Cesena
Economia cesenate, commercianti ottimisti ma chiedono meno tasse
Nonostante le difficoltà, gli operatori del commercio cesenate sono ottimisti riguardo al futuro. È quanto emerge da un’indagine promossa, fra i propri associati, da Confesercenti Ravenna-Cesena e presentata questa mattina alla stampa.
«Le previsioni, sia a livello europeo e sia italiano – ha illustrato Graziano Gozi, direttore della Confesercenti Ravenna-Cesena – sono di uno sviluppo moderato nell’ordine di decimali annui. Il costo dell’energia, pur in netto miglioramento rispetto al 2022, è doppio rispetto al 2019 e triplo rispetto al 2020. In questo quadro, il 2023, per le imprese intervistate, è stato un anno positivo e solo il 25 per cento dichiara che le condizioni della propria impresa sono peggiorate. Vista anche l’alluvione, ci aspettavamo risposte più negative».
Nel sondaggio, la maggior preoccupazione delle imprese è rappresentata dal livello delle tasse (30 per cento), tallonata dall’inflazione (21 per cento). Alla domanda sui motivi per cui in Italia nel 2023 sono nate 20mila nuove imprese commerciali rispetto alle 40.000 del 2013, quello più gettonato riguarda appunto le tasse troppo alte (32 per cento), seguito dal peso della burocrazia (24 per cento). In merito agli interventi pubblici ritenuti prioritari per sostenere la ripresa economica, ancora una volta, il campione di riferimento richiama in maggioranza (29 per cento) la riduzione delle tasse nazionali.
Circa l’andamento economico, il 38 per cento si dichiara fiducioso in un miglioramento, considerato possibile “a breve, nel 2024” dal 55 per cento di chi si dichiara ottimista, con solo il 10 per cento che dà un giudizio negativo. Sulla situazione locale, il 48 per cento degli intervistati riconosce che si è reagito alle difficoltà meglio che in altre zone d’Italia.
«Il 23 per cento delle aziende – ha rilevato Cesare Soldati, presidente di Confesercenti Cesena – dichiara di aver cambiato “poco” il modo di fare impresa nella propria attività di fronte all’innovazione. La percentuale corrisponde all’incirca a quella di chi avverte un peggioramento delle condizioni della propria impresa rispetto ai dodici mesi precedenti. Chi non aggiorna il modo di fare impresa difficilmente ottiene risultati positivi».
Luca Panzavolta, amministratore delegato di Cia-Conad, si è soffermato sul problema di reperimento di manodopera, avvertito dal 14 per cento del campione considerato: «Riguarda la questione demografica. Con politiche adeguate ci vorrà almeno una generazione prima di vedere un’inversione di tendenza. Ma ha a che fare anche con il mutato approccio al lavoro da parte delle nuove generazioni». Secondo Panzavolta, «per crescere occorre muovere flussi migratori importanti e selezionati».
Riguardo al tema del commercio, per Panzavolta «negli ultimi anni la grande distribuzione è quella che ha sofferto di più, mentre hanno tenuto i punti vendita di media superficie. Non esistono più acquirenti fidelizzati. Per avere successo occorre proporre prezzi competitivi, l’assortimento giusto (visto quello infinito dell’online) e offrire un servizio».
Carlo Battistini, presidente della Camera di Commercio della Romagna, si è soffermato nel dettaglio sull’andamento delle imprese commerciali della provincia di Forlì-Cesena negli ultimi 20 anni. «La spinta delle liberalizzazioni del decreto Bersani (1998) si è interrotta nel 2013 – ha detto -. Se nel 2003 erano attive in provincia 5.611 imprese, nel 2023 erano 5.365. Il grosso della perdita si registra nei settori dell’abbigliamento e del commercio ambulante, mentre aumentano i negozi di frutta e verdura». Confermato il calo delle edicole: «In dieci anni i giornalai passano da 241 a 166. Aumentano invece le librerie, da 42 a 51. Aumentano anche i ristoranti, ma diminuiscono i bar. Le imprese di commercio online passano invece da 250 a 400».
Secondo Battistini, «in un quadro profondamente cambiato, dopo il 1998 non ci sono state riforme incisive e devono ancora essere rinnovati i contratti del commercio. Servono investimenti e le riforme giuste per dare un futuro al settore».
Il sindaco di Cesena Enzo Lattuca ha ammesso che «il commercio al dettaglio non alimentare è il vero tallone d’Achille» e che «esercizi piccoli, non specializzati e che non investono» non hanno futuro, per cui è necessario «unire i servizi e battere la strada dell’online». Per il primo cittadino, «freno alla crescita è anche la mancanza di case per chi vuole investire nel territorio. Oggi in città ci sono solo 24 annunci di case in affitto».
«Nonostante il campione dell’indagine si dica ottimista – ha tirato le somme Monica Ciarapica, presidente Confesercenti Ravenna-Cesena – il 2024 sarà ancora un anno difficile. Ci sono possibilità di crescita nel settore del turismo, ma legate a variabili troppo incerte. Per invertire la rotta ognuno deve fare la sua parte, ciascuno nel proprio ruolo, lavoratori, imprenditori, associazioni di categoria e politica».
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