È iniziata la festa di Radio 3

Per il secondo anno consecutivo, RadioTre Rai sposta i suoi programmi a Cesena, sui palcoscenici del Teatro “Bonci” e del Teatro “Verdi”: da venerdì pomeriggio alla mattina di domenica, dal 31 maggio al 2 giugno.

Fahrenheit

Alle ore 16 in punto di venerdì 31 maggio, in un “Bonci” con ben poco pubblico presente (solo la platea e qualche palco occupati) Marino Sinibaldi, direttore di RadioTre, ha salutato i primi ospiti della kermesse: Antonio Forcellino, restauratore e storico dell’arte, e Marco Malvaldi, apprezzato giallista hanno iniziato a discutere di Leonardo in occasione di una puntata speciale di “Fahrenheit”, il programma di approfondimento culturale nato nel 1999. Argomento principale del dialogo, come s’è detto, è stato Leonardo, per via dei 500 anni dalla morte e perché Leonardo, nel 1502, fu in Romagna, al servizio del duca Valentino, Cesare Borgia, il figlio di papa Alessandro VI, che avrebbe voluto trasformare la Romagna nel suo regno personale. Cosa dire di un genio così assoluto? Malvaldi, che ha dedicato a Leonardo il suo ultimo romanzo, “La misura dell’uomo” (ed. Giunti), ha le idee chiare: «Leonardo guarda nella giusta direzione, opera come facciamo noi chimici, che spieghiamo fenomeni incomprensibili e invisibili con oggetti invisibili ma comprensibili». La novità di Leonardo sta nello studio anatomico, nel suo non fermarsi alla superficie delle cose. Inoltre, noi leggiamo direttamente il flusso di coscienza della mente di Leonardo, attraverso i suoi appunti. Forcellino definisce Leonardo come «l’osservatore: mentre Michelangelo dipinge ettari di affresco, Leonardo tiene in casa per 18 anni “Monna Lisa” e “Vergine e S. Anna”. In particolare, le montagne sullo sfondo della “Vergine e S. Anna” ci dicono che Leonardo realizza quelle montagne con pochi tocchi di bianco, azzurro e la giusta collocazione dei tocchi deriva dall’avere osservato per anni quelle montagne, finché non riuscì a decifrare il particolare tono di colore da adoperare». Un equivoco secolare, per entrambi gli scrittori, è rappresentato dalle macchine. Nel 1939, in occasione della mostra su Leonardo inventore, ci si rese conto che quelle macchine non funzionavano. Non potevano funzionare, perché erano solo degli strumenti del genio per dare forma ai suoi ragionamenti.

La sala del teatro è molto calda, e mentre la discussione avanza, in platea un’anziana signora si sente male e viene condotta fuori a braccio dalle maschere; in seguito, tutte le porte vengono aperte per fare girare l’aria; finalmente l’estate sta arrivando, e comincia a farsi sentire.

«Tanto tempo fa, chiude Forcellino, pensavo a Leonardo come a un cinico, perché di fatto passa da un signore all’altro, con apparente indifferenza; solo dopo una lunga riflessione ho capito che Leonardo stava solo cercando libertà, stava cercando di realizzare il sogno di una totale libertà creativa».

Il filo rosso

Fra i vari interventi, il filo rosso della rassegna è rappresentato dal design, attraverso le parole dell’architetto Enrico Morteo, con il sassofono di Fabio Petretti. Il primo “erede” di Leonardo per Morteo è Ettore Sottsass, il geniale creatore di tanti oggetti che hanno fatto la storia del design italiano. Nel 1962 Sottsass scoprì di avere una grave malattia alle ghiandole surrenali, per la quale non sembrava esserci cura; la famiglia Olivetti si prese cura dell’architetto, scoprendo che in America, a Palo Alto sembrava esserci una cura, attraverso l’uso del cortisone. Furono anni difficili, anni in cui Sottsass passava da momenti di euforia a momenti di profonda depressione. Quando uscì dalla cura risanato (è scomparso nel 2007 a 90 anni) diede forma a una macchina per scrivere portatile del tutto rivoluzionaria, la “Valentina” che con i suoi colori brillanti e la sua forma dalle linee morbide: per la prima volta un oggetto di lavoro, una macchina, appunto, che era anche giocosa.

Fahrenheit

Riprende la trasmissione dedicata ai libri con Loredana Lipperini e la slavista Serena Vitale, autrice di tanti saggi e romanzi dedicati alla letteratura russa, da Pushkin a Majakovskij. Intanto il “Bonci” inizia a riempirsi di un pubblico sempre attento e partecipe. Serena Vitale ricorda gli anni della Mosca sovietica e li confronta con quelli della Mosca russa. «Troppe luci, troppe luminarie, troppo apparente benessere. Il benessere esibito con sfrontatezza, poi, è solo apparente, perché nelle campagne la gente fa ancora una vita difficilissima. È nelle grandi città che appare tutto questo benessere». Parlando di Unione sovietica, non si può evitare di parlare dei poeti di quel periodo straordinario, soprattutto per la concentrazione di grandi scrittori in un numero ridotto di anni. «Negli Anni Venti-Trenta c’erano almeno dodici, tredici poeti grandissimi, ognuno dei quali sarebbe potuto bastare per una generazione, e furono gli anni peggiori dello stalinismo. Quei poeti erano il frutto dell’epoche precedenti e in particolare del Simbolismo russo, che fu molto più mistico di quello occidentale. Tutto nasce di lì».

Filo rosso

Enrico Morteo riprende il suo “filo rosso” partendo da un disegno leonardesco in cui si vide un prototipo di calcolatrice, che forse in realtà era una macchina per spostare dei pesi, e questo disegno rappresenta lo spunto per raccontare di quando a Ivrea nacque la macchina da calcolo, la Summa 14, del 1949, e per parlare di Natale Capellaro, che alla Olivetti iniziò come operaio e che riuscì con il suo ingegno a risolvere autonomamente i problemi che impedivano la realizzazione della macchina calcolatrice. Si portava di nascosto dei pezzi a casa e lì li assemblava, per comprendere cosa non andasse nel progetto originale. Licenziato in tronco quando fu sorpreso con i pezzi in tasca, Capellaro andò direttamente a parlare con Adriano Olivetti, che ovviamente fece rientrare in azienda con tutti gli onori questo genio moderno.

Teatro

RadioTre è anche la radio del teatro, e sul palco del “Bonci” è stato allestito un adattamento del romanzo “La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin” di Enrico Ianniello, che ha dato voce al protagonista, un ragazzo irpino che fischia come un merlo, vive in un mondo favolistico che verrà distrutto dal terremoto del 1980 e dovrà reinventarsi una vita.

Cinema

Il tradizionale programma “Hollywood party” va in scena al “Bonci” con Cecilia Dazzi e Ivan Cotroneo, per raccontare le tante vite del cinema.

Concerto

Si chiude la giornata inaugurale con l’atteso concerto di Vinicio Capossela, cantautore sospeso fra passato e presente, molto amato in Romagna (ricordiamo i suoi concerti nello storico “Vidia” di Cesena agli esordi della sua carriera), che presenterà il suo nuovo disco “Ballate per uomini e bestie”, di cui daremo conto in un articolo successivo.

Info: www.radio3.rai.it