I centri commerciali restino chiusi per Pasqua e Pasquetta. La battaglia dei sindacati in Romagna

Le Organizzazioni sindacali dei lavoratori del commercio Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs dell’Emilia-Romagna proseguono la comune battaglia nei confronti dell’apertura delle singole attività commerciali e dei locali di pubblico esercizio presenti all’interno dei centri commerciali nei giorni festivi dell’anno. Campagna di diritto che riguarda domenica 1° aprile, Pasqua, e lunedì 2 aprile, Pasquetta. La netta contrarietà alle aperture festive nel settore del commercio da parte dei sindacati si manifesta con lo sciopero proclamato per il giorno di Pasqua e l’astensione dal lavoro per il giorno successivo.

Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs esortano i lavoratori del commercio e gli addetti di tutte le attività svolte nei centri commerciali ad aderire astenendosi dal lavoro nelle festività. “Nel nostro territorio – afferma Maurizio Milandri, Segretario Commerciale Uil – la gran parte dei laboratori non lavora nelle giornate festive perché c’è una cultura abbastanza solida. Ma fino a quando i consumatori si recheranno nei centri commerciali il giorno di Pasqua, il lunedì dell’Angelo o il primo dell’anno, senza pensare ai lavoratori che in un giorno di festa devono essere lontani dalle famiglie, le attività continueranno ad aprire”.

Anche nelle giornate festive del 1° novembre, 8 dicembre, 25 e 26 dicembre 2017 Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e UilTucs dell’Emilia-Romagna avevano invitato i lavoratori del commercio e gli addetti di tutte le attività svolte all’interno dei centri commerciali ad astenersi dal lavoro festivo. Battaglia condivisa dalla Cei e da monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Cei, che nel dicembre scorso aveva fatto un appello al mondo della politica. “L’importanza della domenica e delle feste solenni come il Natale – aveva richiesto – deve essere riconosciuta, anche dal punto di vista legislativo: siano garantite come giorni di riposo, di cura degli affetti familiari e delle relazioni interpersonali. Il criterio supremo della vita non può essere la massimizzazione del profitto: il lavoro senza il riposo ci rende schiavi e diventa alienazione”.