Domenica prossima la festa a Montepetra (Sogliano al Rubicone)

Domenica 9 agosto la parrocchia di Montepetra festeggerà san Lorenzo patrono. Alle 17 sarà celebrata la Messa con la presenza di due sacerdoti: il parroco don Ezio Ostolani, l’eremita Padre Luca.

Ecco qualche notizia su Montepetra.

Montepetra vanta antichissime origini. Sul colle sono ancora visibili i “Sassoni”: massi che contengono numerose conchiglie fossili, formatisi nei primi periodi dell’era terziaria, cioè 50 – 60 milioni di anni fa, a detta degli studiosi. Sono due grandi massi che sembrano posati là misteriosamente ma, a guardarci bene, fanno parte di un lungo costone roccioso che, sotto il fondo stradale, va dall’inizio della strada del cimitero fino al centro del borgo. Sono fatti di ghiaia, sabbia, detriti, resti di organismi animali e vegetali, ciottolame vario. Tutto questo materiale, depositato sul fondo del mare, in presenza di certe sostanze naturali come il silice, l’alluminio, il gesso, la calcite, indurisce, si cementa diventando, nei lunghi tempi geologici, roccia più o meno compatta. La caratteristica geologica dei Sassoni è la presenza in essi di un numero straordinario di conchiglie fossili e di altri residui di molluschi marini. Le conchiglie che sono incastonate nei Sassoni appartengono alla classe “lucino appenninica”, formati da conchiglia a due valve. Guardando queste conchiglie viene da pensare a chi è venuto prima di noi, anche nella preistoria, dei quali sono stati trovati reperti dell’era del Ferro a Montepetra bassa.

Il suo nome medioevale era “Monte pietra”. L’antica borgata medioevale era posta interamente sul monte, a 450 metri s.l.m., dove fino al 1950 circa si notavano i ruderi di un castello; in seguito dove sorgeva la rocca è stato installato un ripetitore televisivo per tutte le vallate circostanti e della rocca non è rimasta più traccia visibile: o rimosse le macerie, o rinchiuse dentro la recinzione del ripetitore per cui inaccessibili. Sopra il ridente poggio la chiesa domina, dalla sua posizione pittoresca, domina i casolari e villaggi della frazione, nonché tutti i paesi dell’amplissima vallata. Vi si accede, abbastanza comodamente, tramite tre strade carrozzabili asfaltate, l’una che sbocca vicino allo svincolo dell’E 45 presso il ristorante “la Pieda”, la più conosciuta fino all’ex Bar Camagni, e la terza che procede in direzione Savignano di Rigo.

La prima notizia del castello di Montepetra, con la rocca ubicata dove ora c’è il ripetitore televisivo, è del 1220. Già antico feudo dei Vescovi di Sarsina, passò sotto il ducato di Urbino. Nel 1223 un certo Cacciaguerra di Montepetra vende al vescovo di Sarsina una quarta parte del castello: le altre tre parti appartenevano a Giovanni Onesti, Ranieri di Ravaldino e Giovanni Begni di Monteriolo.

Nel 1371 il castello apparteneva al Vescovo di Sarsina che l’aveva molto fortificato, mentre nel 1451 il castello era posseduto da Malatesta Novello di Sogliano. Nel 1380 era già parrocchia e la chiesa si trovava sull’aia di San Bartolo, in cima al monte. Qui la primitiva piccola chiesa era dedicata alla SS. Trinità. Nel 1495 la chiesetta venne riedificata più in basso, alle pendici del monte, dove si trova tutt’ora. Ne restano testimonianza il fonte battesimale datato appunto 1495, e tracce di affresco coeve sui muri del presbiterio.  

Di fronte alla chiesa parrocchiale venivano seppelliti i morti, ancora oggi il sagrato continua ad essere chiamato dai vecchi “il cimitero”.

Nel 1842 la chiesa viene ampliata e rimodernata, risistemata poi nel 1946 riparando i danni di guerra.

Nel 1858 viene costruito il campanile a torre, attuale.

Tre dipinti impreziosiscono la chiesa di Montepetra:

all’altare di sinistra troviamo una bellissima pala d’altare con la Madonna del Rosario, San Domenico, Sant’Antonio da Padova benedetto dal piccolo Gesù. In basso emergono a mezza figura le martiri Lucia, Agata e Apollonia. È datato 1658 ed è opera del pittore Nicola Versari di Cesena, come si legge nell’inscrizione sul dipinto: “SOCIETAS: ROS: ANO DNI MDCLVIII (a sinistra); NICOLAVS VERSARIVS CAES.IS PINGEBAT (a destra)”.  Il formato è a lunetta a tutto sesto, e la pala è circuita da una cornice liscia rilevata, eseguita con tecnica rustica, come molto ingenua e andante è la pittura. La zona della Sacra Conversazione al centro segue il formato a lunetta, cioè è contornato da una fascia dove, ai lati e in alto, sono disposti entro dischi i Misteri. La Madonna in trono, col Bimbo sulle ginocchia, dà la corona simbolica a San Domenico effigiato anziano, a sinistra; a destra si trova Sant’Antonio da Padova che è benedetto dal piccolo Gesù. In basso, cioè alla ribalta del quadro, su sfondo di paesaggio, emergono a mezza figura tre Martiri, cioè Lucia, Agata e Apollonia, così disposte da sinistra a destra. Misura in altezza m. 2.15 x 1.80. Del rustico pittore la cui modesta opera è tuttavia sempre segno di una presenza artistica sull’eremitica montagna di Montepetra, dominante la Valle del Savio, dove si trova anche la tela centrale, non firmata, esiste anche la pala dell’Oratorio di San Giovanni di San Piero in Bagno, sempre firmata dallo stesso autore.

Nel centro del presbiterio fa bella mostra di sé una grande pala raffigurante la Madonna di Loreto, l’Angelo Custode, S. Lorenzo e S. Luca. La tela non è firmata ma è facilissimo assegnarla al Versari di Cesena, vista la grande somiglianza con la precedente tela. Essa è a centina curva a tutto sesto, contornata da cornice lignea liscia rilevata, eseguita con tecnica rustica, forse rifatta sul modello di altra più antica. In alto nella lunetta una piccola Madonna di Loreto, nei suoi paludamenti, tra due angeli. Sotto, sullo sfondo di cielo tre figure in fila, cioè da sinistra L’angelo Custode con il bimbo in mano, San Lorenzo ce campeggia al centro con libro e graticola al fianco, San Luca ammantato, col simbolo relativo, il bue.

In basso, al centro una scritta relativa ad restauro compiuto per volere di don Francesco Giannini nel 1904: “F. GIANNINI PAROCHUS RESTAURAT ANNO 1904”. Misura cm. 2.30 x 1.90

Sulla parete di destra troviamo un’altra pala, più recente, datata 1845. Venne realizzata dal pittore Angelo Trevisani di Savignano sul Rubicone. Raffigura la Madonna del Carmine con Santa Maria Maddalena de Pazzi, Sant’Antonio Abate e San Giovanni Battista. Il formato è a lunetta a tutto sesto, e la tela è circuita da una cornice lignea rilevata, eseguita con tecnica rustica, come molto ingenua e andante è la pittura, ma cromaticamente piacevole. La scena è divisa in due parti: in alto su nubi è seduta a destra la Madonna col Bimbo, in atto di consegnare la cintola carmelitana e contemporaneamente un’infula bianca ad una santa carmelitana (forse Santa Maddalena de’ Pazzi). In basso, entro paesaggio, genuflessi a sinistra Sant’Antonio Abate, a destra San Giovanni Battista, con simboli ad essi relativi. Nell’angolo a sinistra del quadro si legge: “FRANCISCUS DE BENEDICTIS RECTOR CAPELLAE S.ANTONI PINGI CURAVIT “ e a destra: “ANGELUS TREVISANI SABINIANENSIS PINXIT ANNO 1845”. Del Trevisani, un’altra pala del 1845 presso la chiesa di San Martino di Castel D’Elci; un’altra era nella chiesa di Caioletto di Sant’Agata Feltria; nel 1865 con Sante Nucci di Bologna, restaura la chiesa di San Martino a Rimini.

Il complesso delle tele di Montepetra non è artisticamente rilevante, ma ha un certo pregio decorativo, come complesso. Gli ultimi restauri del 2019 hanno messo in luce la bellezza di queste tele, seppur modeste.

È invece sparito, da alcuni decenni, un piccolo quadrino di cui resta fotografia. Si trattava di un dipinto devozionale con Madonna e Bambino, dei primi decenni del sec. XIX. Era un piccolo dipinto di età neoclassica, ma di cultura ancora settecentesca, a tempera su tela. Era appoggiato sull’altare di sinistra (altare che venne rimosso nel 1980). Corbara, descrivendolo il 1 ottobre 1972, afferma: “Dato il discreto pregio del dipinto, che è facilmente asportabile per le ridotte dimensioni, si consiglia di custodirlo d’abitudine in canonica. E’ in buono stato: ha anconetta vetrata, con cornice fasciata di carta dorata impressa. La Madonna è a mezza figura, sul petto spicca il Sacro Cuore, il bimbo è a figura intera”.

Sul campanile ci sono in uso 4 campane, e un’altra è conservata in chiesa perché rotta, dal 2009.

La campana maggiore, e anche a mio avvisto sonoricamente la migliore, è della pregiata e famosissima ditta Brighenti di Bologna. Misura cm 68 di diametro e pesa 200 kg. Al centro del corpo di trova la scritta: “CVRA FRANCISCI GIANNINI RECTORIS MONTIS PETRAE ANNO DOMINI MCMIIII”. Più sotto dentro al lavorato cartiglio: “IOSEPH BRIGHENTI BONON. FUDIT”. Sul fianco notiamo le immagini della Madonna, di San Lorenzo, di San Pietro, di Sant’Antonio da Padova.

Le campane del Brighenti sono caratterizzate da una sagoma robusta, dalla voce argentina e chiara, sono ornate sulla corona da teste di putti o altri simili. In gioventù ne ho potute vedere da vicino tante nella zona, fuse dalla ditta Brighenti e ancora in buono stato: 3 campane al Duomo di Sarsina, 3 alla chiesa del Suffragio di Sarsina, 3 a San Martino, 3 a Monteriolo, 3 a Tavolicci, 4 a Seguno, 2 a Savignano di Rigo, 4 a Ciola, 1 a Taibo, 1 a Vernano.

La seconda campana, della ditta Capanni di Reggio Emilia, è stata acquistata della stessa tonalità della campana della ditta Pasquale Mazzola dal Valduccia Valsesia in Vercelli. (In Diocesi, oltre le altre 2 campane minori di Montepetra, si trova solo una campana della stessa ditta nella chiesina oratorio di Piavola. Tal campana proviene da Bucchio, era l’unica esistente e chiudendo quella chiesa, dal 1989 è in utilizzo presso Piavola. Nel 1967 c’era un’altra campana del Mazzola a Ruscello, ma poi sparita (vendita? Furto? Dove si trova ora? Dio solo sa). La campana rotta era già stata saldata negli anni ’60 in una officina specializzata a Maciano di Pennabilli, ma nei primi anni ‘2000 si è rotta di nuovo.

La campana nuova arrivò sopra bancale di legno, coperta da cellofan. La issammo su un sostegno ferreo davanti alla chiesa e la inaugurammo per la festa di San Lorenzo del 2009. La campana nuova misura cm. 62 di diametro e pesa 160 kg.

La campana, rotta, in chiesa, misura 60 cm di diametro, ed è del 1880.

Le due minori, in uso sul campanile, misuranti 58 e 52 cm di diametro, sono state fuse nel 1880 e 1886 sempre dalla fonderia di Valsesia. Prima, da come si vede in fotografia, erano collocate due sopra e due sotto; nel 1963 venne rifatto il castello di sostengo in ferro e vennero poste tutte in linea; agli stessi ceppi sono state aggiunte le ruote nel 1990 per l’elettrificazione, voluta e donata dal parroco don Antonio Tonetti, per opera della ditta Trebino che installò i motori e telebattenti. Nel 2018 i ceppi di sostegno sono stati rifatti dalla ditta Gallorini di Castiglion Fiorentino, tenendo però i motori, i telebattenti e il quadro comandi del 1990, perfettamente funzionanti.

Nel 1907 viene issato sul campanile un orologio meccanico che suonava i quarti a comodo della popolazione e di quelle circostanti; caduto poi in disuso, è stato sostituito nel 1990 dal sistema di suono meccanico elettrico delle campane. Il vecchio orologio è ancora al suo posto, nel piano del campanile sotto alla cella campanaria. Caratteristico è il grande pendolo ferreo. Negli anni ’60 erano stati tolti i pesi con le funi, e il movimento era garantito da motore elettrico applicato, penso da ditta specializzata, al meccanismo originale. L’orologio conserva ancora queste modifiche strutturali, ben visibili.

Cosi scrive don Giannini: “Lanciai nell’anno 1906 l’idea di collocare un orologio e questa destò entusiasmo: e fu presto tradotta in atto. Difatti, nella Pasqua del 1907 l’orologio segnava per la prima volta le ore. La semplice macchina fu fabbricata e collocata dal meccanico Manenti Francesco di Maciano. La spesa raggiunse la somma di £ 300, che furono raccolte tra i sottonotati (Segue lista dei 27 capi famiglia); L’unico possidente che non volle contribuire alla spesa fu Dalessandri di Giampereto, adducendo la scusa che il suono non potevasi udire dalla propria abitazione”.

In chiesa c’erano tre altari ma i due laterali vennero demoliti nel 1980 lasciando solamente i quadri al loro posto nelle nicchie.

Da ricordare l’opera pastorale del parroco don Francesco Giannini che fu parroco dal 1897 alla morta, avvenuta nel 1956. Tra i tanti lavori di rifacimento in quasi 60 anni, don Giannini si distinse per la creazione di un mensile “La Squilla di Montepetra” che fu attivo per tanto tempo. Fu uno dei primissimi periodici in Diocesi: uno strumento certamente lungimirante. Era chiamato “Don Precis”: maniaco dell’ordine. Restano ancora tantissimi documenti da lui composti, di un ordine e una precisione maniacali tanto che, alcune persone, vedendo i suoi scritti, mi hanno chiesto se erano fogli stampati.

Nell’archivio Diocesano, sfogliando i faldoni dei questionari delle visite pastorali si vede di tutto: fascicoli compilati senza nessun impegno, tirati via; quelli di don Giannini sono incredibili, con tanto di foto allegate come non ho trovato in nessun altro fascicolo. Dopo quasi 100 anni quei fascicoli parlano ancora.

Esiste l’elenco di tutti i lavori fatti dal parroco don Giannini, dei quali ne cito alcuni:

1898: Primi restauri e modificazioni alla canonica e campanile; £. 1000

1899: sgabello e sedili in chiesa    £. 100

1900: primo piantamento di viti nel podere “Casetta” £. 150

1902: parafulmine sul campanile; statua di Maria Santissima in plastica, di Viterrè in Faenza, £. 250

1903: cantoria in fondo alla chiesa, £ 300

1904: nuova statua di San Pietro Martire, in plastica, ditta Bedeschi di Faenza, £ 225

1904: nuova campana del peso di 2 qu. e 5 kg, Bologna, £ 1000

1905: acquisto di un ostensorio argentato e dorato £ 125

1906: stendardo a Maria Santissima in seta bianca £ 125

1907: orologio pubblico sul campanile con quadrante, £ 300

1908: nuova casa colonica nel podere “Casetta”, £ 2500

1908: stendardo di San Pietro Martire, £ 100

1910: pianete varie e tonacelle, £ 500

1911: pavimento e gradinata alla Chiesa, colmatura sepolcri, £ 800

1912: alzamento del prospetto della chiesa e decorazioni interne, £ 700

1915: armonium acquistato dalla ditta Tubi di Lecco, £ 300

1922: restauri generali alla chiesa, canonica e campanile, £ 10.000

1922: ricordo marmoreo ai caduti, e spese per inaugurazione, £ 1340

1926: corso speciale di Missioni per l’anno Santo, £ 500

1928: impianto per la luce elettrica, in chiesa e canonica, £ 1200

1931: crocifisso artistico, in plastica, di cm. 80 della ditta Cruacci, £ 250

1931: balaustra all’altare maggiore, in ferro lavorato, £ 375

1934: riparazione alla credenza in chiesa e nuovi cassetti all’archivio, £ 85

1936: aggiunta di altre lampade elettriche in chiesa, £ 150

1940: restauri alla chiesa, canonica e campanile, £ 8000

1945: riparazioni urgenti alla chiesa e canonica per via della guerra, £ 50.000

1950: rinnovamento lampadine in chiesa, £ 850.

In cantina, fino a diversi anni fa, esisteva un pannello in legno, pitturato di bianco, con la data 1928 e la firma di don Giannini Qui era applicato un interruttore per la luce della cantina e una lampada mobile, materiale originario del 1928.

Nel 1933 le famiglie di Montepetra sono 115, con totale di 635 abitanti (326 maschi, 309 femmine).

Nella visita pastorale del 1943 don Giannini afferma: “Il parroco sacerdote don Francesco Giannini nato a Sorbano, fu ordinato sacerdote da Mons. Graziani il 18 settembre 1897 e subito prese servizio a Montepetra, all’età di 22 anni e mezzo. Vive da solo come un eremita. Il vitto quotidiano e i servizi indispensabili gli sono apprestati dalla famiglia di un fratello, che abita in casa propria, nelle vicinanze della canonica. Il parroco è in ottime relazioni con i confratelli e coi parrocchiani, non incontra opposizioni al proprio ministero. … Il precetto pasquale si adempie da tutti, o quasi. Gli inadempienti, tutti uomini, potranno essere appena una diecina (sic). Il numero delle comunioni nei giorni feriali, specie in estate è piuttosto esiguo. È discreto nei giorni festivi, consolante nelle solennità dell’anno. Il numero totale delle Comunioni annuali nella chiesa di Montepetra è di 10.000”.

Don Giannini racconta come andarono le cose in quell’ottobre 1944 a Montepetra. “7 ottobre 1944: in questo giorno di sabato, alle ore 15, truppe inglesi e alleate raggiungevano a piedi e occupavano il castello di Montepetra che era stato semidistrutto, assieme alla chiesa e alla canonica, da continui bombardamenti di artiglieria, durati 10 giorni, dalle batterie di cannoni posti a Selvapiana e a Sarsina. Passata appena un’ora dall’arrivo di dette truppe, verso le ore 16 tre aeroplani inglesi, credendo che l’insolito movimento di persone nella piazzetta del castello provenisse da parte tedesca, scesi a bassa quota sganciavano bombe nel centro del castello, provocando morti, feriti e la distruzione di diverse case. I morti furono 17, di cui 10 civili e 7 soldati inglesi.”

“9 ottobre 1944: in questo giorno di lunedì, alle ore 10 circa, terzo giorno dell’occupazione alleata, mentre le truppe inglesi consistenti in varie centinaia di uomini, estendevano e consolidavano l’occupazione di Montepetra e dintorni, le artiglierie tedesche, ancora postate sulle alture di Montesasso e di Musella, bombardavano il castello di Montepetra. Oltre a causare la distruzione di molte case, veniva centrato un convoglio che trasportava alcuni feriti del giorno 7 ottobre. I morti furono 9, tutti civili; fra le truppe di occupazione non vi fu nessun morto”.

Nella visita pastorale del 1948 il parroco don Giannini scrive: “La media annua dei nati è di 18, i morti 10, i matrimoni 5 circa. Predomina purtroppo il vizio della bestemmia e la manìa del ballo, contro cui il parroco batte e ribatte dall’altare, ma quasi inutilmente”.

(A proposito mi viene in mente un racconto udito a Montepetra: successe negli anni ’30 circa. In una casa ubicata sotto la chiesa, abbastanza distante, stavano facendo il veglione di Carnevale. La festa andò avanti troppo, oltrepassando la mezzanotte quando incominciava il mercoledì delle Ceneri. Fu allora che don Giannini, a piedi, dalla chiesa si recò nel casolare per sgridare tutti i partecipanti e fare interrompere la festa. Era così a quei tempi!).

Torniamo al resoconto della visita del 1948: “la messa festiva è abbastanza frequentata, un po’ meno però nei mesi estivi. Il precetto festivo si adempiva da tutti in passato; ora il comunismo ha diradato le fila degli uomini. I genitori curano abbastanza l’educazione dei figli; non mancano però anche i trascurati. La popolazione è sparsa in vari villaggi e casolari della vastissima Parrocchia, la quale ha una superficie di 20 km quadrati, divisi in zona alta e zona bassa. La zona alta, dove risiede la parrocchia, ha famiglie 82 e abitanti 453, che frequentano la propria parrocchia. La zona bassa, distante dalla chiesa, ha famiglie 43 e abitanti 225, che frequentano Romagnano e Montecastello. Le difficoltà maggiori che l’Azione Cattolica incontra in parrocchia sono: l’infame propaganda comunista, l’innata apatia, il tesseramento ecc. a cui si aggiungono gli acciacchi e la tarda età del Parroco.

Tutti i bambini vengono cresimati, ad eccezione solamente di qualcuno, solamente per colpa della mancanza di indumenti e calzature di festa.

La frequenza degli uditori alla spiegazione del catechismo degli adulti è piuttosto ridotta. Il catechismo ai fanciulli si fa ogni domenica esclusa l’estate. Vengono 40 bambini su 60, gli altri asseriscono di andare a Romagnano; si procura di attirarli al catechismo con qualche regalo.

Una teca contenente le reliquie di Sant’Antonio da Padova, Sant’Antonio Abate e San Pietro martire fu trafugata dalle truppe nel passaggio del fronte”.

Nel 1966 gli abitanti sono 286, e la messa domenicale, unica, è celebrata alle 10 e vi partecipano in media 80 persone.

L’8 aprile 1973 avviene la prima visita Pastorale di Mons. Gianfranceschi. Il resoconto della giornata ci informa che: “Mons. Amministratore Apostolico giunge a Montepetra alle ore 11. Quivi l’attendevano 120 persone. Erano presenti molti giovani. Ha subito celebrato la Messa con omelia. Dopo la Messa si è intrattenuto con la popolazione e quindi, nel circolo parrocchiale, ha incontrato i giovani presenti in numero di 24. Lasciati i giovani si è intrattenuto con i fanciulli delle scuole elementari. Ai giovani ha prospettato la possibilità di ritrovarsi per trattare assieme di ciò che può riguardare la vita cristiana in rapporto al mondo e all’ambiente in cui vivono. Nel pomeriggio ha esaminato i registri e la suppellettile sacra.

Fece diverse osservazioni e alcune, le più interessanti, le voglio riportare:

–          Vengano eliminate le candele elettriche degli altari laterali collocate innanzi alle due immagini.

–          Quando si avranno i mezzi, si giri l’altare verso il popolo.

–          Si possono togliere i due altari laterali e rimuovere i gradini, anche per questioni di spazio.

–          Converrebbe recarsi più spesso presso le famiglie così che il parroco non passi per… l’uomo delle disgrazie!

–          Gli indumenti e gli arredi, come le strutture sono in buono stato; il Vescovo si compiace col parroco per i buoni rilievi che ha potuto fare in occasione di questa Visita”.

Nel 1984 viene restaurata dal parroco don Antonio Tonetti, con sacrifici personali, con aiuti sostanziosi del Vescovo e con il concorso del popolo. Fu sostituito il vecchio pavimento alquanto dissestato, furono fatti i banchi nuovi e il nuovo altare rivolto al popolo, sistemato poi nel 2018. Nell’occasione vennero puliti anche i 3 quadri, ripristinati poi nel 2019. Nel 1987 la popolazione era di 178 abitanti, i più residenti a Montepetra bassa: è sempre stata la difficoltà più grande della parrocchia; la gente della parte bassa ha sempre frequentato poco la parrocchia sul monte, andando più che altro a Romagnano o Montecastello.

Nel questionario del 1987, don Tonetti precisa che: “durante la messa gli avvisi vengono dato prima dell’omelia, secondo una nostra antica tradizione”.

Dopo di lui lo successe don Antonio Tonetti che morì nel 1993, svolse importanti lavori alla chiesa nel 1980, nel 1963 creò nuovi sostegno alle campane a corda, e le elettrificò nel 1990.

Nel 1993 si iniziò a rivalutare, per opera di Peppino Camagni e amici, il luogo dell’Apparizione. Facemmo la prima processione, presente il sottoscritto, con don Renzo di Sarsina partendo dalla casa di Marini Lino, utilizzando lumi antichi a carburo. Una immagine vivissima che colpì un bambino di 8 anni e resta ancora impressa nella mia mente.

Successivamente venne portata la luce elettrica e si fecero anche mercatini ed eventi vari come il presepio.

Negli ultimi anni la canonica stava crollando: erano crollati già i soffitti e pioveva dappertutto. Ogni volta che vi andavo per fare fotografie vi trovavo sempre peggioramenti; soffitti crollati, macerie, acqua dappertutto. Un disastro che faceva “venire fastidio”, diciamo noi in Romagna. Il campanile ha visto lento inclinarsi a sinistra.

Già da qualche anno quella gigante gru issata sul monte, indicava a tutti i passanti sulla trafficata E 45 la presenza di grandi lavori, che si sono resi visibili quando, togliendo i ponteggi, è apparso a tutti un grande edificio di color arancione vivo, a dominare anzi meglio a proteggere la vallata: la chiesa e il campanile di Montepetra. La canonica, abitata fino al 1993 dall’ultimo parroco residente don Antonio Tonetti, nel corso degli ultimi anni era andata in degrado, cominciando ad infiltrarsi l’acqua nei solai e rendendo tutto instabile.

Solo la tenacia di don Ezio Ostolani poteva intraprendere una ristrutturazione generale di tutto lo stabile che rischiava di crollare definitivamente.

Nel mese di agosto 2019, ormai al termine dei lavori di ristrutturazione, avviene il furto dello stendardo del 1908 con la raffigurazione a tempera di Montepetra e san Pietro Martire; scomparirà in condizioni poco chiare. Le chiavi erano nascoste il loco per l’uso dei vari lavoranti impegnati nel restauro, infatti non vi fu scasso alcuno di porte o finestre. Feci apposta tanto malanno nei giornali e in internet (quando si va attorno alle “mie” chiese mi imbestialisco) per spaventare il ladro e eventuali acquirenti, divulgando repentinamente la foto: forse il ladro mi odierà ancora perché gli ho rotto le uova nel paniere, tanto che ha riportato indietro tutto sempre senza scasso (pentito? O disturbato dalla pubblicazione della foto che forse pensava non esistesse, per cui sarebbe diventato difficile anche appendere il drappo nel proprio salotto di casa, visto che c’era una denuncia in corso? Anche qui: Solo Dio sa!).

Montepetra ha una particolarità, piuttosto rara nella zona e più presente invece nell’alto Savio, cioè di ripopolarsi d’estate. Tanti che sono emigrati a Cesena, Ferrara, Ravenna, Bologna tornano varie settimane durante l’estate, principalmente nel mese di agosto, a passare le ferie nella casa natale o in case acquistate e poi ristrutturate: il borgo si ripopola come un tempo, restando quasi deserto d’inverno. La gente di Montepetra ha caratteristiche proprie: non sono uguali ai Sarsinati, nemmeno ai Mercatesi, nemmeno ai Soglianesi… l’antropologia è propria, tipica dei luoghi di confine tra più culture e diverse abitudini. La chiesa, con palchetto interno, ha più i modi delle chiese del soglianese tipo Rontagnano, Montegelli, Serra, Santa Maria Riopetra, Ginestreto.

Tiene viva l’identità della frazione l’associazione culturale Montepetrese.

Nell’ottobre scorso si sono svolte le due giornate di inaugurazione, con il taglio del nastro e la visita pubblica di tutti i locali; il pranzo comunitario, un concerto con a seguire i fuochi artificiali sebbene ci fosse nebbia; la spiegazione del restauro dei quadri da parte della bravissima restauratrice Carla Castellucci, che ha sistemato tantissime cose nella zona.