Da Cesenatico, passando per Francia e America, ora a Bruxelles

Sara Fattori è una ragazza tosta. Lo si comprende subito. Gli occhi sono vivaci e scrutano, sempre in ricerca di qualcosa di nuovo. E di novità Sara ne porta molte con sé. Le custodisce e le condivide, anche con chi poi le può raccontare. Sì, perché lei è una che sa il fatto suo, ma ha anche l’ardire di chiedere, di domandare per indagare il mondo da diversi punti di vista.

Classe 1997, Sara viene da Sala di Cesenatico. Ha frequentato con ottimi risultati il liceo linguistico “Ilaria Alpi” di Cesena, poi si è messa alla ricerca di esperienze che potessero essere una risposta alle sue domande sulla vita e sulla sua vita.

Dopo la maturità, per Sara si aprono le porte di un corso triennale, in inglese a Versaille (Parigi). Poi segue la magistrale alla Sorbona, sempre a Parigi e sempre in ambito di relazioni internazionali. Seguono lauree con risultati eccellenti. Di lingue al liceo ne ha imparate, ma ora le mastica come fossero italiano, sia l’inglese che il francese. Arriva anche il momento del master.

Entra al collegio di Bruges, molto selettivo, quindi è la volta di un’opportunità unica: a Boston, all’università Tufts, nella Fletcher school, una scuola di relazioni internazionali, una delle più prestigiose. «Lì – dice ancora Sara – il 55 per cento degli studenti viene da Paesi extra Usa. Un’opportunità di crescita incredibile». Negli States, con il Distretto e la Foundation, Sara per un semestre studia e nell’altro lavora, senza mai tornare a casa. «Quando ho avuto un po’ di margini dagli studi, ho viaggiato – aggiunge -. Avverto di avere imparato molto in un arco di tempo limitato. È stato tutto molto appassionante. Mi sono occupata sempre di Affari transatlantici, ma negli Usa uno poi sceglie un suo percorso più personalizzato. Ho trascorso un semestre di lavoro a Washington in un centro di ricerca di studi strategici, una sorta dell’Ispi che abbiamo in Italia. Ho lavorato sui diritti in Paesi del centro e sud America come Messico, Nicaragua, Venezuela».

Sara in Messico è andata per fare ricerca sul campo. Ha viaggiato molto per capire. Ha attraversato la frontiera al confine con gli Usa, dove c’è il muro. «Io con i tratti europei e i capelli biondi non ho problemi a passare di qua e di là. Ma tanti incontrano numerose difficoltà. Ho visto trafficanti di essere umani e di droga. Sono zone di spaccio e di mafia. È impensabile uscire la sera da soli».

Adesso i piani di Sara cambiano di nuovo. Dall’inizio di ottobre prende il via una nuova vita, questa volta, e per la prima volta, a Bruxelles. Si tratta di un tirocinio con la Commissione europea, nel settore della cooperazione internazionale con i Paesi in via di sviluppo. «In mezzo allo studio, alla tesi da preparare e al lavoro – racconta – negli Usa ho trovato il tempo per cercare questa nuova opportunità. L’esperienza negli States mi ha aperto gli occhi su questo nuovo mondo e mi ha fatto intraprendere questo percorso. Anche l’esperienza in Messico mi ha aiutato tanto. Mi occuperò di sistemi sanitari, di educazione, di diritti delle donne. Con i fondi comunitari si possono avviare tanti progetti. Non si può salvare il mondo, ma qualcosa si può fare».

Il periodo intenso vissuto in America ha consentito a Sara di allargare gli sguardi. «Si studiano le relazioni internazionali da punti di vista diversi. Anche i docenti arrivano da Paesi in via di sviluppo. In Europa l’ambiente è più chiuso. Là c’è una prospettiva più ampia. Il mio progetto era tornare e poter lavorare con la Commissione europea. E poi volevo tornare a casa. Quello non è il mio Paese».

Adesso è il momento di fare ancora una volta i bagagli. «Sto spedendo diversi scatoloni che mi precederanno nel mio arrivo a Bruxelles – dice in conclusione Sara che ha perso molto dell’accento romagnolo e tra le sue lingue conosciute molto bene ha aggiunto lo spagnolo, con studi anche in russo e in giapponese -. Si parte per una nuova avventura», anche se per lei ormai partire per andare a Bruxelles è come prendere il treno per Bologna.

In quarta superiore Sara Fattori aveva già vissuto un week end a Venezia, una proposta del Rotary per i più bravi studenti delle quarte dei licei della Romagna.

Allora si parlava di epigenetica, ricorda Sara, e la strada scientifica la tentò. Quei giorni le fecero comprendere l’importanza di allargare gli orizzonti, e anche il Rotary tornerà nella sua carriera di studente. Il club di Cesena, con il Distretto Emilia Romagna e Repubblica di San Marino e la Rotary foundation, ha sostenuto Sara con una borsa di studio da 30 mila euro. « Il Rotary apre molte porte – ci tiene a dire -. Con me, in America, con una borsa di studio simile alla mia, c’erano anche una ragazza spagnola e due giapponesi, per gli stessi studi».