sono i più sani (si ammalano meno di chi è adulto), hanno alte capacità tecnologiche, che mai come ora sono necessarie”.
Una seconda opportunità è data dai “bambini e i ragazzi che, stanchi di essere relegati in casa, hanno bisogno di ricuperare il loro spontaneo istinto alle relazioni e agli incontri. Poterli rimettere in relazione fra loro sosterrà gli stessi adulti nella fatica di riprendere in mano una vita quotidiana non facile”. Una terza opportunità riguarda, infine, la vita degli oratori: “c’è un clima da ricostruzione. Un contesto del genere può offrirsi come l’opportunità di un laboratorio per scoprire il futuro, a patto di imparare ad agire pensando, raccogliendo le indicazioni utili che possono emergere e per non ritrovarci domani a viaggiare ancora a fari spenti”. Strategia di fondo del progetto è ragionare “per fasi”: all’inizio immaginare di organizzare l’esperienza estiva attorno all’idea di piccoli gruppi, con attività gestite via web, per esempio una “festa di inizio” a distanza, uscendo sui balconi, laboratori espressivi, giochi, tempi di preghiera.
Se e quando sarà possibile uscire e ritrovarsi a piccoli gruppi, il progetto ipotizza uno scenario che un po’ alla volta si apre: luglio, oppure agosto “quando difficilmente ci sarà l’esodo degli italiani verso le località di mare o montagna” complice anche una possibile ristrettezza di risorse economiche. In questo caso entrano in gioco “luoghi spalmati sul territorio in modo che avanzi l’idea di un oratorio diffuso in vari ambienti della comunità, utilizzato per fasce orarie, alla presenza di numeri contingentati e seguendo le precauzioni del caso, più che cappellini, mascherine colorate. Nasce l’idea di un oratorio “arcipelago”, sia nella gestione dei tempi (potrebbero essere necessarie fasce orarie diverse) che degli spazi: ovviamente occorrerà raccordarsi con le amministrazioni locali”. “La Chiesa non chiude, non abbandona i ragazzi a sé stessi”. Anzi “chiede ai suoi preti e alle comunità educanti di rinnovare il proprio impegno di cura e accompagnamento. Soprattutto in questo momento”.
È il messaggio di fondo del progetto, affermano dal Snpg, “non sarebbe un buon messaggio quello di concentrare tutta l’attenzione della Chiesa solo sulla liturgia (di cui tutti sentiamo necessità) o sulle attività caritative che incontrano i bisogni dei più poveri (che non passano in secondo piano). La maggior parte dei preti nei territori e nelle parrocchie – ribadiscono dalla Pastorale giovanile della Cei – sa che in questo momento la cura dei ragazzi e adolescenti non può rimanere solo in carico alle famiglie. Per questo sarà importante sostenere una comunicazione forte che inviti le Diocesi ad attivarsi per una estate ragazzi possibile nelle forme che ciascuno riconoscerà come fattibili per sé nel rispetto delle normative governative”.
Il progetto, che avrà uno sviluppo attraverso la stesura di strumenti che ne permettano la fattibilità, è stato inviato dalla Segreteria generale della Cei a tutti i vescovi e al Ministro delle pari opportunità e della famiglia.