Dalla Siria ad Alfero. Una storia di accoglienza

È una storia di accoglienza, quella che arriva da Alfero di Verghereto. Capace di superare le montagne, le culture, le diffidenze. Capace di aprire una piccola comunità dell’Appennino a un incontro di fiducia e speranza.

La storia la racconta Guido Guidi, già sindaco di Verghereto e oggi una delle colonne della Caritas parrocchiale. E tra i protagonisti della storia. Era l’estate dello scorso anno quando ad Alfero sono arrivate tre famiglie in fuga dalla Siria che dal 2011 si trova a fare i conti con una guerra civile, riparate nei campi del Libano. Da lì ad Alfero, con un carico di paura e di incognite, e la comunità di Sant’Egidio a far da ponte: alcuni membri della comunità fondata nel 1968 da Andrea Riccardi, in vacanza presso un B&B del territorio, in precedenza erano entrati in contatto con la Caritas di Alfero e con l’imprenditore Carmelino Ennio Guerra, titolare dell’azienda metalmeccanica Cometal che ha sede ad Alfero. Un’azienda punto di riferimento per l’economia del territorio: una trentina i dipendenti, con richiesta di manodopera sempre in crescita. Ed ecco che l’approccio con i referenti della Comunità di Sant’Egidio si è tramutata in opportunità di lavoro e di inserimento per due famiglie che dal Libano, attraverso un corridoio umanitario gestito dalla Comunità stessa, ad agosto 2023 sono arrivate ad Alfero.

Da subito gli uomini sono stati assunti come operai alla Cometal. Le famiglie sono state ospitate dalla Caritas in strutture della parrocchia. Alle due famiglie iniziali presto se ne sono aggiunte altre due e un ragazzo eritreo di 22 anni. «Per noi volontari Caritas è un’esperienza molto arricchente sul piano umano. Il rapporto con le famiglie nel tempo si è consolidato. Li abbiamo seguiti dapprima per le pratiche per i documenti: permessi di soggiorno e assistenza sanitaria… È stato un lavoro intenso, di grande affiancamento. I bambini sono stati inseriti nelle scuole del territorio, per un’esperienza di apertura che coinvolge anche i nostri ragazzi».

Costante è il dialogo con la Comunità di Sant’Egidio. «Siamo in stretta collaborazione – conclude Guidi -. Hanno un filo diretto con le famiglie e con noi della Caritas di Alfero. Non li hanno certo abbandonati. Sanno che qui hanno ricevuto una buona accoglienza da parte della comunità paesana e si stanno rendendo autosufficienti».

Cinque a oggi i dipendenti alla Cometal, e altre tre sono in arrivo. «Stiamo toccando con mano una bella umanità. Sono molto contento: è nella conoscenza, che passa anche attraverso il lavoro, che stiamo instaurando belle relazioni di stima e di affetto. Il giovane eritreo, qui da solo, lo sento vicino come un figlio -. A parlare è Ennio Carmelino Guerra, titolare della Cometal insieme alle due figlie e alle loro famiglie -. Viviamo una forte esperienza: gli uomini si sono integrati bene. La lingua un problema? No, uno di loro parlava già abbastanza bene l’italiano e ha fatto da ‘ponte’ con i colleghi. Certo, occorre un po’ di pazienza da parte di tutti, ma dopo un anno posso dire che ce la stiamo facendo bene. È un percorso che sta portando frutto, oggi e speriamo nel futuro».

A breve la Cometal amplierà i suoi stabilimenti, con l’apertura di un nuovo capannone di duemila metri quadrati. «L’azienda lavora bene – conclude Guerra – con soddisfazione di tutti. Aspettiamo prossimi arrivi che sappiamo saranno a breve. E speriamo che tutto prosegua ad andare bene come accade ora. Ringraziando nostro Signore».

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