Fiori e vivai, il grido di allarme si leva da Cesena

Il settore florovivaistico sta crollando. Le restrizioni a causa del Coronavirus hanno eliminato di fatto la possibilità di recarsi ad acquistare fiori freschi. Con la chiusura dei mercati, la sospensione dei funerali e di tutte le altre cerimonie pubbliche, acquistare fiori in pratica è impossibile.

L’allarme è stato lanciato dalle organizzazioni agricole e, a livello locale, interviene Alessandra Maroni dell’azienda “Floricoltura Maroni” che ha sede a Martorano. “La primavera è la stagione dei fiori – esordisce la titolare – ed eravamo pronti ad iniziare le vendite. Questa situazione ci è piombata addosso come una valanga perché, a differenza di tanti altri settori, noi cominciamo a fare reddito proprio ora dopo mesi di sole spese. Ma quest’anno saremo costretti a distruggere tutta la produzione”.

Il prodotto ha bisogno di 6-8 mesi di programmazione e coltivazione. Le aziende florovivaistiche hanno iniziato a settembre 2019 il ciclo produttivo che ha portato alla produzione attuale. Mesi dedicati a seminare, irrigare, riscaldare in serra, manodopera per invasare, concimare. “Le spese sono tante, enormi, e ora si rimane senza reddito. Gli operai come faranno a mantenere le proprie famiglie se non potranno più lavorare” si chiede Alessandra Maroni. L’azienda ha anche provato a proporre consegne a domicilio ma la richiesta è molto bassa, manca proprio lo spirito giusto e l’occasione per rallegrare un evento con i fiori.

Tutto è stato bloccato e il nostro comparto è considerato di produzione di beni superflui. Per noi perdere la primavera significa perdere tutto l’anno. E voglio solo sperare che prima di Pasqua la situazione si allenti: prima di tutto per una questione di salute e di tranquillità psicologica per tutti e, in seconda battuta, per le aziende come le nostre che danno lavoro a tante famiglie”.

A sostegno del settore hanno iniziato a muoversi le associazioni di categoria. “Ringraziamo il ministro delle Politiche agricole Teresa Bellanova per le importanti rassicurazioni che ha fornito in merito alla situazione del florovivaismo nazionale, la cui tenuta è a serio rischio a causa del protrarsi dell’attuale situazione emergenziale legata alla pandemia del Covid-19, o Coronavirus”. Lo afferma il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative agroalimentari, che nei giorni scorsi aveva scritto alla responsabile del dicastero dell’agricoltura chiedendo interventi immediati a sostengo del comparto. “Auspichiamo che queste misure possano essere assunte quanto prima, magari già in sede di conversione del decreto legge “Cura Italia” appena entrato in vigore e che purtroppo non contiene ancora misure specifiche”.

Secondo Agrinsieme occorre tener presente la particolarità del comparto: ad esempio le imprese florovivaistiche sono nell’impossibilità di mettere il personale in cassa integrazione senza danneggiare la produzione. “Le aziende florovivaistiche vivono inoltre il paradosso – prosegue Agrinsieme – che possono continuare a produrre, senza avere di fatto alcuna possibilità di commercializzare i loro prodotti, che hanno una forte deperibilità, alla stregua degli altri comparti della filiera alimentare. Insieme ai sussidi che il ministro ha annunciato, chiediamo pertanto che si faccia qualcosa per sbloccare le vendite, pur nel rispetto di tutte le disposizioni a tutela della salute previste dai decreti governativi, facendo un appello ai nostri potenziali clienti come la grande distribuzione e le aziende agricole”.

“Guardiamo con fiducia alle misure compensative annunciate a sostegno di un comparto che, come purtroppo molti altri, sta pagando a caro prezzo gli effetti del mercato fermo, del completo azzeramento degli eventi, della chiusura dei mercati ambulanti rionali, ma anche e soprattutto delle numerose disdette provenienti dal mercato estero, legate alla disinformazione, allo stop di importanti piazze di contrattazione, alle difficoltà dei trasporti nonché a fenomeni di opportunismo e concorrenza sleale”, aggiunge Agrinsieme.

“Ricordiamo, infatti, che perdere la stagione primaverile significherebbe dire addio al 60 per cento circa dei ricavi annuali dell’intero sistema florovivaistico, con perdite che potrebbero arrivare addirittura al 100 per cento per i produttori che si dedicano a produzioni esclusivamente primaverili“, fa notare il coordinamento, evidenziando che “il florovivaismo italiano, con una superficie coltivata di 29mila ettari, 27mila aziende produttrici e 100mila persone impiegate, produce un giro d’affari di circa 2,5 miliardi di euro l’anno, per un valore che rappresenta oltre il 5 per cento della produzione agricola totale”.