Dal barcone alla campagna. Un lavoro per ritrovare la dignità

“L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. A definire il legame che intercorre tra la dimensione politica di un Paese e i diritti dei cittadini che lo vivono è la Carta Costituzionale all’articolo 1. Un rapporto che vale tanto per gli italiani quanto per tutti coloro che decidono di far ripartire la propria vita in Italia. È questo uno dei concetti da cui prende avvio l’impegno quotidiano della Cooperativa sociale Acquacheta che dalla sua nascita nel 2003 cerca di offrire un’opportunità di crescita al territorio montano del Forlivese. Ancorate le fondamenta alla terra romagnola, nel 2004 la cooperativa ha iniziato la sua attività nell’accoglienza dei migranti, servizio gestito per conto del Comune di Portico e San Benedetto. Ad oggi ne ospita 135: circa 45 nuclei familiari e i restanti 90 prevalentemente maschi in giovane età. A specificarlo è il presidente Mirko Betti che a 15 richiedenti asilo ospiti del Centro ha dato la possibilità di partecipare a un corso di formazione per Operatore Agroalimentare all’interno della azienda multifunzionale di Sadurano. “È un modo – spiega – affinché questi ragazzi ottenuto il riconoscimento di rifugiati possano integrarsi sul territorio lavorando”.

Presidente perché proprio l’agricoltura?

Il  Centro di accoglienza è stato aperto dalla  cooperativa sociale all’interno dell’azienda agricola multifunzionale di Sadurano-Castrocaro, gestita dalla cooperativa CTA, che ha fornito gli spazi dove condurre le lezioni pratiche. In questo modo  si sono concretizzate  le condizioni ottimali per organizzare l’attività formativa a favore dei rifugiati ospitati: l’azienda possiede infatti allevamenti di bovini, polli e suini, nonché i locali e le attrezzature per la trasformazione delle carni e del latte.

Un aspetto logistico o c’è altro?

Da questa disponibilità ha cominciato a prendere forma la nostra idea. Ma la vera ragione ha a che fare con la lotta a un fenomeno che serpeggia nel nostro territorio e che colpisce principalmente i migranti: il caporalato. Questo corso ha dimostrato a questi uomini che è possibile lavorare in agricoltura senza essere sfruttati.

Come è nata l’idea?

La cooperativa ospita tutti migranti economici. Questa gente scappa da situazioni di estrema povertà per venire a cercare in Italia una vita normale. Per far si’ che questa vita riparta è necessario ricostruire dal lavoro. Il sistema di accoglienza italiano pur essendo eccellente per il salvataggio delle vita in mare, nella fase dell’accoglienza andrebbe migliorato. Spesso trascorrono mesi, a volte anni, per il riconoscimento del loro status di rifugiati. Una volta attenuto questi ragazzi vengono liberati dal programma di protezione senza sapere dove andare.

Voi avete dunque provveduto a questo?

Ci siamo posti l’obiettivo di dare loro la possibilità di apprendere un lavoro. Dal 2004 alcuni di loro li abbiamo assunti in cooperativa, due sono diventati soci.

Come si rapportano al nuovo lavoro?

Con non poche difficoltà. Il corso agroalimentare, ad esempio, è stato arricchito da un corso di linguistico ad opera di mediatori linguistici anglofoni e francofoni e da un altro per l’assicurazione fisica d’impiego.

Come si è articolato il corso?

È stato organizzato in due momenti didattici: il primo in aula e il seguente nei laboratori. Tutto per la durata di due mesi, in totale 66 ore di formazione con un costo complessivo di 7 mila euro. Auspichiamo una ripresa per il prossimo anno. Siamo già a lavoro per il settore agricolo e forestale. Vorremmo allargarci anche all’ambito industriale per il settore della sartoria e della lavanderia.

Decisiva la presenza di Irecoop. Non è così?

L’attività formativa nasce dalla collaborazione fra l’ente di formazione Irecoop Emilia Romagna (ente di emanazione di Confcooperative) e la cooperativa Acquacheta. L’apertura di un Centro gestito da noi all’interno dell’azienda multifunzionale di Sadurano (gestito da coop Cta) ha fornito le condizioni ottimali per organizzare questa attività formativa a favore dei richiedenti asilo ospitati.