Cesena
Funerali di Romano Colozzi. Il ricordo dell’amico Marino Mengozzi: “Nel suo operare ha messo intelligenza, sensibilità e cuore”
“La festa sta per cominciare, sulla riva del mare di Dio”. Il canto finale riassume il senso del funerale dell’esponente politico Romano Colozzi (Cfr pezzi in “Leggi anche”).
Al termine della Messa celebrata dal vescovo di Cesena-Sarsina, monsignor Douglas Regattieri, l’amico Marino Mengozzi legge un testo che qui sotto riportiamo in versione integrale.
Per Mengozzi, in Colozzi “era l’uomo a prevalere sul politico e a determinare l’amministratore: buon marito, buon padre, nonno lieto e affettuoso. Nel suo operare ha messo intelligenza, sensibilità e cuore”. E “l’alimento dell’uomo era la fede”. Anche per questo, sottolinea Mengozzi, “era preparato”.
Le parole di un canto, tanto vere oggi
«Avevi scritto già il suo nome lassù nel Cielo, avevi scritto già la sua vita insieme a Te».
Come sono belle queste vecchie ma sempre nuove parole! Come sono vere oggi, adesso, qui, nel tempio maggiore della nostra Chiesa di Cesena-Sarsina, davanti al feretro di un nostro grande amico. Un amico che ha sentito chiamare il suo nome e non l’ha scordato mai più; che ha camminato sulla «bella strada che porta a casa e dove ti aspettano già».
Siamo sempre umanamente smarriti di fronte alla dolorosa rapina che la morte infligge ai nostri affetti: lo siamo a maggior ragione nella presente circostanza, perché ancora una volta – pur con paventate avvisaglie – il ladro ci ha sorpreso.
Ma il nostro amico, dopo un lungo calvario di sofferenze, sempre intensamente e segretamente offerte, era preparato.
Non è il momento dei bilanci della vita di Romano, «quegli inventari fatti sempre senza amore», come ci ha ammaestrato il nostro Chieffo. Certo, tutti noi ne conosciamo le tappe, molte e significative: professore, consigliere comunale e regionale, assessore maggiore nella maggiore regione italiana, segretario generale della Giunta.
Era l’uomo a prevalere sul politico
Ma senza dubbio era l’uomo a prevalere sul politico e a determinare l’amministratore: buon marito, buon padre, nonno lieto e affettuoso.
Nel suo apprezzato operare, consapevole di agire in terreni difficili, fragili e battaglieri, ha messo intelligenza, sensibilità e cuore: con particolare attenzione alle problematiche sociali, ai bisogni della famiglia, alle esigenze degli anziani, alle numerose fragilità, alla parità scolastica.
Anche la sua cultura, vasta ma non ostentata, entrava nei tortuosi meandri legislativi, illuminandone percorsi e scelte, giungendo a trascinare e convincere vicini e lontani.
Ma l’alimento dell’uomo era la fede: abbracciata fin da ragazzo, custodita, insegnata, declinata anche nel lavoro là dove intravvedeva spazi confacenti e opportuni. E tutto vi si è dedicato una volta lasciata – con dolorose spine e senza rammarico alcuno – la vicenda politico-amministrativa.
Noi che abbiamo camminato al suo fianco per oltre mezzo secolo possiamo testimoniarlo e intendiamo proclamarlo: con la gratitudine di cui siamo capaci.
Abitare la casa del Signore, il resto è banale
Caro Romano, una cosa hai voluto e ci hai insegnato: abitare la Sua casa, perché tutto il resto è banale.
Ora che sei «a quell’ultimo ponte, con il tempo alle spalle e la vita di fronte, abbandonati» alla grande Mano che ti solleva.
Possa la Vergine Maria, che hai amato e invocato davanti alle icone del Monte, del Popolo e dell’Addolorata, mostrarti il Suo bel volto!
Ora, da parte della tua Famiglia, della Fraternità, del Movimento e degli Amici, un grazie corale.
E con sperata, certa verità, in attesa del bel giorno e della grande festa, ti diciamo: a Dio, carissimo Romano.