Ha colpito anche a Cesena l’ultima truffa su WhatApp

Colpite alcune famiglie cesenati, le indicazioni dell'Adoc

L’ultima truffa su WhatsApp è arrivata anche a Cesena, veicolata da certi messaggi del tipo “Ciao, mi dispiace disturbarti; Posso avere un po’ del tuo tempo’?;  Salve, posso parlarle un attimo?”. A segnalarlo è Giorgio Casadei, mediatore accreditato di Adoc Cesena, Associazione difesa e orientamento consumatori, che invita alla massima attenzione.

“Ciao, mi dispiace disturbarti…”

Caro direttore,

l’ultima truffa su WhatsApp è arrivata anche a Cesena. “Ciao, mi dispiace disturbarti; Posso avere un po’ del tuo tempo’?;  Salve, posso parlarle un attimo?”. Ricevuti questi messaggi una signora di Cesena – e non è la prima – presa nel vortice, ha svuotato il conto in banca di famiglia e ha chiesto un prestito a una finanziaria di 20.000 euro. Oggi … sta pagando le rate. Cos’è successo? Nel Sudest asiatico e in alcune zone della Cina, nell’ultimo decennio, sono state create intere città fondate sul crimine e sulla truffa. Si chiamano ‘scam city’ e i loro tentacoli arrivano fino in Occidente e anche in Italia, di solito su WhatsApp, con il prefisso +91, (India)

Le scam city, città della truffa

Le ‘scam city’ sono città o quartieri dediti alla criminalità, in cui alle attività più ‘tradizionali’ come la prostituzione e il gioco d’azzardo si sono recentemente aggiunte le truffe online. Sono create e governate da organizzazioni criminali o milizie locali che le utilizzano come principale fonte di profitto. Spesso si trovano in giurisdizioni in cui il governo e lo stato di diritto sono deboli e l’autorità è contestata. Secondo l’Onu, che ha stilato un rapporto a riguardo nel 2023, le scam city producono guadagni di miliardi di dollari all’anno.

Come un call center

Il metodo è simile a quello di un call center: i truffatori accalappiano la vittima attraverso chat, whatsapp e telefonate con cui gettano un’esca, o di tipo sentimentale o che punta a creare un legame umano. Lo scopo è quello di conquistare la fiducia della vittima e di spingerla, in diversi modi, a versare denaro su un conto creato ad hoc. Quando la vittima fa un versamento il conto sparisce e con lui anche il denaro e il truffatore. Una signora di Cesena ha svuotato il conto di casa, per poco meno di 100.000 euro, e sta pagando le rate di un finanziamento perché finiti i risparmi di famiglia, i truffatori, l’avevano convinta che servivano altri 20.000 euro per essere liberati dalla schiavitù .

Conti fantasma, Iban con lettere EE delle banche dell’Estonia

A quel punto la signora ha chiesto ed ottenuto un prestito da una finanziaria per girare anche questo denaro in conti “fantasma” (in questi ultimi tempi l’iban che di solito partiva con le lettere, CY delle banche di Cipro è passato alle lettere EE delle banche dell’Estonia). Il marito se ne e accorto quando a casa, per posta, e arrivato un blocco di bollettini di ratei di una finanziaria da pagare e, dopo tante insistenze e pressioni, è riuscito a farsi raccontare dalla moglie i fatti, ma la moglie, alla quale era stato lavato il cervello era ancora convinta di aver fatto del bene per questi poveri esseri umani in schiavitù. Ora oltre alle rate ha dovuto chiedere l’aiuto di un centro di psicoterapia. In un’altra famiglia delle nostre colline Cesenati, le figlie di un facoltoso signore, si sono accorte che, in modo esponenziale, stavano sparendo dei soldi dal conto in banca … la trafila era sempre come quella di prima ma qui la promessa era quella di lauti guadagni e, essendo persona in grado di intendere e di volere, per convincerlo a smettere è stato molto difficile e la cosa è andata avanti per lungo tempo.

Lavoratori-schiavi

Effettivamente i lavoratori che stanno dietro a chat e telefonate, nella stragrande maggioranza dei casi, sono stati a loro volta truffati: hanno accettato offerte di lavoro che promettevano lauti compensi e si sono trovati invece in condizioni di semi-schiavitù. Secondo le Nazioni Unite sono centinaia di migliaia le persone coinvolte.

L’Onu inquadra il reclutamento di persone nelle scam city come “traffico di esseri umani”. Chi lavora nei grandi ‘compound’ delle scam city, infatti, è spesso in qualche modo sotto ricatto: all’arrivo nel posto di lavoro promesso, i ‘nuovi assunti’ vengono privati del passaporto e del telefono e non verranno liberati finché non raggiungeranno il target di profitto prefissato. “Le vittime coinvolte in queste operazioni di truffa vengono sfruttate allo scopo di criminalità forzata per generare profitto per gli attori criminali che orchestrano le truffe”.

Truffe sentimentali, ricatti sessuali, false accuse

Come funzionano le truffe: falsi investimenti, truffe sentimentali, false accuse da parte di falsi agenti di polizia che chiedono accesso ai conti bancari, cryptovalute e ricatti sessuali. In ogni caso, si tratta di strategie che vengono messe in atto nel corso di settimane, anche mesi, durante i quali i cyber- truffatori stringono un legame sempre più intimo con la loro vittima. “La truffa è di solito un lungo processo in cui gli obiettivi vengono avvicinati per settimane o mesi per costruire relazioni di fiducia”, si legge nel rapporto delle Nazioni Unite. I numeri di cellulare a cui vengono inviate chiamate o messaggi arrivano da tutto il mondo e provengono dalla compravendita di dati rubati.

I dati personali

Noi cittadini in buona fede diamo le nostre utenze per molti scopi, per nostra scelta, perché ce lo chiedono per la tessera del supermercato o per un abbonamento al cinema e quando si verificano furti di dati in un sistema informatico di una società disonesta, quei dati vengono messi in vendita, alla lettera.  

Prima di iniziare a lavorare, i lavoratori delle scam city vengono formati alle tecniche di inganno, che vengono sempre più affinate con l’esperienza: ai nuovi arrivati vengono forniti dei veri e propri manuali, con frasi preconfezionate da utilizzare in diverse occasioni nelle varie chat con potenziali truffati. Morale della favola: “il formaggio gratis è solo dentro la trappola per catturare i topi.”

Giorgio Casadei*

*mediatore accreditato Difesa consumatori Adoc. E-mail: adoc@adocemiliaromagna.191.it