Dal Mondo
Fake news e minacce alla democrazia: il Parlamento europeo corre ai ripari
Europa, Europa, Europa. Ogni santo giorno, ormai, all’emergere di un qualsiasi problema globale o nazionale, si fa appello “all’Europa”, genericamente intesa, lasciando intravvedere un richiamo alle responsabilità e alla capacità/volontà di intervento dell’Unione europea, si tratti di economia, di sicurezza, di salute pubblica, di migrazioni, di agricoltura, di coesione sociale, di lotta al cambiamento climatico, e così via. Da un lato sembrerebbe accreditarsi l’idea che l’Ue è importante, “conta”, è parte della vita dei cittadini europei, e può rappresentare una risposta alle sfide che il continente attraversa. D’altro canto non si può negare che tanti richiami all’Europa nascondano una scarsa conoscenza delle reali competenze e prerogative dell’Ue, inscritte nei Trattati; elemento che fa il pari con la malcelata volontà di scaricare competenze e prerogative che sono in capo agli Stati membri e ai loro governanti.
Insomma, l’Ue come “capro espiatorio” fa comodo a molti… E lo si comprende quando si chiamano in causa le istituzioni comunitarie perché “agiscano”, salvo negare all’Ue – da parte degli stessi Stati membri – un bilancio che vada oltre l’attuale 1% del Pil europeo: ovvero, “ti chiediamo di fare molto, forse tutto, ma non ti diamo i poteri (Trattati) e le risorse (budget) per farlo”.
In queste drammatiche ore emerge, anzi si conferma, un’altra preoccupazione attorno all’Ue, pressata da nazionalismi e populismi alimentati dal web. E lo si deduce da un documento – rintracciato dall’agenzia Sir – che proviene dal Parlamento europeo (Directorate-General for Internal Policies of the Union, Directorate for Citizens’ Rights and Constitutional Affairs).
In sostanza la commissione Affari costituzionali (Afco) dell’Eurocamera intende affidare uno studio, a una società specializzata, sul tema “Istituzioni e interferenze straniere”. Tale ricerca dovrà alimentare la preparazione di un rapporto Afco che affronterà vari spinosi argomenti fra cui: “istituzioni e interferenze straniere”, “difesa della democrazia liberale – progetto democratico dell’Ue”, “integrità delle elezioni europee”. Emerge, in tutta evidenza, il problema, noto a livello globale e già sperimentato nel vecchio continente, relativo alla minaccia che giunge da un uso distorto di internet verso le istituzioni democratiche, nazionali ed europee, e in particolare al peso che la disinformazione e le fake news possono esercitare sui cittadini nei momenti elettorali.
In questo quadro, Afco cerca un istituto o società specializzati in tale ambito, chiedendo di redigere “uno studio, in inglese, di circa 40-50 pagine su istituzioni e interferenze straniere”. La scadenza per la consegna dello studio finale è il 29 giugno 2020, con la definizione del progetto finale stabilita in data 1° giugno. Tempi ristretti per prevedere la presentazione degli esiti dell’indagine nel corso di una seduta della stessa commissione Affari costituzionali. Il budget messo a disposizione è di 15mila euro (al netto dell’Iva).
Lo studio “dovrebbe basarsi su dati, relazioni, studi e analisi disponibili, provenienti da varie fonti, e documenti provenienti da istituzioni Ue, nazionali e internazionali”. Vengono richieste altresì “prove quantitative e qualitative concrete”. Infine, l’elaborato “dovrebbe concludersi con raccomandazioni politiche rivolte agli attori più rilevanti, compreso il Parlamento europeo”. Fra gli “aspetti” da considerare, figura una revisione delle iniziative sinora assunte dall’Ue nel contrasto alla disinformazione e alle minacce alla democrazia e alla salvaguardia delle libere elezioni (compresa l’eventuale “influenza esterna sull’integrità delle elezioni del Parlamento europeo del 2019”). Ugualmente si chiede una verifica delle “iniziative legislative annunciate dalla Commissione Ue, come il piano d’azione per la democrazia europea, che dovrebbe affrontare le minacce di intervento esterno alle elezioni europee, includendo anche proposte volte a garantire una maggiore trasparenza sulla pubblicità politica retribuita e norme più chiare sul finanziamento dei partiti politici europei”.