Giornata mondiale del rifugiato. Quasi 11mila le richieste di asilo presentate in Italia quest’anno

“Sono quasi 11mila (10.972) le richieste di asilo presentate all’Italia dal 1° gennaio al 12 giugno 2020. Le principali aree geografiche di provenienza dei richiedenti sono l’Asia (40%), l’Africa (37%), l’America (17%) e l’Europa (6%)”. Lo si legge in una nota del ministero dell’Interno pubblicata oggi, 20 giugno, Giornata mondiale del rifugiato.

La classifica dei Paesi d’origine vede in testa il Pakistan con il 18% delle domande e la Nigeria con il 10%. Il 76% dei richiedenti nel periodo considerato sono uomini, il 24% donne. La maggior parte di loro (62%) ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni, il 13% sono bambini da 0 a 13 anni, il 3% ragazzi minorenni dai 14 ai 17.

“Dal 1° gennaio 2020, tenuto conto delle limitazioni imposte nella fase acuta dell’emergenza Covid-19, la Commissione nazionale per il diritto di asilo, che fornisce i dati in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, ha adottato 21.144 decisioni”, precisa la nota.

I numeri della Commissione rispecchiano quanto ad aree e Paesi di provenienza quelli dell’anno precedente, nel quale le domande sono state in tutto 43.783, confermando Pakistan (20%) e Nigeria (8%) in cima alla lista dei Paesi d’origine.

A livello globale il fenomeno dei rifugiati risulta in aumento, secondo i numeri del rapporto annuale Global Trends pubblicato dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unchr). Alla fine del 2019 risultavano 79,5 milioni le persone in fuga nel mondo, il dato più alto registrato finora dall’Agenzia.

L’Italia si conferma tra i Paesi più attivi nei programmi di reinsediamento, portato avanti con l’Unhcr”, ricorda la nota. Dal 2015 a oggi, secondo i dati del dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione, sono stati reinsediati in Italia 2.510 rifugiati e per le annualità 2020-2021 è previsto un contributo aggiuntivo pari a 700 persone. Per molti rifugiati questo continua a rappresentare uno “strumento salvavita”, spiegano Unhcr e Oim, sottolineando il divario tra il numero di rifugiati che hanno bisogno di accedere al reinsediamento e i posti messi a disposizione dai governi, con l’appello affinché anche altri Paesi partecipino ai programmi.