Dall'Italia
È morto Stefano Zaccagnini, burattinaio del sorriso
Un burattinaio apprezzato, che ha fatto tappa più volte ai festival di Gambettola, Cervia e Sorrivoli, il ravennate Stefano Zaccagnini è morto il primo agosto a 60 anni dopo una lunga malattia. Era il figlio minore di Benigno, ex segretario nazionale della Democrazia Cristiana, e aveva ereditato la passione per il teatro di figura direttamente da lui, tanto da scegliere come nome d’arte “Fagiolino” in onore della maschera preferita dal padre (un monello bolognese armato di bastone, risalente al ‘700).
Il suo interesse per questa forma d’arte era sbocciato in Stefano sin dalla più tenera età, quando il padre Benigno si divertiva con i burattini assieme al grande Giordano Mazzavillani (padre di Cristina, moglie di Riccardo Muti), protagonista assoluto nel mondo dei burattinai.
Benigno e Giordano, assieme all’amico Nicola Ronchi, avevano costituito nel 1947 la “Compagnia dei tre dottori” (divenuta poi “della Piccola ribalta”) che ha messo in scena fino agli anni ’70, nel ravennate, spettacoli per bambini e ammalati in asili, scuole e ospedali, con tappa fissa all’ospizio Santa Teresa. Un’attività, questa, portata avanti da Benigno Zaccagnini sia da parlamentare che da ministro della Repubblica, un modo per continuare un servizio sociale e culturale, assolvendo tra le risate il proprio impegno spirituale.
Stefano Zaccagnini, che aveva respirato da sempre in famiglia l’aria del teatro di figura, entrò giovanissimo come nuova leva nella compagnia del padre e di Mazzavillani assecondando una passione che, con il tempo, si sarebbe trasformata in professione. Già a partire dal 1973 per il 15enne Zaccagnini crebbero le responsabilità, con parti sempre più importanti. E alla morte di Mazzavillani nel maggio nel maggio 1976 (a 65 anni non ancora compiuti), il 18enne Stefano ne raccolse idealmente il testimone con la compagnia “Le finissime teste di legno di Giordano Mazzavillani”.
Ora “Fagiolino” è andato in cielo. Ma da lassù non mancherà di farci sorridere ancora, fedele al motto stampigliato nei cartoncini del suo gruppo teatrale: “Per corrugare la fronte si mettono in movimento ben 65 muscoli, per sorridere solo 19. Allora, per economia, sorridi!”.