Domenica 29 luglio – 17esima domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Gesù, pane per tutti!

Da questa domenica viene interrotta la lettura del vangelo di Marco e la liturgia propone alla nostra attenzione il capitolo 6 del vangelo di Giovanni. La liturgia sceglie Giovanni perché questo evangelista, a partire dal racconto della moltiplicazione dei pani presenta un lungo discorso di Gesù tenuto nella sinagoga di Cafarnao che riguarda lui stesso come pane di vita. In questo modo possiamo approfondire questo tema così determinante per la nostra fede.

La narrazione del miracolo di questa mensa straorinaria imbandita da Gesù si snoda sulla filigrana di due altri passi biblici: l’uno posto nel passato d’Israele, l’altro nel futuro di Cristo e della Chiesa.

Tra le due pagine della prima lettura e del vangelo di questa domenica, è visibile infatti una sottile trama di rimandi: i pani d’orzo, la costatazione dell’insufficienza di quei pani per la folla, il “mangiare e avanzarne”, il profeta Eliseo e Gesù che alla fine è acclamato come il “profeta” perfetto “che deve venire”. Giovanni colloca l’avvenimento in prossimità della pasqua, che richiama evidentemente il dono che Gesù farà di se stesso; il pane è citato per ben 5 volte, i gesti di Gesù sono modellati sull’ultima Cena, i pezzi di pane avanzati evocano l’espressione “spezzare il pane” usata dal Nuovo Testamento per indicare l’Eucarestia.

Il miracolo dei pani è, quindi, un “segno”, il termine con cui Giovanni definisce i miracoli di Gesù: siamo allora invitati a cogliere un significato più profondo e spirituale.

Certo, Cristo sazia anche la fame fisica di quella folla perché, come dice il salmo responsoriale, Dio “apre la sua mano e sazia la fame di ogni vivente”. Il gesto di Gesù è però anche segno di un’altra fame saziata: Cristo, in veste di pastore-profeta, imbandisce con pienezza quella mensa che sazierà definitivamente la fame interiore dell’uomo, la sua antica e mai conclusa ricerca di Dio.

Facciamo nostri i tre verbi eucaristici (Prese il pane, rese grazie e distribuì), perché la nostra vita possa essere un Vangelo vivente nell’accogliere, rendere grazie e donare. Questa è la speranza alla quale siamo stati chiamati, di cui ci parla Paolo… quella della nostra vocazione!