Dalla Chiesa
È il giorno dedicato a padre Pio. Quando la vita è segnata, dalla nascita alle stimmate
Pio da Pietrelcina, quando la vita è segnata… (dalla nascita alle stimmate)
Padre Pio è uno dei santi più amati e venerati al mondo, con sant’Antonio di Padova, santa Rita da Cascia, san Francesco d’Assisi, Madre Teresa di Calcutta.
Sicuramente a far diffondere la devozione e la richiesta di intercessione, sono stati, in buona parte, frati e suore francescane, ma in modo speciale i “Gruppi di Preghiera di padre Pio” hanno fatto sì che fosse conosciuto in tutto il mondo. Ma chi era padre Pio?
Francesco Forgione, questi il suo nome e cognome, così come lo registrarono in municipio, nell’atto di nascita a Pietrelcina, un paesello sperduto tra le prime colline beneventane. Al fonte battesimale della chiesa di sant’Anna, fu battezzato il giorno dopo la nascita, il 26 maggio 1887 e gli fu imposto il nome di Francesco, dalla madre, Maria Giuseppa di Nunzio, devotissima del poverello di Assisi. Costei era sposata a Grazio Forgione, un contadino. Francesco non riuscì a frequentare bene tutte le scuole dell’infanzia perché a quei tempi i ragazzi come lui lavoravano nei campi aiutando i genitori. Ricevette la Prima Comunione e la Cresima il 27 settembre 1899. Era un bambino che preferiva al gioco, passare il tempo libero a leggere, il Vangelo e la vita dei santi, appoggiato al muro della chiesa di sant’Anna, la sua parrocchia.
Frequentemente gli capitava di incontrare un frate “cercatore o questuante” appartenente all’Ordine dei Frati Minori Cappuccini; fu amore a prima vista tra lui e fra Camillo da sant’Elia a Pianisi. In cuor suo sentiva che quello sarebbe stato il suo domani: “un frate con la barba lunga”. Il parroco, don Domenico Tizzani, aiutò Francesco a completare, alla meno peggio, gli studi di scuola elementare che aveva saltato per andare a lavorare nei campi. Compiuti i 14 anni Francesco decise di provare la vita religiosa. Alla sua prima domanda di entrare in Noviziato, la risposta fu un secco: No. Intanto il padre, Grazio Forgione, dovette emigrare in America. I soldi per mantenere Francesco agli studi e la famiglia non bastano mai, la campagna spesso non bastava a coprire le spese. Non si perse d’animo e l’anno dopo ci riprovò. Morcone, 22 gennaio 1903, convento dei Cappuccini, casa di formazione del Noviziato: Francesco Forgione, finalmente vestiva le sacre lane dell’abito della probazione (la prova). Il novizio abbandonerà la sua vecchia vita, come la pelle di un serpente, ora in Cristo è un uomo nuovo, si chiamerà fra Pio da Pietrelcina. Nei suoi diari o nelle sue lettere epistolari, racconta il giovane fra Pio che il Signore, in visione, gli avrebbe preannunciato che da lì a poco si sarebbe scatenata una guerra tra lui e il potere del Male, ma aveva avuto la conferma che sarebbe sempre stato assistito da Maria e dal Signore Gesù.
Dopo l’anno di Noviziato, fra Pio emise la sua prima professione con i voti di povertà, castità e obbedienza, voti che non romperà mai. Come scritto nelle Costituzioni e negli usi e nelle costumanze fratesche, il novizio dopo la professione decide in accordo con il maestro se proseguire gli studi per diventare sacerdote o rimanere un frate laico. Pio aveva già in cuor suo il desiderio di consacrarsi al Signore e “cantar messa”. Venne mandato a San Marco la Catola a studiar filosofia, il ginnasio a sant’Elia a Pianisi, gli studi di teologia nel convento di Serracapriola. A quei tempi la formazione chiedeva di spostarsi nei conventi a imparare. Cominciarono i segni di una strana malattia che lo perseguitò per molto tempo. Più e più volte, per motivi della sua cagionevole salute, il giovane fra Pio sarà costretto a lasciare il convento e gli studi. I medici gli consigliarono di tornare all’aria buona di Pietrelcina. In effetti qui i benefici attenuarono i sintomi, ma non per le ragioni ipotizzate dagli uomini di medicina. Il 10 agosto 1910, festa di san Lorenzo diacono e martire, nella chiesa cattedrale di Benevento, per la preghiera e l’imposizione delle mani dell’arcivescovo Paolo Schinosi, il giovane frate cappuccino, Piuus ab Pietrelcinam, a soli ventitrè anni, grazie ad una dispensa speciale, divenne sacerdote.
Quattro giorni dopo, padre Pio, nella chiesa parrocchiale del suo paese celebra la sua prima Messa. Nel retro del ricordino fa scrivere così: “Per Te sacerdote santo e vittima perfetta”. Nelle sue sante Messe celebrate sia da solo che con il popolo, fra Pio si offre vittima per i poveri peccatori e per le anime del Purgatorio. La risposta a tale offerta d’amore non tarda ad arrivare. Poche settimane dopo si verifica la prima apparizione delle stimmate “visibili”, specie in una mano sola. È tale la preoccupazione e disagio che fra Pio chiederà al Signore di fargli scomparire le ferite visibili. E il Signore lo accontenterà. Scompariranno le stimmate, ma resterà il dolore acutissimo, specie in giorni particolari. Si aggiungeranno al dolore anche la flagellazione e la coronazione di spine. La grande Guerra non lo lascia nel suo convento. Venne arruolato il 6 novembre 1915, per tre volte è rispedito in convalescenza a causa della sua “strana malattia” con febbri fino a 52 gradi. Il 16 marzo 1918, finalmente a casa. La guerra per il soldato Francesco Forgione è finita. Viene riformato per bronco-alveolite doppia. Finita la guerra fra Pio è di convento a Foggia per convalescenza. Deve rimanere in questo convento per obbedienza. Il Padre provinciale e suo direttore spirituale, fra Benedetto da san Marco in Lamis, sospetta che fra Pio sia vittima di un fenomeno diabolico per tenerlo lontano dal chiostro conventuale. Quindi decide di spostare fra Pio in un paesino a monte della costa garganica, dove Pio troverà sicuramente refrigerio: san Giovanni Rotondo! È il 28 luglio 1916. Ottiene l’autorizzazione a tornarci “provvisoriamente”. Ma il 4 settembre successivo tornando per un ennesimo periodo di cura, ci rimarrà per tutta la vita. Non c’è pace né riposo per chi si offre vittima perfetta; tra il 5 e il 7 agosto 1918, vive il fenomeno della “trasverberazione” un misterioso personaggio celeste gli scaglia con tutta violenza, una lunghissima lancia di ferro con una punta affilata e infuocata trapassandogli l’anima. Il 20 settembre dello stesso anno, nel coro della chiesetta del convento, mentre sta pregando, gli appare lo stesso personaggio della volta scorsa ma con mani, piedi ed il costato grondanti sangue. Al termine della visione anche le sue mani, i suoi piedi e il suo fianco sono traforati e sanguinanti. Padre Pio è stigmatizzato, come san Francesco alla Verna, come Gesù sulla croce. Queste ferite d’amore gli rimarranno per cinquant’anni, il giorno prima di morire. In questi cinquant’anni, padre Pio, non sarà abbandonato un istante dalla presenza del Maligno che agirà fisicamente con percosse, lividure, dispetti di ogni genere. Sarà perseguitato, screditato, rinchiuso, vilipeso e oltre. Anche la Chiesa farà la sua parte caricandogli sulle spalle il giogo della follia, ritenendolo un esaltato, un pazzoide, uno che si è auto-causato le ferite. Ma Pio da Pietrelcina non si avvilirà, mai il Signore gli metterà al suo fianco fratelli, sorelle e amici che lo seguiranno e lo aiuteranno con la presenza continua e la preghiera. Nasceranno i Gruppi di Preghiera, e il grande ospedale: la Casa di Cura Sollievo della Sofferenza.
Il 23 settembre 1968, alle 2 e 30 del mattino, all’età di 81 anni, Francesco Forgione, in religione, fra Pio da Pietrelcina sacerdote cappuccino, si addormenta nel Signore.