Don Casadei al funerale della piccola Margherita: “Lei ora vede Cristo faccia a faccia. Noi comprendiamo quanto siano essenziali la compagnia degli amici e della Chiesa”

È stracolma di fedeli e amici, tantissimi i giovani e numerosi anche i bambini, la chiesa di San Rocco per dare l’ultimo saluto, questa mattina, alla piccola Margherita Baldisserri deceduta durante le fasi antecedenti il parto, nella mattina di Natale (cfr pezzo a fianco). “Ci stringiamo attorno a Gabriele e a Valentina – dice don Gian Piero Casadei, parroco a Cesenatico, che presiede l’eucaristia funebre. Con lui concelebrano don Paolo Pasolini e don Maurizio Macini -. E con loro i fratelli Alessandro e Lorenzo e tutti i familiari”. E lì in chiesa, ci sono proprio tutti, per fare sentire la vicinanza e la condivisione di un dolore che non si riesce né a comprendere né a esprimere, ma lo si può solo mettere insieme.

La prima lettura, tratta dal profeta Isaia, aiuta a capire il valore della celebrazione. “Il Signore Dio asciugherà le lacrime da ogni volto”, viene proclamato dall’ambone, mentre il salmo invita a invocare il sostegno dell’Onnipotente: “Ha sete di te l’anima mia”, perché in questi frangenti è impossibile farsi una ragione e anche la fede vacilla, come dirà poi don Casadei nell’omelia. Ma con Cristo c’è la resurrezione e l’ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, come ricorda san Paolo nella prima lettera ai Corinzi.

Quello che stiamo vivendo, dice don Casadei nell’omelia, è un evento che sfida la ragione e la fede. Un evento umanamente ingiusto. Tanto ingiusto da sembrare una bestemmia contro la vita”. È in casi come questi che “comprendiamo quanto sia essenziale la compagnia della Chiesa e quella degli amici. La compagnia degli amici, qua ora, parla da sé con tutta queste presenze. E dovrà esserci nelle prossime settimane e nei prossimi mesi”. 

Poi il sacerdote aggiunge una riflessione sul periodo di Natale. “Questa è una settimana unica (che si vive come se fosse un unico giorno, ndr). Una settimana che grida alla vita, con il verbo che si è fatto carne. Il Verbo si è fatto carne come don Giussani ci ha insegnato a recitare tre volte al giorno, con l’Angelus. E il verbo abita in mezzo a noi. Lui ha scelto di condividere la nostra vita. Margherita è contemporaneamente della terra e del cielo. Così noi vediamo che dopo il giorno di Natale c’è il ricordo del primo martire, santo Stefano, poi del discepolo che Gesù amava di più, san Giovanni, e poi i santi martiri innocenti… Anche noi oggi assistiamo a una morte innocente, ma la presenza di Cristo, venuto a noi con il Natale, ci permette di vedere le circostanze con gli occhi di Dio”.

La presenza di Cristo “illumina la spada che ha trafitto le vostre anime, Valentina e Gabriele – aggiunge don Gian Piero -. La presenza di Cristo non elimina, ma illumina le difficoltà. Altrimenti brancoleremmo nel buio”.

È grazie alla “Chiesa e al carisma di Comunione e liberazione che capiamo che non si eliminano le prove, ma si comprende che ogni prova porta con sé una luce nuova e inaspettata”. E questa compagnia ci permette di non rimanere soli in nessun momento della nostra vita”.

Poi forse la riflessione più difficile da accettare, da un punto di vista umano. “La morte è il punto dove tutto ricomincia – dice il don -. Gesù aggiunge alla realtà se stesso in modo totalizzante, come dice san Paolo: Dio è tutto in tutti. In voi e in tutti noi. Dio è preoccupato che nessun figlio sia solo e abbandonato. Gesù è andato a prepararci un posto e noi saremo là dove lui è. È il Dio con noi. Con Cristo nessuno è mai abbandonato”.

“È questo che qualifica la Chiesa e la nostra compagnia, qui e ora. Margherita adesso vede Cristo faccia a faccia. Noi abbiamo bisogno dello Spirito che ci educa e genera una comunione. Tutti siamo membra del corpo di Cristo. Margherita già partecipa del suo corpo. Nessuno può strappare questa comunione che Margherita già vive pienamente”.

Al termine della Messa prende la parola il babbo Gabriele che ringrazia quanti in questi giorni difficili sono stati loro vicini. “Senza di voi cosa sarei? – aggiunge. Questi momenti non sono per Margherita, ma sono per noi che ne abbiamo tanto bisogno”. 

Poi cita papa Francesco che risponde a chi gli chiede delle sofferenze dei bambini e dei motivi circa la morte dei bambini. “Non ho una risposta – dice Bergoglio, riferisce Gabriele -. La risposta rimane aperta. Questa è la realtà. Possiamo solo stare vicini con carezze e piangere con chi piange. Gesù ci ha mostrato per chi si soffre e non perché si soffre. Basta guardare il Crocifisso: soffre e piange”. 

Infine una raccomandazione. “Oggi per noi è una festa – spiega Gabriele -. Fuori ci sono dei palloncini (foto qui sotto). Invito tutti i bambini a prenderne uno e poi li lanceremo in cielo”, per Margherita. Per cercare di avvicinare terra e cielo.