È morta Edvige Gigliola Turci. Il ricordo del fratello: “Vivere per gli altri, la ricetta della felicità”

Il funerale oggi nella chiesa di Sant'Angelo di Gatteo. "Sono nelle mani di Dio e questo mi basta". Ti preparavi già al grande passo verso l'eternità

Nella foto Edvige Gigliola Turci
Nella foto Edvige Gigliola Turci

Tratteggiata la figura durante i funerali di oggi pomeriggio nella chiesa parrocchiale di Sant’Angelo di Gatteo

In una chiesa di Sant’Angelo di Gatteo piena di familiari, parenti e amici, sono stati celebrati oggi pomeriggio i funerali di Edvige Gigliola Turci. Aveva 71 anni. Lascia il marito Angelo Bersani, i figli Silvia e Samuele, quattro nipoti e i fratelli Maria ed Edoardo Maurizio che la ricorda nello scritto che pubblichiamo di seguito.

Il ricordo del fratello Edoardo Maurizio

Edvige, come tutti noi l’abbiamo conosciuta, o Gigliola per l’anagrafe e nei documenti ufficiali, non “se n’è andata”, non è “scomparsa”, come si suole dire.

Al contrario, se prima era accanto a noi, ora è dentro di noi, perché la vera presenza delle persone che abbiamo amato comincia proprio con la loro assenza, ovunque essi siano, e ovunque noi siamo.

Forse non possiamo scegliere il nostro destino, o quello che può accaderci, ma si può dare invece un senso alla nostra vita, così come anche alla nostra morte.

Ed è proprio negli affanni del quotidiano di un’esistenza normale che si misura il senso più autentico del nostro cammino comune, ben tenendo presente che nessuno basta a sé stesso.

Hai coltivato la vera ricchezza

Tu, cara Edvige, hai coltivato la vera ricchezza della vita nei momenti umili, negli atti di gentilezza, di solidarietà e di grande generosità, verso tutti e ciascuno; e in questo hai trovato la chiave per una esistenza davvero significativa e appagante, nel conseguire fin dagli anni giovanili premi scolastici, una laurea in lettere e pedagogia (con una tesi discussa con il prof. Andrea Canevaro), poi nell’accudire la tua famiglia, (anche il babbo Delio e la mamma Lina, amorevolmente), nello svolgere, prima l’insegnante giovanissima di scuola, prima a Gatteo a Mare, poi a Gambettola; in seguito, a metà anni ’70 bibliotecaria, e poi coordinatrice dell’ufficio cultura – scuola e igiene e, infine, dei servizi sociali nel Comune di Gatteo e, negli ultimi tempi, in Unione dei Comuni.

Poi il volontariato svolto alla casa di riposo “Arturo Fracassi”, dopo essere stata parte attiva nella sua iniziale organizzazione, come del resto anche in tante iniziative paesane, in anni lontani, come la gestione amministrativa dell’asilo parrocchiale, l’apertura di una scuola serale per adulti, ispirata continuamente dall’idea che il vero valore del nostro vivere risiede soprattutto nei rapporti umani, nel sostegno reciproco, nel rispetto altrui. 

Giudice popolare alla Corte d’Assise di Bologna

Sei stata anche giudice popolare alla Corte d’Assise di Bologna, mostrando doti di equilibrio e obiettività e il tutto sempre al di fuori dai riflettori, lontano dal podio. Significativo il riconoscimento di un tuo ex allievo di quarta elementare a Gatteo a Mare: anni dopo, una volta adulto, venne a trovarti in Comune a Gatteo, dicendoti: “È per mezzo di lei se ho imparato a leggere e a studiare… per questo sono qui a ringraziarla”.

Fu quella una sorpresa inaspettata, ma che ancora una volta sottintendeva come nel corso della nostra esistenza occorra fare sempre del bene e scordarsi di averlo fatto, perché è chi l’ha ricevuto che non lo dimentica. E la vostra presenza qui oggi così, numerosa e commovente (in chiesa, ndr) – per la quale ringrazio profondamente anche a nome della famiglia e dei parenti – ci offre testimonianza. Vi sono anche persone di altre religioni.

Vivere per gli altri, la ricetta della felicità

In Anna Karenina di Tolstoj si legge che…  “Vi è un solo modo per essere felici: vivere per gli altri”, perché questa è la vera bellezza che salverà il mondo; profondamente radicata nell’amore che si fa presenza, tu Edvige hai vegliato più volte su chi stava male, hai condiviso persino la loro sofferenza con infinita compassione, non sottraendoti al dolore.

La tua umanità, la sua sensibilità oltre ogni limite, era frutto di una educazione amorevole ricevuta dai nostri splendidi genitori.

I tempi della malattia e la testimonianza

Ma il tuo insegnamento più grande è stato quello degli ultimi tempi: provata dalla malattia hai sempre, serenamente e cristianamente, affrontato quei momenti difficili e dolorosi con una fede incrollabile che mi ricordava tanto quella del babbo Delio.

Eri tu che ci consolavi, con quella benevola delicatezza e comprensione che ci hai sempre donato con naturalezza, stringendomi le mani con le tue che erano ormai protese verso un altro Regno.

In tanti hanno molto pregato per te, e a nulla sono valse le cure sofisticate che la medicina odierna può oggi disporre, anche se avevi riposto fiducia in queste, ma come hai sempre detto fin dall’inizio della malattia… “sono nelle mani di Dio e questo mi basta…”; … ti preparavi già al grande passo verso l’eternità. E in questo come non individuare – come mi diceva poc’anzi il diacono Venanzio – i segni della predilezione di Dio verso i servi buoni e fedeli: la sua dipartita domenica scorsa nelle prime ore del giorno, proprio nell’incontro con Gesù risorto e le esequie di oggi, 25 marzo, giorno dell’Annunciazione della venuta di Gesù Cristo che duemila anni fa vinse la morte – possono essere letti come dimostrazione di un amore particolare del Signore verso la nostra cara Edvige.

Un destino che mi ha salvato

Non trovo le parole per ringraziare in eterno quel sentimento di un destino che mi ha salvato, facendomi nascere e diventare orgogliosamente tuo fratello e, soprattutto, parte integrante della mia e della tua esistenza Edvige, assieme a quella di nostra sorella Maria, per noi sempre Rosy, e quella dei nostri amati genitori.

Ora ciò che conta rimarrà sempre, limpidamente, intatto e infinitamente dolce e caro dentro di noi; vorrei davvero inneggiare le tue virtù che tenevi umilmente in gran parte nascoste, la tua intelligenza, la tua cultura (amavi la lettura, la poesia e la musica) la tua sobrietà, la tua bontà e, ripeto, generosità, in mezzo a quella brezza carezzevole che è la vita, che mi riporta alla mente quello stormir di foglie del grande pioppo di casa nostra dove, negli anni felici della nostra infanzia, trascorrevamo insieme le lunghe, interminabili, giornate estive nel gioco, nel canto e nella spensieratezza che ora sembra quasi eterna.

Ci rivedremo un giorno… e sarà bellissimo

Sappiamo che non gradivi essere circondata dalla mestizia e che amavi, non di rado, il silenzio carico di significato e di riflessione, anche per capire qualcosa di più di te e di noi.

Ogni vita, si sa, può essere contrassegnata da sventure e sofferenze, ma può anche essere di una infinita bellezza come è stata la Tua esistenza, carissima Edvige – Gigliola e, ovunque tu sia, ci rivedremo tutti un giorno e sarà bellissimo.