Cesena
“Fisica dell’aspra comunione”
Domenica 30 maggio, in due spettacoli, alle 19 e alle 21, anche la Societas (già nota come Raffaello Sanzio), la storica compagnia di teatro di ricerca, ritorna sul palcoscenico del Bonci, in questo anno zero della pandemia. Per l’esattezza non è proprio la Societas a tornare in scena, ma la compagnia Mora, per la coreografia di Claudia Castellucci. “Fisica dell’aspra comunione” è stata rappresentata a Venezia in occasione del conferimento del Leone d’Argento 2020 a Claudia Castellucci, un premio che venne motivato così – coreografa sobria, seria, minimalista ed esigente, che lavora con sacralità alla sua arte – I danzatori Sissj Bassani, Silvia Ciancimino, René Ramos, Francesca Siracusa, Pier Paolo Zimmermann sono sul palcoscenico. Nella platea ancora vuota troneggia un piano a coda, su cui vengono eseguite le musiche che hanno fatto nascere lo spettacolo, il “Catalogo degli uccelli” che Olivier Messiaen compose fra il 1956 e il 1958, prendendo direttamente ispirazione dal canto degli uccelli. Come ha affermato la stessa Castellucci – ciò che intendiamo imparare dagli uccelli è la disposizione ad accadimenti sempre attuali, senza proiezioni miranti a traguardi futuri, per una consumazione piena dell’ora –
Il ballo, come sempre succede quando si ha a che fare con la Societas, non è prevedibile, inizia in un modo tutto sommato tradizionale, con l’interazione fra il movimento dei danzatori e il suono del pianoforte, eseguito con grande perizia da Matteo Ramon Arevalos, ma già a metà del breve spettacolo ci rendiamo conto che c’è qualcosa di diverso, qualcosa di inedito e spiazzante. I movimenti dei danzatori, che prendono forma senza musica, i movimenti del pianista, che interagisce con i danzatori anche coi gesti con cui chiude le partiture. C’è, infine, il momento in cui il pianista chiude il pianoforte, e si scatena il “fastigio musicale” di Stefano Bartolini, e grazie anche alle eccezionali luci di Eugenio Resta si entra in un’altra dimensione, che si può solo definire con la parola “perturbante”, nell’accezione che da Freud in poi questo termine ha preso. È un viaggio in una dimensione parallela, e negli ultimi istanti, quando il pianista riapre il suo strumento e le ultime note accompagnano fuori i danzatori, gli spettatori si sentono, giustamente, un po’ provati, perché hanno gettato uno sguardo su un mondo alieno, affascinante e inquietante al tempo stesso.