“Ha vissuto cercando il bello e comunicandolo agli uomini”: il ricordo di Ilario Fioravanti

“Per Ilario Fioravanti nell’undicesimo anniversario della morte. Lui che ha vissuto cercando il bello e comunicandolo agli uomini, possa contemplare la Sorgente della bellezza”. È questa una delle intenzioni di preghiera che hanno caratterizzato la Messa di ieri sera in Cattedrale a Cesena, presieduta dal vescovo Douglas Regattieri,  a conclusione dell’anno ilariano 2022, anno centenario della nascita dell’architetto cesenate deceduto il 29 gennaio 2012 a poco più di 90 anni.

Ilario Fioravanti è stato architetto, pittore e scultore. Suoi edifici caratterizzano l’architettura di Cesena e città del comprensorio. Tra le sue opere sacre, la porta bronzea della Cattedrale di Cesena che proprio in occasione dell’anno ilariano è stata oggetto di lavori di ripristino.

“Uomo dalla ricerca appassionata, laboriosa e inesausta, scrutatore del dramma e della vicenda umana, sulle tracce del Dio incarnato, realmente incontrabile e incontrato nell’esperienza della sua fede”, così Fioravanti è stato presentato da monsignor Walter Amaducci a inizio della celebrazione.

La Messa è stata preceduta dalla presentazione del volume “Ianua Sanct Joannis – La porta bronzea di Ilario Fioravanti” (Cesena, Stilgraf editrice) curato dallo stesso monsignor Amaducci, vicario episcopale per la pastorale e responsabile dell’anno ilariano, e dal professor Marino Mengozzi, direttore dell’Ufficio diocesano per l’arte sacra e i beni culturali.

“Due gli obiettivi dell’anno – ha sottolineato monsignor Amaducci -. La ricognizione completa di tutta l’arte sacra di Fioravanti nella Diocesi, nei 14 Comuni che la compongono. La ricognizione non è terminata, ma è a buon punto. Vi è poi il settore altrettanto vasto di arte sacra nelle case private. Altro obiettivo: la pubblicazione sulla porta bronzea della Cattedrale”.

Gli interventi sono stati aperti dal vicesindaco di Cesena Christian Castorri: “Grazie a chi ha reso possibile l’opera che contribuirà a valorizzare la figura di Ilario Fioravanti. Come amministrazione comunale da sempre ci siamo dati come obiettivo quello di valorizzare questa figura che rappresenta per la nostra città una eccellenza della cultura cittadina”.

“Fra qualche mese – dice Castorri – con la conclusione dei lavori delle tre piazze, in piazza Almerici avremo la possibilità di collocare l’opera di Fioravanti ‘I musicanti di Brema’. Era la volontà di Fioravanti collocare sue opere in quel luogo. Portare a compimento questo desiderio è per noi motivo di orgoglio e soddisfazione”.

Breve l’intervento del presidente Fondazione Orogel Mario Righi, tra i sostenitori dell’opera: “Mi piace pensare che la Fondazione è espressione della generosità e sensibilità dei nostri agricoltori. Grazie a loro abbiamo la possibilità di intervenire in quelli che sono i bisogni materiali, spirituali e culturali. Sono onorato della nostra presenza oggi”.

Il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Cesena, Roberto Graziani, ha confermato “l’impegno della Fondazione Carisp e delle iniziative nel territorio. Non sono le risorse di un tempo, ma sono sufficienti a sostenere opere importanti come quella di oggi”.

Emozionata, la moglie di Fioravanti Adele Briani ha ringraziato i promotori delle iniziative dedicate al marito: “La cultura eleva, e Ilario viveva per la cultura. A lui non interessavano soldi e affari. Gli erano sufficiente una matita e un pezzo di creta. Se fosse qui, sarebbe stato felicissimo. Era il raggiungimento di una carriera iniziata giovanissimo. E speriamo che ci siano altre opere che andranno ad abbellire la città di Cesena. Non solo di Fioravanti”.

Il professor Marino Mengozzi ha presentato l’ossatura del libro. Dopo la presentazione del vescovo e l’introduzione dei curatori, si trova un testo di Vittorio Sgarbi: “È un testo geniale che mette a fuoco la cifra che Sgarbi individua in questo capolavoro di Ilario. Poi segue di Walter Amaducci il testo ‘Sulla soglia del Duemila’, che parte sulla idea del vescovo Garavaglia che alla vigilia del 2000 pensò a una iniziativa di questo tipo, perché la memoria del Giubileo fosse tangibile. Nacque l’idea del concorso: dal bando, a chi partecipò, ai bozzetti presentati (13), alla proclamazione del vincitore. “Tutte informazioni che sono indispensabili per capire la lunga genesi di questo capolavoro di Ilario – sottolinea Mengozzi -. Seguono le immagini dei bozzetti presentati al concorso”.

Una sezione del volume è dedicata a una scelta di disegni originali di Ilario nel momento in cui concepì la porta. Fanno parte di un album che lui stesso volle donare al vescovo e costituiscono proprietà della Diocesi. Lì si vede dalla prima idea della porta, fino all’avanzamento dei lavori. Seguono immagini che aiutano il lettore orientarsi dalla realizzazione alla inaugurazione, il 17 febbraio 2001. “In quelle pagine si vede l’artista che comincia a disegnare, lavora nel suo studio. Disegna, ridisegna, ritocca. Le ore trascorse in fonderia. Fino allo smontaggio della porta vecchia e al montaggio di quella nuova”.

“C’è un atlante che mostra le peculiarità – prosegue Mengozzi -. Ciò che si vede se ci si avvicina a pochi centimetri della porta. Ci aiutano le immagini di Giampaolo Senni. Ogni formella rappresentata ha accanto la citazione biblica che aveva ispirato l’artista. Questo guida il lettore a passare dalle immagini al dettaglio”.

Compone il libro anche un testo del critico d’arte Maurizio Cecchetti, che inquadra la porta bronzea nelle storie delle grandi porte bronzee con riferimenti ed esempi. “Comincio con un aneddoto personale. Devo essere grato a Fioravanti per l’incontro con lui: avevo 24 anni e studiavo architettura. Nel 1985 don Piero Altieri direttore del ‘Corriere Cesenate’ mi spedì da Fioravanti per fargli un’intervista su palazzo Almerici, disegnata da Fioravanti. Non conoscevo l’architetto e passai un paio d’ore davanti a palazzo Almerici per vedere come era fatto, e cercare spunti per fargli domande. Questo incontro aprì il mio rapporto con Ilario. Frequentavo il suo studio un paio di volte alla settimana. Facevo parte della compagnia che frequentavano il suo studio dopo le 18. Tra questi vi era Walter Galli”.

“Mi colpì la separazione dei pilastri del palazzo e ne chiesi chiarimento a Fioravanti – prosegue Cecchetti – ‘La facciata di palazzo Almerici sembra separata dal resto’. Lui mi disse: ‘Ha fatto una domanda tecnica davvero centrante. Non potevo fare una struttura antica, ma dovevo farla moderna. La vita va avanti, non dobbiamo tornare indietro. Dovevo distinguere l’antico dal moderno. La facciata ha sbalzi che la staccano dalla facciata moderna. Che crea uno shock tra antico e moderno. L’antico è rappresentato dalla facciata in mattoni vecchi: sono i mattoni dei palazzi che c’erano prima, che lui fece accatastare nella piazza, all’aria aperta, e li fece montare nella facciata. Questi alcuni aspetti della filosofia progettuale. Ci furono elogi e critiche: S’avì, butè zo la Roca Malatestiana?”. “Secondo me – sottolinea Cecchetti – è il più importante artista cesenate: è architetto, ha fatto affreschi, ha disegnato tante cose. E lo ha fatto con la poetica del rapporto passato e presente”.

Furono necessari tre anni per la realizzazione. 150 milioni di lire il costo sostenuto dall’allora Banca di Cesena, oggi Bcc Romagnolo. “Il vescovo Garavaglia, tipo sanguigno, fece rifare alla fonderia le due porte piccole di ingresso. Fioravanti accettò a malincuore – l’intervento di Tonino Prati, allora presidente della Banca di Cesena -. La porta era pronta prima, perché doveva essere installata nel 2000 anno del Giubileo. Non si fece perché alle belle arti di Ravenna non piacquero le tre statuette in alto nella lunetta. La pratica rimase sul tavolo fino a quando ci fu l’intervento di Franco Faranda delle Belle Arti di Bologna”.

“Grazie a monsignor Walther e a Marino Mengozzi per aver curato questa pubblicazione di cui andiamo orgogliosi – le parole del vescovo Douglas a conclusione della presentazione del libro -. Rimanda alla porta bronzea ripulita e ripristinata come era all’inizio. Ora splende, anche per chi non viene in chiesa: tutti la vedono e tutti la guardano. Averla sistemata e aver pubblicato questo volume è l’ultima opera significativa per la nostra Cattedrale. Le cose essenziali sono state fatte, come aver ricollocato il suo battistero antico nel quale furono battezzati i nostri Papi cesenati. L’aver sistemato il presbiterio e il crocifisso di San Zenone. E poi l’illuminazione, la levigazione del pavimento. E le vetrate, con un percorso di santità. Restava la porta. Grazie agli operatori e ai benefattori. Grazie della presenza significativa della signora Adele, che ci rimanda alla figura bella di Ilario. L’ho conosciuto per poco tempo, sufficiente perché si creasse una bella relazione di amicizia e fraternità”.

 

“Cercare il Signore è la missione del cristiano”

Il messaggio delle beatitudini nelle parole del vescovo Douglas

La Messa in Cattedrale ha concluso l’anno ilariano. “’Cercate il Signore, voi popoli della terra’: a tutti noi, poveri, è affidato questo messaggio: Cercate il Signore. Perché così, voi poveri, diventerete ricchi”: sono le riflessioni del vescovo Douglas all’omelia. “Beati voi poveri, perché il Regno è vostro, vi appartiene. E questa sarà la vostra ricchezza. Bisogna quindi essere poveri per godere di questo dono. Essere e ritenersi poveri. Perché solo il povero cerca. Il ricco ritiene di avere già tutto e di non avere bisogno di nessuno. Quindi prima di tutto sentirsi e ritenersi poveri se vogliamo entrare nel dinamismo della ricerca del Signore”.

Subito il riferimento del vescovo a Ilario Fioravanti: “Cercare il Signore. È un verbo che rispecchia la vita di Fioravanti. Ha cercato il Signore: le sue opere, che hanno spaziato negli ambiti della pittura, scultura, architettura, rispecchiano questo suo desiderio. Cercare il Signore è la missione del cristiano”.

 

 Al link di seguito, la fotogallery relativa alla presentazione di ieri in Cattedrale (foto Sandra&Urbano, Cesena)

httpss://www.flickr.com/photos/corrierecesenate/albums/72177720305634864