Dieci anni fa moriva il vescovo Luigi Amaducci, in Diocesi dal 1977 al 1990

Esattamente dieci anni fa – 3 maggio 2010 – si chiudeva in serenità l’esistenza terrena di monsignor Luigi Amaducci, vescovo emerito di Cesena-Sarsina e arcivescovo emerito di Ravenna-Cervia. Era passato nelle sue mani il pastorale di Augusto Gianfranceschi, del quale avrebbe detto nell’omelia funebre (30 gennaio 1991): «Posso dire che ha lasciato al suo successore una Chiesa rinnovata nei suoi tratti visibili di strutture e di impegno pastorale, e ricca insieme nei suoi tratti spirituali».

Nato a San Pancrazio di Russi (provincia di Ravenna e diocesi di Forlì) il 4 marzo 1924 da Augusto e Allegrina Dapporto, dopo la frequenza dei seminari di Forlì e Bologna aveva conseguito a Roma la laurea in Teologia alla Pontificia Università Lateranense e la licenza in Sacra Scrittura nel Pontificio Istituto Biblico; ordinato sacerdote nell’Urbe il 5 aprile 1947, rientrò in diocesi ove ricoprì vari incarichi: assistente dei Laureati Cattolici, delegato dell’Azione Cattolica, rettore del seminario (1953-1975), provicario generale dal 1956, vicario generale dal 1963. Nominato vescovo da Paolo VI il 28 maggio 1977, ordinato a Forlì il 18 giugno, fece l’ingresso a Cesena il 10 luglio (suo motto: Credidimus caritati), il 28 agosto a Sarsina.

Mise subito mano agli organismi di partecipazione, con un nuovo statuto-regolamento del Consiglio presbiterale e il rinnovo del Consiglio pastorale diocesano, con l’obiettivo dell’evangelizzazione nello spirito del post-concilio e partendo dalle strutture per aiutare le persone. Così nel 1979 ne derivò la soppressione dei vicariati, la riunificazione dei plebanati e l’istituzione di dieci zone pastorali territoriali e due d’ambiente (mondo del lavoro e mondo della scuola). Fu un rinnovamento laborioso e complesso, ben narrato nelle modalità e nei fini da Walter Amaducci (che il vescovo aveva scelto come stretto collaboratore e primo referente per la pastorale), L’episcopato di Luigi Amaducci (pp. 731-803) nella Storia della Chiesa di Cesena.

La prima Visita pastorale (5 marzo 1983 – 6 dicembre 1987), lunga e meticolosa, giungeva al termine di una fase di mutamenti e costituiva l’occasione per verificarne gli esiti e i frutti. Mentre la seconda fu avviata il 4 novembre 1989, ma rimase inconclusa per la sopravvenuta nomina alla metropolìa ravennate.

Il magistero scritto di Amaducci consta di 13 Lettere pastorali. Fra le sue preoccupazioni principali c’era la cura del seminario, sospinta anche dal progressivo calo dei sacerdoti e dalla rarefazione delle vocazioni: nei tredici anni del suo ministero furono 41 i sacerdoti defunti e 20 le nuove ordinazioni (16 sacerdoti diocesani e 4 religiosi). Uno degli esiti fu che nei locali del seminario s’insediò l’Istituto Magistrale “Immacolata”, passato in gestione dalle Suore della Carità alla Diocesi.

Alcuni aspetti e mete del suo ministero che meritano segnalazione: nel 1986 nacque il diaconato permanente con la prima ordinazione; fu rivitalizzato il Consultorio, grazie soprattutto all’instancabile lavoro di don Adolfo Giorgini (1925-1991); nacquero il Movimento per la Vita (1977), il Centro di Aiuto alla Vita (1978), il Comitato di Collegamento dei Cattolici (1981), la festa della Famiglia (1983), la Piccola Famiglia della Risurrezione (1978), la Comunità del Padre Nostro (1980), Radiopiù ((1982). Proseguì il sostegno ai sacerdoti fidei donum a Cartago, La Guiria, Cumanà, Belo Horizonte (Amaducci li visitò nel 1983 e nel 1990). Sensibile agli aspetti liturgici, regolamentò la Commissione diocesana per l’Arte sacra (1978), conferì il mandato ai ministri straordinari dell’Eucaristia (1982), notificò il Calendario e Proprio delle Messe e della Liturgia delle Ore per le Diocesi di Cesena e di Sarsina (1985). Furono realizzate otto nuove chiese e relativi complessi, altre completate con opere parrocchiali, centri pastorali o ricreativi, altre ancora restaurate o ristrutturate. Introdusse le cause di beatificazione e canonizzazione di Angelina Pirini, 1922-1940 (apertura 1985, chiusura 1989), e di don Quintino Sicuro eremita a Sant’Alberico, 1920-1968 (apertura 1985, chiusura 1991).

Fra gli avvenimenti straordinari: bicentenario dell’incoronazione della Madonna del Popolo da parte di Pio VI Braschi, 1782-1982, e peregrinatio Mariae

L’avvenimento di maggior spicco fu senza dubbio la visita di papa Wojtyła (8-9 maggio 1986): san Giovanni Paolo II non solo fu in luoghi pregnanti della città (piazza del Popolo, cattedrale, Biblioteca Malatestiana, seminario e ippodromo dove celebrò con grande folla) ma dimorò all’abbazia benedettina di Santa Maria del Monte, lì incontrando sacerdoti e religiosi, e concludendo un pellegrinaggio mariano. Il 27 ottobre 1990 Amaducci veniva promosso alla sede arcivescovile e metropolitana di Ravenna-Cervia, ove entrò il 16 dicembre successivo