Fumaiolo, a mani nude nel ghiaccio

A mani nude nel ghiaccio per parlare con la neve. I Carabinieri Forestali la capiscono così quella lingua silenziosa e bianca, visione incantevole per gli occhi di tutti, una miniera di notizie preziose per chi le sa leggere.

Tra livelle, metri, carotatori manuali, bastoncini apparentemente incomprensibili, pale, lenti, termometri, e mani infilate direttamente nude nel ghiaccio, gli 80 centimetri di neve che da un paio di settimane dormono sul Fumaiolo, a 1400 metri di quota, non hanno più segreti per i militari forestali del Gruppo di Forlì-Cesena. Il loro lavoro è destinato a enti di varia declinazione e natura, tra cui Cnr e Università, cui l’Arma trasmette dati per innumerevoli utilizzi, per esempio, la prevenzione delle valanghe e la sicurezza.

Sabato 16 gennaio alle 8 il comandante della stazione di Verghereto, maresciallo ordinario Giuseppe Leandri, e il brigadiere capo Andrea Pressiani – anni di esperienza sulle spalle e formazione alla Scuola alpina, passati nel 2017 all’Arma a seguito della cosiddetta “Legge Madia” che ha soppresso il Corpo dei Forestali – sono saliti alla stazione Meteomont allestita poco lontano dal Rifugio Biancaneve, una delle due stazioni romagnole, l’altra è a Campigna. Siamo saliti con loro. 

 Parcheggiata la camionetta al passo, poco sopra Balze

attrezzatura in spalla e – quando servono – ciaspole ai piedi, dopo un breve percorso

giunti a destinazione attaccano con i sondaggi dopo aver registrato visibilità, temperatura esterna, -7, e stato del cielo, mediamente coperto.

Si comincia con le prove stratigrafiche. Con la pala si mettono a nudo gli strati della neve caduta in varie riprese. Oggi sono sette, chiaramente individuabili. Fra questi anche qualche centimetro di ghiaccio, più scuro. Quello più pericoloso.

Su uno strato di ghiaccio e di grossi cristalli killer, è scivolata l’enorme massa di neve seppellendo sotto una valanga l’albergo Rigopiano nel 2017. Tragedia di cui ricorre oggi, 18 gennaio, il quarto anniversario.

Poi con il metro si passa alla misurazione dell’altezza, sono 80 centimetri, 0 di neve fresca.

Con i bastoncini si procede alla delimitazione dei vari strati, con il carotatore, il prelievo per stabilire il peso con il dinamometro e la densità. Il primo strato pesa 260 kg/mc. Le variazioni possono essere sensibili anche a poche ore di distanza. Sono tanti i fattori che incidono.

   

Le prove di resistenza cominciano a mani nude.

Prima le quattro dita, poi uno solo, se non basta si passa alla matita. Nel ghiaccio è necessaria la lama. Si misura anche la temperatura (siamo a -3, più si scende vicini al terreno più la temperatura sale, in caso contrario si registra un pericolo). Infine la prova penetrometrica, con l’asta e i pesi.  

L’analisi dei cristalli consente di valutarne il tipo e la dimensione. Dietro la lente, i piccoli fiocchi paiono trasformarsi, in micro ghiaccioli o in stelle filanti, a seconda della qualità della neve, smascherando così la loro pericolosità. Se i cristalli sono grandi, spiegano i militari, la neve non si compatta, scivola facilmente, e il rischio aumenta. A Rigopiano, spiegano i militari, pare che la previsione fosse di livello 5. Il massimo.

 

Ma non basta. Servono altri dati a conforto della tesi. La temperatura atmosferica, la forza del vento – che oggi viaggia a 2/3 metri al secondo – e l’analisi della crosta.

Non tutti i giorni e non tutti gli inverni questo prezioso lavoro è possibile. In queste settimane il monte Fumaiolo offre spettacoli inediti. Passeggiando si affiancano, ad altezza sguardo, pali, tetti o sommità che abitualmente si vedono da sotto in su. Si smarrisce la percezione della conformità del terreno … un paesaggio che sull’Appennino non si presentava dal 2018, quando il 27 febbraio caddero fino a 138 centimetri di neve. Una bazzecola dopo i tre metri e mezzo del nevone del 2012, quasi una cosa straordinaria se paragonata agli anni successivi in cui l’unico bianco visibile era quello delle margherite, cresciute al calore dei 10 gradi in pieno inverno, a quote in cui le temperature attese oscillano tra i -5 e i +5.

Gli 80 cm caduti fino ad oggi, spiega il comandante Leandri, sono come un ritorno alla normalità, e una benedizione per la montagna e non solo. I cumuli bianchi alimenteranno gradualmente le sette vene acquifere della zona che. Insieme all’acqua di Ridracoli, forniranno la riserva necessaria per la stagione estiva.

Dopo un’ora e mezzo di indagini, il lavoro per oggi è concluso. La valutazione del rischio è stimata in moderata/stazionaria, livello 2. Ma l’Appennino non va sottovalutato. La scorsa settimana si era registrato rischio marcato.

Per gli sciatori di un inverno non pandemico, questa sarebbe stata una giornata indimenticabile.