Dalla Chiesa
Domenico, il frate dei predicatori
“Non è la vecchiaia… sono i chilometri!” (Indiana Jones, I Predatori dell’arca perduta).
Il nostro santo di oggi ne ha fatti tanti.. a piedi nudi.
Il 6 agosto di ottocento anni fa, stremato dalle grandi penitenze, dai chilometri e dalla intensa preghiera, chiudeva gli occhi su questo mondo per aprirli sorridendo alla sua amatissima Mamma celeste, la regina del Rosario, Domenico il frate dei predicatori. Era nato a Caleruega, cittadina ridente della Castiglia, il 24 giugno del 1170 da una nobile famiglia di cognome appunto Guzman. Fin da piccolo il padre lo tirò su amorevolmente, curando la sua formazione assieme allo zio sacerdote. Si dice che la mamma, prima di darlo alla luce, fece un sogno strano: sognò di portare in grembo un cane avente in bocca un cero acceso e questa luce risplendeva per tutta la terra. Diede al figlio il nome di Domenico, in ricordo appunto del giorno consacrato al Signore. E Domenico non venne meno. Si consacrò a una “crociata” in terra di Francia contro i Catari, una setta di eretici pericolosi, che si consideravano “puri”, (appunto dal greco: catharos, puro), e gli Albigesi, provenienti dalla città francese di Albi, un paesotto vicino ai Pirenei, in Linguadoca. Nel 1212 a Tolosa ebbe una apparizione che cambiò la sua vita o perlomeno lo stile. La Madonna gli consegnò un Rosario, l'”arma letale” per sconfiggere l’eresia e gli eretici. Tre anni dopo lo troviamo a Roma, per partecipare al Concilio Ecumenico Lateranense IV, per la discussione di alcuni problemi in seno alla Chiesa: crociate e lotte di investitura. Si dice che a questo importante Concilio si incontrarono per la prima e unica volta, (coloro che poi salvarono la Chiesa), Domenico e Francesco di Assisi.
Innocenzo III, grande Papa, seppe bene sfruttare questa occasione. I partecipanti si pronunciarono sulla transustanziazione, sul primato pontificio, la condotta del clero, e la confessione almeno una volta all’anno. La Chiesa stava vivendo un momento buio, ma è qui che lo Spirito tira fuori il meglio: Francesco e Domenico e gli ordini pauperistici o mendicanti. La povertà come veicolo per la santità. Su consiglio di Innocenzo III, Domenico, (e poi Francesco) con i suoi seguaci scelsero per il loro ordine la regola di sant’Agostino, accostata da alcune Costituzioni adatte al loro speciale compito; mentre per Francesco il discorso fu ben diverso. Non accettò né la regola di sant’Agostino, né quella di san Benedetto. Per lui la regola era il Vangelo, “sine glossa”.
Onorio III, poi il 22 dicembre approvò l’Ordine dei Predicatori, (Ordo Predicatores). Si spense a Bologna, il 6 agosto 1221, circondato dai suoi frati, dove riposano le sue spoglie nella basilica a lui dedicata.
P.S.: la mamma di Domenico, Giovanna D’Aza, fu beatificata.
Quando la santità di qualcuno di casa trascina con sé…
Lo Spirito ha vinto ancora.